Arquata, il calcio un anno dopo il terremoto: "Che fine faremo?"

Calcio

Alfredo Alberico

I ragazzi dell'Asd Arquata Calcio

Il 24 agosto 2016 la prima violenta scossa nel Centro Italia. Tra i comuni messi in ginocchio anche il piccolo paese in provincia di Ascoli. Lì una società dilettantistica cerca di sopravvivere con i suoi ragazzi. L'istruttore Christian Schicci: "Pochi aiuti, calata l'attenzione mediatica il futuro è molto incerto" 

E' passato circa un anno dal terremoto nel Centro Italia, il primo di una lunga serie di violente scosse nelle zone al confine di Lazio, Umbria e Marche. Da quel 24 agosto e per i mesi successivi abbiamo imparato a conoscere di più e meglio la storia e le vicende di paesi come Accumoli (Rieti), Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) e, dopo le due potenti repliche del 26 ottobre, anche quelle di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera (confine umbro-marchigiano). Senza ovviamente dimenticare le comunità più note come Norcia. La situazione di questi tormentati luoghi è stata ampiamente documentata. Dalla solidarietà agli obiettivi di ricostruzione, dagli aiuti arrivati alle speranze. Speranze in alcuni casi disattese. 

Lo Sport nei giorni del terremoto: l'Arquata Calcio

E poi c'è il ruolo dello sport. Nei giorni del terremoto ve lo abbiamo raccontato con un viaggio che ci ha permesso di capire nei dettagli come gli impianti, nell'emergenza, diventino centri di raccordo, di organizzazione per i soccorsi e soprattutto di accoglienza per gli sfollati. Ma ciò che lo sport dà a volte non torna indietro. Sembra essere un po' questa la situazione dell'ASD Arquata Calcio, società dilettantistica tra le tante ad essere colpite da un bilancio pesantissimo. "Abbiamo perso tutte le nostre strutture. Campi, palestra, spogliatoi, magazzini e materiali, oltre purtroppo alla sciagurata fine di alcuni abitanti di Pescara del Tronto", racconta Christian Schicchi, istruttore di questa società che si occupa solo di calcio giovanile. "Le vittime non sono rimaste solo sotto le macerie - aggiunge - alcuni ragazzi ne sono stati così segnati da decidere di allontanarsi da tutte le cose che potessero rappresentare un ricordo di quei fatti. E allora hanno deciso di cambiare tutto e andare a vive altrove. 

"Siamo sopravvissuti, anche nel calcio"

"Subito dopo ci sono stati i funerali di stato - prosegue - c'è stata molta attenzione mediatica in quei giorni che tuttavia si è dispersa con il secondo evento sismico, il quale ha sia coinvolto una zona maggiore ma anche spostato l’attenzione verso la zona di Norcia, definitivamente distruggendo il tessuto sociale degli Appennini. Nel frattempo siamo riusciti con grandi sacrifici a tenere in vita la squadra, con interventi significativi come quello del Sassuolo Calcio che ci ha donato un pulmino, l’intervento di forte impatto mediatico del giocatore Mattia Destro che ci ha donato dei completi da calcio del Bologna, l’intervento del Comune di Ascoli Piceno e della Società Calcistica del Porta Romana che hanno permesso rispettivamente di avere un campo per disputare le partite e di avere anche un piccolo campetto a 8 per svolgere gli allenamenti; l’intervento dell’imprenditore Battista Faraotti, socio dell’Ascoli Calcio, per noi e per la Società Porta Romana ha permesso di raccoglier fondi per sostentarci un minimo con le spese".

"E ora che fine faremo?"

"Gli aiuti non sono stati molti. Non dimentichiamo né la buona volontà di un tifoso del Bassano Virtus, Antonio Bertoncello, che ha organizzato una raccolta fondi, né l'intervento della Federcalcio. Ma non basta e non sappiamo quanto ancora resisteremo. Con questa storia non vogliamo intenerire nessuno, ma di far sì che tutti i sacrifici fatti non vadano perduti per per un solo maledetto anno. E soprattutto che questi ragazzi possano tornare ad avere una vita normale, il più possibile", conclude Schicchi.


 

LA SEDE DELL'ARQUATA CALCIO DOPO LA SCOSSA DEL 24 AGOSTO 2016
LA SEDE DELL'ARQUATA CALCIO DOPO LA SCOSSA DEL 24 AGOSTO 2016