Un omaggio al Maestro diverso dal solito. Lo celebriamo ricordando i suoi gol più belli... esclusi quelli su punizione
Ci sono giocatori per i quali un determinato gesto tecnico finisce per essere marchio di fabbrica, giungendo quasi a una sorta di identificazione. Totti=cucchiaio e doppio passo=Ronaldo sono esempi di equivalenze su cui si poggia l’algebra calcistica. Per Andrea Pirlo si può fare un discorso simile per i calci di punizione, categoria più estesa che ha elevato a materia di studio personale, approfondendola e regalandoci nuovi teoremi. Con la “maledetta” in particolare la scienza di Pirlo raggiunge il suo picco, ma non possiamo dimenticare le punizioni più classiche a giro, quelle furbe sotto alla barriera o le altre calciate forte (magari mirando Pippo Inzaghi in barriera). Ecco perché, per celebrarlo, abbiamo scelto di raccontarvi i suoi 5 gol più belli segnati… su azione. Sorpresi? Allora adesso potete capire come si sente un portiere scavalcato da una maledetta.
Fiorentina-Juventus 0-5, 17 marzo 2012
La stagione è la sua prima in bianconero, la Juventus insegue il Milan in classifica e lo sorpasserà nel giro di poche giornate. Nel frattempo, tra le prove di forza che fornisce c’è la manita rifilata ai viola, con il Pirlo più inedito che si possa immaginare. Non tanto per il modo in cui confeziona il gol, con uno scavetto al portiere che non dubitavamo fosse nelle sue corde, quanto per la dinamica con cui ci arriva. Innanzitutto da dentro l’area, territorio solitamente poco frequentato da Pirlo dopo la rivoluzione ancelottiana (prima, invece, era abbastanza normale vederlo finalizzare un’azione con un tocco a pochi passi dalla porta); e poi vedendo premiato un suo inserimento verticale, di quelli che di solito era lui a vedere e a premiare. In sintesi: Pirlo detta il passaggio andando in profondità, poi sull’uscita di Boruc calcia quasi in scivolata, di sinistro, scavalcandolo con un cucchiaino. Un gol non alla Pirlo, se ce lo consentite.
Italia-Ghana 2-0, 12 giugno 2006
L’entusiasmante avventura degli Azzurri al Mondiale 2006 iniziò con un gol di Pirlo. Il nostro esordio è contro il Ghana e lui, che quasi un mese dopo si esibirà nell’assist no-look più rivisto dagli italiani (“Palla tagliata… messa fuori, c’è Pirlo, Pirlo, ancora, Pirlo…”), decide di inaugurare il cammino verso la finale mettendosi in proprio. Sul calcio d’angolo battuto da sinistra si fa trovare nei pressi del vertice dell’area: il tempo di ricevere e aggiustarsela sul destro e poi fa partire il tiro. Gli bastano due mosse per sistemarsi la palla sulla zolla prescelta, come se dovesse tirare una punizione, complice la dormita degli avversari che arrivano a chiuderlo quando ormai è troppo tardi. La dinamica ricorda quella con cui nel basket si consegna il pallone al miglior tiratore da tre della squadra dopo aver attirato tutti gli avversari sul lato opposto, e lui, godendo di tempo e spazio a volontà, non può che scoccare il tiro perfetto. La palla di Pirlo viaggia a mezzo metro da terra, diretta all’angolino basso più lontano. Solo nel replay dalla prospettiva di Pirlo possiamo ammirare il determinante “velo” di Gilardino, che si trovava esattamente sulla traiettoria dello sparo e con un limbo fulmineo si abbassa, ritraendo la testa come una tartaruga che rientra nel guscio. La palla lo pettina, e poi finisce in rete.
Gilardino esulta come se l'avesse fatto lui (o è solo felice di avere ancora la testa attaccata al collo?)
Real Madrid-Milan 2-3, 21 ottobre 2009
Ci sono dei gol che non colgono di sorpresa solo il portiere, ma tutto uno stadio, i tifosi davanti alla tv, i telecronisti che commentano. La postura di chi calcia, in questi casi, fa la differenza. Perché è attraverso il linguaggio del corpo che Pirlo lascia immaginare a tutti che stia semplicemente conducendo la palla, in modo innocuo, in attesa dell’ispirazione per il passaggio giusto. E quando tutti ne siamo convinti, che da lì figurati se tira, e senza aver preso neanche la rincorsa poi, ecco, è in quel preciso istante che il pendolo si muove. Pirlo calcia quasi da fermo, solo la gamba destra oscilla quanto basta per imprimere la giusta forza al pallone. Solitamente chi calcia da quella distanza allarga un braccio per stabilizzarsi, arriva sul pallone con un paio di passi più ampi del normale. Tutti segnali per il portiere, che l’enigmatico Pirlo invece decide di non rivelare. Risultato: Casillas sorpreso (il tiro comunque si insacca a fil di palo), Bernabeu pure, e con loro anche i telecronisti di mezzo mondo. Ascoltate i commenti live che hanno accompagnato l’azione e vedrete che Pirlo ha fatto gol proprio a tutti.
Juventus-Torino 2-1, 30 novembre 2014
Il colpo del campione arriva proprio quando il Toro è ormai convinto di aver strappato il pareggio nel derby. La Juventus è in 10 per il rosso a Lichtsteiner, mancano 10 secondi alla fine del recupero. Nove, otto, sette… palla a Pirlo. Gli arriva, quel pallone, al termine di un’azione simil-rugbistica, per come passa di piede in piede lungo una linea orizzontale. Riconquistato da Bonucci in pressione su Benassi (che sperava di far filare via quegli ultimi secondi), consegnato a Morata sul vertice sinistro dell’area di rigore, da questi appoggiato per Vidal, in zona più centrale ma sempre al limite dell’area, e infine scaricato quasi all’indietro, apparentemente nel nulla. Poi, nei nostri teleschermi, ecco che fa il suo ingresso Pirlo, in corsa, e senza pensarci su calcia in porta, rasoterra, fortissimo, precisissimo.
Parma-Milan 0-1, 2 ottobre 2010
Le prove generali per quel gol, che poi sarà il suo ultimo in rossonero, le aveva già fatte contro il Chievo nella stagione 2003/2004. Una sassata da 30 metri grazie alla libertà che gli era stata concessa: palla colpita di mezzo esterno che vira verso l’incrocio dei pali e lì si spegne. Contro il Parma, nell’anno dello scudetto rossonero di Allegri, fa anche meglio: trotterella col pallone tra i piedi come se non avesse cattive intenzioni (scena già vista…), poi quando col binocolo scorge l’incrocio dei pali fa oscillare la gamba e via, palla nel sette con traiettoria a uscire, niente di più imprendibile per un portiere. La cosa bella è che decide di calciare all’improvviso, come se si fosse accorto che in quel preciso momento la palla – che stava comunque rotolando – gli mostrava il lato migliore da colpire, forse addirittura la valvola. E infatti la colpisce benissimo, come se l’avesse sistemata sull’erba con le mani. Come se fosse una punizione.