Dura vita da interprete, Zangrandi: "Che tensione con Thohir, ci guardava tutto il mondo"

Calcio

Domenico Motisi

Nella Giornata mondiale dedicata ai traduttori, Mirko Zangrandi – interprete dell’ex presidente dell’Inter Thohir e del nuovo proprietario del Milan Yonghong Li durante la loro prima conferenza stampa in Italia – racconta cosa significa essere “la voce” di personaggi così importanti nel mondo del calcio 

Si chiama Mirko Zangrandi, il suo lavoro è quello dell’interprete ed è stata sua la prima "voce"italiana di Erik Thohir quando aveva preso il posto di Massimo Moratti all’Inter e sempre lui è stato il traduttore di Yonghong Li e Han Li nel giorno del closing più atteso dell’ultimo decennio. "Ho avvertito più tensione quando è arrivato Thohir rispetto al giorno del closing tra i cinesi e il Milan. Nel caso del nuovo presidente indonesiano dell’Inter io ero esattamente accanto a lui e c’era il mondo intero che ci guardava. Con Yonghong Li e Han Li lo scorso aprile ero dietro le quinte e quindi mi sentivo meno sotto pressione".

Figuracce sempre dietro l’angolo

Basta poco a fare una figuraccia, il ruolo dell’interprete non è così facile come può sembrare e non basta conoscere perfettamente una lingua per essere immune da un errore. Spesso è l’esperienza a giocare un ruolo fondamentale: "Uno sbaglio può capitare ma ci sono dei segreti per evitarli. Se non sono sicuro al 100% di aver capito qualcosa, l’importante è non sbilanciarsi dicendo una frase che lì per lì ti sembra del tutto illogica. Un caso recente è quello capitato a Venezia durante la consegna del Leone d’Oro al regista messicano Del Toro il quale, durante il suo discorso di ringraziamento, ha sottolineato l’importanza credere in qualcosa e che lui, per esempio, crede nei mostri. Tuttavia, per un errore della traduttrice simultanea la parola monsters è stata intesa mustard e la traduzione è diventata: «Io credo nella senape». Lì doveva scattare il campanello d’allarme, ma un errore può capitare a tutti anche se si parte sempre dal presupposto che un professionista debba capire tutto".

"Avrei evitato la gaffe dei tre olandesi a Thohir"

Spesso, però, sono gli stessi personaggi "da tradurre" a mettere in difficoltà gli interpreti. Non sempre la persona con cui lavorano i traduttori sta parlando nella sua lingua madre. Lo stesso Thohir, per esempio, parla un buon inglese ma è evidente che si tratta un idioma imparato come seconda lingua. È recente la gaffe dell’indonesiano che durante un’intervista ha dichiarato di essersi innamorato dell’Inter ai tempi dei tre olandesi, salvo poi tornare sui suoi passi dicendo che si trattava di un lapsus. Purtroppo per lui era troppo tardi e il web lo aveva già "castigato" severamente. Ma se capitasse in diretta? "In quel caso è necessario che l’interprete conosca il contesto in cui si trova e non è poi così scontato. Noi veniamo chiamati come professionisti della traduzione e dell’interpretariato ma non è detto che si conosca la storia dell’Inter o quella del Milan. Personalmente, me ne sarei accorto perché – tra le altre cose – sono un grande appassionato di calcio e so perfettamente la differenza fra i tre olandesi del Milan e i tre tedeschi dell’Inter. Fosse successo con me accanto come quando ha fatto la sua prima conferenza stampa da presidente, fermo restando che ci guardava il mondo e sicuramente in un primo momento se ne sarebbero accorti in tanti, io avrei dato una gomitatina a Thohir e gli avrei fatto subito notare il grave errore. In quel caso, nessuno avrebbe dubitato del lapsus”.

Non solo Thohir

Se per un calciatore un sogno può essere quello di giocare una finale di Champions League, un interprete non ha poi ambizioni tanto diverse: "Nel 2016 ho sperato di poter fare l’interprete della finale di Champions League tra Real Madrid e Atlético Madrid a Milano. Ho seguito tutte le riunioni di avvicinamento, comprese quelle con le quattro semifinaliste, ma poi per Zidane e Simeone l’Uefa ha mandato degli interpreti ufficiali e quindi non ho potuto coronare questo piccolo sogno”. Per un’occasione sfumata, però, altre possono regalarti diverse soddisfazioni e se fai l’interprete ad alti livelli non è raro ritrovarti a fianco di gente a cui generalmente chiederesti un autografo o un selfie: “Al di là del calcio, mi è capitato di lavorare con diversi personaggi piuttosto noti come Donatella Versace e Giorgio Armani se parliamo di moda, ma anche nomi di spicco della politica come Ban Ki Moon o attrici come Kristin Scott Thomas".