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Portieri improvvisati: storie di chi è finito per caso tra i pali

Calcio

Vanni Spinella

Da Bilica a Palacio, passando per Tommasi, Di Michele, Farinos... Quando la squadra chiama, bisogna essere pronti a servirla anche vestendo i panni del portiere, se necessario. C'è chi l'ha fatto anche con ottimi risultati

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I calcetti con gli amici insegnano una grande verità: se non sei portiere e manca il portiere, sarà una serata drammatica. Comizi per decidere il malcapitato da mandare tra i pali, quelli più bassi che si trincerano dietro alla scusa del pallonetto (“A me segnano anche da centrocampo”), i più alti li trovi in giro per il campo a palleggiare da soli, certi che quello sarà l’ultimo momento in cui toccheranno la palla con i piedi. Finché poi non si decide di fare a giro.

Il calcio dei professionisti ci insegna come bisogna agire in questi casi. Affrontando la situazione con spirito patriottico, prendendo il coraggio a due mani. Possibilmente dopo essersi infilati i guanti. Portieri per un giorno e, fidatevi, non è poi male come sembra. Sulla bilancia niente da perdere e tutto da guadagnare. Metti che ti capita anche un rigore contro e lo pari? Che queste storie possano esservi d’aiuto.

5 dicembre 2001, il difensore del Cesena Rodriguez non pare convintissimo della scelta del mister

Pararigori per caso

Partiamo dal livello top: quelli che, vestiti i panni del portiere, hanno veramente parato un calcio di rigore. Solo tre casi, in Serie A, nessuno però, con la sua prodezza, ha portato punti alla squadra. Il primo fu Giovanni Barberis che, in un Bologna-Pro Vercelli del 12 maggio 1935, subentrò in porta al portiere Scansetti e pochi minuti dopo parò un rigore al bolognese Corsi. Limiterà soltanto i danni, evitando quello che sarebbe stato il gol del 6-0. Il 5 marzo 1961, invece, in Bari-Torino Giancarlo Cella sostituì tra i pali Vieri, parando al barese Erba il rigore che il portiere granata aveva causato: finirà comunque 1-0 per il Bari. In tempi più recenti il precedente del brasiliano Fabio Bilica, che il 7 novembre 1999 para un rigore a Shevchenko dopo aver preso il posto di Casazza: si supera anche sulla ribattuta di Boban, ma non può nulla sul terzo tentativo ravvicinato di Orlandini. Finale, 3-0 per il Milan.

Pochi giorni prima, il 17 ottobre, un altro brasiliano si era ben comportato tra i pali, pur non essendo un portiere. Una notizia nella notizia, se si considera che eravamo in un’epoca, prima che l’avvento di Dida o Julio Cesar ci facessero cambiare idea, in cui il brasiliano di professione portiere non ispirava particolare fiducia. Figuriamoci se era pure improvvisato. E invece, nel corso di Lecce-Reggina, Chimenti viene espulso per un fallo di reazione con le sostituzioni ormai terminate e in porta ci va il centrocampista Lima, che in 11 memorabili (e per lui lunghissimi) minuti si rende protagonista di ben tre parate decisive, uscendo dal campo da eroe, dato che il Lecce riesce a difendere il 2-1.

Aveva ragione Rodriguez

Pararigori neanche per sbaglio

Restando in Italia, ci sono anche quelli che ci hanno provato ma non sono riusciti a ritagliarsi un posticino nella storia. È il caso di Francesco Galeoto, che in Lazio-Treviso del 18 settembre 2005 sostituì nei 5’ finali l’espulso Handanovic, all’epoca ventenne, ma non riuscì a parare il rigore del 3-1 di Oddo, o del granata Nicola Ventola che, sempre contro la Lazio, il 28 ottobre 2006 subentrò a Sereni e restò in porta per 9’. Biancocelesti che anche in quel caso non si fecero impietosire, e dal dischetto Zarate fece 3-1.

L’ultimo caso quello del difensore uruguaiano Rodriguez, del Cesena, il 5 dicembre 2011. Contro la Juventus, dopo l’espulsione di Antonioli, infila lui i guanti per gli ultimi 11’. Resta immobile sul rigore calciato da Vidal, ma poi con una bella uscita in scivolata (più da difensore che da portiere) nega il gol a Quagliarella, “difendendo” il 2-0 per la Juventus.

Un bomber tra i pali

Sfortunatissimo Ciccio Graziani, in una partita di Coppa dei Campioni giocata il 3 novembre 1976 tra il Torino e il Borussia Moenchengladbach. I granata hanno perso 2-1 all’andata e devono ribaltare il risultato, ma a rendere la missione quasi impossibile ci pensa l’arbitro belga Delcourt che espelle 3 giocatori del Toro, ultimo Castellini punito per un’uscita spericolata sulle gambe di Alan Simonsen: rosso, e tra i pali ci va quello che i gol dovrebbe farli. Graziani se la cava alla grande, con una parata su un tiro ravvicinato di Simonsen che ancora oggi ricordano anche in Germania. Racconta Graziani: “Al pubblico locale (si giocava a Dusseldorf, perché lo stadio del ‘Gladbach era troppo piccolo, ndr) non piaceva vedere una squadra in 8 contro 11 bersagliata in quel modo, e così a ogni mia parata era un’ovazione”. Finirà 0-0, con il Toro eliminato, ma che prova di orgoglio.

