Il club di Torre Annunziata taglia un tragiardo importante. Dalla fondazione al colore delle maglie, bianco come la farina dei mulini e dei pastifici della zona. E quella volta nel 1924, finalista per la lotta Scudetto con il Genoa. Oggi è la Serie D l'ostacolo da superare
Centodieci anni, e si sentono tutti. Perché vissuti: ed è più bello così. Buon compleanno Savoia. E auguri Torre Annunziata, terra di mare, cultura e contraddizioni forti. Come da sempre - forte, fortissima - è la passione per una squadra che è simbolo ed identità. E il Giraud - lo stadio - un rifugio per migliaia anche adesso che il calcio è cambiato e segue tutt’altre traiettorie. Il Savoia c’è. