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Aimar dà l'addio. Ieri l'ultima gara del "Payaso" con il suo Estudiantes de Rio Cuarto

Calcio

Il trequartista argentino ha giocato ieri l'ultima partita ufficiale della sua carriera. Lo ha fatto con la maglia del suo cuore, quella dell'Estudiantes de Rio Cuarto, club nel quale milita il fratello Andres. 50 minuti di spettacolo, poi l'uscita dal campo tra le lacrime del papà e gli applausi di uno dei suoi mentori, Bielsa

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Un addio emozionante. Pablo Aimar, il Payaso, ha disputato a 38 anni la sua ultima partita da professionista, lasciando un ricordo indelebile al pubblico argentino e a tutti quelli che lo hanno sempre amato, tra cui Messi che, fin da bambino, ha sempre idolatrato il trequartista albiceleste dal piede fatato che ha incantato anche tutta la Spagna e non solo. Ieri i più fortunati hanno potuto assistere a Cordoba alle sue ultime magie nel corso del match di Copa Argentina tra Belgrano e Estudiantes de Rio Cuarto, la squadra del suo cuore, la maglia che ha sempre sognato di indossare per tutta una vita. Lo ha fatto insieme al fratello Andrés, che nell'Estudiantes ci gioca ancora abitualmente, e davanti agli occhi del 'loco' Bielsa e del papà Payo che non è riuscito a trattenere le lacrime quando i suoi due figli sono usciti contemporaneamente dal campo al 50' di gioco. Dopo un tiro in porta e una serie di passaggi nello stile del Payasito è definitivamente calato il sipario sulla carriera di Aimar.

La partita è terminata 0-0, un risultato che ha determinato l'eliminazione dopo il ko per 2-1 nella gara d'andata, ma questo non ha rovinato l'atmosfera allo stadio. "È stato bello, non siamo riusciti a passare, ma è stata una bella festa per chi è venuto qui a vederci e ha pensato a divertirsi - ha detto Aimar a fine match -. Io sono contento perché ho potuto giocare con mio fratello, la gente sugli spalti è stata magnifica, c'era la mia famiglia e anche Marcelo Bielsa. Non lo sapevo inizialmente. Lui è stato uno dei migliori allenatori che ho mai avuto. Non metteva mai il risultato finale davanti a tutto, ha dato la possibilità a tutti di migliorarci. Oggi finisce una fase della mia vita. Ho fatto una lunga carriera in tutto il mondo, Ana mi ha dato quattro figli bellissimi, la ringrazio per tutta la mia vita, mi sarebbe piaciuto vincere qualcosa ma giocare a questi livelli mi ha dato già qualcosa di impagabile. Mi sarebbe piaciuto fare mille cose che poi non sono accadute, ci sono sempre conti in sospeso. Non so se qualche giocatore ha mai lasciato il calcio senza dire che gli mancava qualcosa nella carriera. Neanche Messi lo farebbe. Questa era la mia ultima partita e non la dimenticherò mai".

    

Aimar aveva in realtà appeso le scarpe al chiodo già nel 2015, quando l'allenatore Gallardo non lo convocò con il River per la fase finale di Coppa Libertadores. I continui infortuni alla caviglia destra non gli davano tregua, così il trequartista argentino aveva detto basta. Ieri ha espresso l'ultimo desiderio. Da oggi invece ricomincierà a fare quello che aveva intrapreso, l'allenatore dell'Argentina Under 15. "Il calcio mi ha insegnato tanto, lasciato degli amici e brava gente - ha concluso il Payaso -. Ora ho un bel lavoro con i giovani, amo ciò che faccio e il mio obiettivo è far diventare i migliori tutti i ragazzi che vengono ad allenarsi". Oltre 500 presenze in carriera e quasi 100 gol, oltre ad assist e giocate sopraffine. Se quei ragazzi replicheranno una minima parte di quanto fatto da Aimar tutto il calcio ne sarà grato.