In una carriera costellata dai trionfi, non mancano i tonfi clamorosi. Un viaggio nella memoria dello Special One, per ritirare fuori i ko che bruciano di più
Se ne faccia una ragione, José Mourinho: succede anche ai migliori di cadere. Certo, più si è Special e più i tonfi fanno rumore. Anche Mou ne ha una discreta collezione: non ama ricordarli, li tiene chiusi nel cassetto della memoria più inaccessibile. Ha dovuto necessariamente riaprirlo per aggiungerne uno, perché il ko in casa contro il Siviglia, un 1-2 che butta fuori dalla Champions il Manchester United, va archiviato come Special flop a tutti gli effetti. Mentre richiudeva veloce, abbiamo provato a dare una sbirciatina dentro.
BARCELLONA-REAL MADRID 5-0, 29 novembre 2010
Una manita che fa malissimo, uno schiaffo in faccia ricevuto dal nemico numero uno, Pep Guardiola. Barça e Real arrivano al Clasico lanciatissimi, separati in cima alla classifica da un punto (+1 il Madrid), con i blancos imbattuti in stagione (e in trasferta da gennaio) e con la miglior difesa della Liga. Gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, la sfida è stellare e leggibile su mille piani diversi: per restare a quello puramente sportivo, Pep contro Mou, Messi contro CR, palleggio contro ripartenza. Finisce come nessuno avrebbe mai potuto immaginare, perché sul campo non c’è proprio partita. Dominio totale dei blaugrana, 8 ammoniti per il Real Madrid e il rosso a Ramos che perde la testa, giocatori che corrono per il campo in stato confusionale, tramortiti dal palleggio avversario. Xavi commenterà: “Non sono riusciti nemmeno a toccare il pallone”. Non esagerava.
REAL MADRID-BARCELLONA 0-2, 27 aprile 2011
Siamo nel bel mezzo del poema epico che ha per protagonisti Guardiola e Mourinho, capitolo spagnolo. Come in ogni storia che si rispetti ci sono un buono e un cattivo, e la critica – dopo i primi confronti – ha impiegato poco ad assegnare a Mou il ruolo dell’antagonista (non che a lui la cosa dia fastidio). Pep propone un calcio bello, pulito, tecnico; Mourinho invece è quello che usa i muscoli per spezzare le trame altrui, limitandosi a distruggere e a non far giocare il nemico. Sintesi suprema di questa contrapposizione la mossa tattica con cui, nel Clasico di Champions (semifinale d’andata) del 2011, Mourinho piazza il cattivissimo Pepe a centrocampo, sulle tracce di Messi, con mandato di randellare senza pietà. Si gioca di fronte ai palati fini del Bernabeu, ma il Real Madrid offre ugualmente un pietoso spettacolo di catenaccio in cui la palla viene lasciata all’avversario, non si supera la metacampo per lunghi tratti di gara e Cristiano Ronaldo rischia la crisi isterica arrivando a sbracciarsi per incoraggiare i compagni a mettere la testa fuori dal guscio, salvo poi mandarli platealmente a quel paese. Finisce con la doppietta di Messi, realizzata dopo l’espulsione del gigante Pepe, rosso diretto per un intervento su Dani Alves che premia più l’intenzione di entrare duro per fare male che l’effettiva riuscita del piano. Mourinho naturalmente nell’occasione protesta (storiche le sue accuse alla scuola attoriale blaugrana), e viene allontanato.
BORUSSIA DORTMUND-REAL MADRID 4-1, 24 aprile 2013
Per una sera lo Special One è Robert Lewandowski, autore del poker che di fatto chiude il discorso semifinale di Champions già nella gara d'andata. Andrà avanti il Dortmund più "operaio", messo in campo benissimo da quel Klopp all'epoca ancora amico di Mourinho. Quelle giallonere sono vere e proprie ondate, i blancos vengono travolti, spazzati via. Piovono le critiche, sul Real: che poi sono sempre le solite, per Mourinho: squadra senza idee, passiva, non uno straccio di gioco. Mou, come suo solito, apre l'ombrello e va dritto per la sua strada.
CHELSEA-ATLETICO MADRID 1-3, 30 aprile 2014
Semifinale di Champions, dall’altra parte c’è già il Real Madrid che aspetta la sua avversaria. Sarà derby di Madrid, dopo la lezione che Simeone rifila a Mourinho, che si ferma per la quarta volta di fila a un passo dalla finale. A far riflettere, però, è soprattutto l’atteggiamento dei Blues nella gara d’andata, quando il Chelsea in trasferta rinuncia praticamente ad attaccare per difendere lo 0-0. La pagherà in casa, prendendone 3 nonostante il vantaggio iniziale dell’ex-Fernando Torres. Trionfa il calcio del Cholo, con un Atletico plasmato a sua immagine e somiglianza che aggredisce per 90’, impone il fisico ma surclassa l’avversario anche sul piano mentale. Esattamente ciò che Mou sogna per le sue squadre.
CHELSEA-BRADFORD 2-4, 24 gennaio 2015
Tra le storie fantastiche che la FA Cup scrive ogni anno ce n’è una che ha per protagonista anche Mourinho e il suo Chelsea, gigante caduto nei sedicesimi sotto i colpi del Bradford, squadra di League One che al momento della sfida stazionava 46 posizioni sotto l’allora capolista della Premier. A Stamford Bridge i Blues vanno anche avanti 2-0 (Cahill, Ramires), ma poi subiscono un’incredibile rimonta. Mou la prende con filosofia e a fine gara va nello spogliatoio del Bradford per stringere la mano a tutti i giocatori avversari.
LEICESTER-CHELSEA 2-1, 14 dicembre 2015
L’anno è quello delle Foxes, perdere con i futuri campioni ci sta. Alla loro guida c’è il nemico storico Ranieri, di cui Mourinho diventerà tifoso numero uno proprio dopo questa sfida. Perché tanta amarezza, allora? Perché con la sconfitta di quel 14 dicembre si chiude il Mourinho-bis al Chelsea: Abramovich perde fiducia e pazienza, l’esonero viene mascherato dalla formula della rescissione consensuale. Per lo Special One, però, l’allontanamento a campionato in corso è una ferita che brucia.
CHELSEA-MANCHESTER UNITED 4-0, 23 ottobre 2016
“Umiliazione per noi”, sussurra Mourinho all’orecchio di Conte, nuovo nemico numero uno. L’ex-Ct è sulla panchina del “suo” Chelsea, i tifosi Blues adorano il loro nuovo allenatore e la cosa infastidisce parecchio lo Special One, adesso “Giuda, ma Giuda number one”. L’umiliazione, in ogni caso, non sta nel risultato, per Mourinho, quanto nel modo in cui Conte lo accoglie: esortando il pubblico, il suo pubblico, a incitare la squadra, a coprirla di applausi. “Non si fa così”, ammonisce Mourinho: la saga Mourinho-Conte inizia così.
BRISTOL- MANCHESTER UNITED 2-1, 20 dicembre 2017
Prima di uscire dalla Champions, lo United era già stato eliminato dalla Coppa di Lega: un tonfo per mano del Bristol, squadra di Championship con una rosa che vale 27 milioni di sterline (contro i 593 dei Red Devils) che raggiunge la semifinale imponendosi 2-1 con il gol decisivo nei minuti di recupero. Ibrahimovic risponde al vantaggio di Bryan, Smith al 93° fa impazzire Ashton Gate. Invasione di campo dei tifosi increduli, il giovane manager del Bristol, Lee Johson, che nel post partita offre una bottiglia di pregiato vino portoghese a quello che considera il suo mito.
MANCHESTER UNITED-SIVIGLIA 1-2, 13 marzo 2018
Ancora quella strategia che non paga, lo 0-0 anemico in trasferta confidando poi nella spinta del fattore casa per superare il turno. Siamo proprio al confine con la presunzione. Allora era stato Simeone a sorprenderlo con una gara all'attacco e senza paura, questa volta è Montella a spiegargli che per vincere servono i gol: due a Old Trafford, inutile il piccolo moto d'orgoglio nel finale.