Nella testa del nemico

Ma c’è anche chi è riuscito a uscire dal campo soddisfatto e vittorioso, dopo una capatina in porta. Il centrocampista Damiano Tommasi, in un Roma-Perugia del 12 gennaio 1997, sostituisce tra i pali Cervone espulso per un tocco di mano fuori area. Si incarica della punizione Massimiliano Allegri (sì, lui), che alla precisione preferisce la potenza, sicuro di non lasciare scampo al collega. Botta centrale, Tommasi non si fa sorprendere e devia sopra alla traversa, proteggendo il 4-1.

Ancor più epica la gara di ritorno degli ottavi di coppa Italia giocata il 20 novembre 2004 tra l'Udinese di Spalletti e il Lecce di Zeman, che all’andata hanno prodotto uno spettacolare 4-3 per i bianconeri. Dopo mezz’ora il Lecce ha ribaltato il verdetto e conduce 3-0, al 60’ l’Udinese l’ha ripresa ed è 3-3. Bojinov firma il nuovo vantaggio leccese, poi Di Michele e Di Natale capovolgono di nuovo la situazione: 4-5. Al 90°, con Handanovic espulso, il Lecce ha la possibilità di pareggiarla su rigore: Spalletti ha finito i cambi e chiede a Muntari di mettersi in porta, ma alla fine si offre Di Michele, forte delle sue esperienze “d’estate, in spiaggia”. Rigore parato a Vucinic, “ragionando da attaccante”, spiegherà: “Ho immaginato che avrebbe tirato al centro pensando che io mi buttassi e ho indovinato”.

Momenti di gloria

Addirittura due esperienze tra i pali per Gennaro Delvecchio, capace di uscire imbattuto in entrambe le occasioni. Nel 2005, quando gioca nel Lecce, sostituisce Sicignano contro il Treviso e in pieno recupero respinge un tiro a botta sicura di Fava; nel 2006, dopo esser passato alla Sampdoria, si ripete in una gara contro la Reggina, infilando i guanti al posto dell’infortunato Berti e parando nel finale un tiro di Mesto.

Gli interisti, invece, ricordano gli interventi tra i pali di Francisco Farinos e Rodrigo Palacio. Il primo divenne l’eroe della notte di Valencia nella gara di ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa del 2002. Dopo l’1-1 dell’andata, Ventola porta in vantaggio i nerazzurri, costretti a difendere il prezioso risultato nei minuti finali senza Toldo, espulso per aver tentato di perdere tempo a più riprese. Sei minuti in cui lo spagnolo para tutto: lo stile e il look non sono impeccabili, ma quel che conta è il risultato. Vicenda simile quella che ha per protagonista il “Trenza” Palacio, portiere d’emergenza in un ottavo di Coppa Italia contro il Verona. L’infortunio di Castellazzi costringe Stramaccioni a scegliere chi mandare tra i pali, con ballottaggio tra Alvarez e Chivu, che si offre addirittura volontario. Poi, però, la spunta Palacio che, come confesserà a fine partita, il portiere l’aveva già fatto “da piccolo”. Mega-guanti alle mani, maglia XXL di Belec addosso, l’argentino si regala 15’ da fenomeno, con una parata super su un colpo di testa di Carrozza. “Prima però avevo sbagliato due gol che potevano mettere al sicuro il risultato”, commenta alla fine.

In Europa invece...

Altri casi celebri, in giro per il mondo: la favola più bella resta quella scritta dal difensore rumeno Cosmin Moti, che nell’agosto 2014 vive una serata indimenticabile portando il Ludogorets ai gironi di Champions. Steaua Bucarest battuta ai rigori, con un dettaglio non trascurabile: lui segna il suo e poi travestito da portiere ne para due. Delirio, e una tribuna del nuovo stadio (probabilmente costruita proprio con i soldi di quella Champions) intitolata a Moti. Un rigore parato (e festeggiato gattonando a quattro zampe) anche per Felipe Melo, che il 24 novembre 2012, nel finale di Elazigspor-Galatasaray, va in porta dopo l’espulsione di Muslera e respinge la conclusione dal dischetto di Turkdogan, proteggendo l’1-0 e diventando un idolo della tifoseria.

In Germania il Borussia Dortmund ha mandato in porta una volta il gigantesco Jan Koller (nel 2002, contro il Bayern Monaco) e un’altra il più agile Kevin Grosskreutz (nel 2013, contro l’Hoffenheim): stesso risultato, due sconfitte.

Identico destino, in Inghilterra, per Rio Ferdinand, “portiere” del Manchester United in un match di FA Cup del 2008 contro il Portsmouth e battuto da un rigore di Muntari, mentre escono dal campo da eroi John Terry, Phil Jagielka e John O’Shea. Il capitano del Chelsea andò tra i pali nel 2006, contro il Reading: Mourinho perse nel giro di poco tempo sia Cech che Cudicini e chiese a JT di inventarsi anche portiere, per il club. Qualche rinvio e nessuna parata degna di nota.

Più movimentata l’esperienza di Jagielka, difensore dello Sheffield Utd che il 30 dicembre 2006 difende la porta dagli attacchi dell’Arsenal per ben 34 minuti, salvando l’1-0 con una strepitosa parata su van Persie. E infine O'Shea, difensore irlandese del Manchester United che il 4 febbraio 2007, dopo l’infortunio di van der Sar, gioca i minuti finali tra i pali contro il Tottenham, negando il gol al connazionale Robbie Keane.

Tra gli insospettabili portieri, poi, c’è anche Samuel Eto’o, attaccante che viveva per il gol ma che, ai tempi del Maiorca, giocò qualche minuto tra i pali in una partita contro il Club Atletico. E pensare che c’era chi si stupiva vedendolo fare il terzino nell’Inter di Mourinho.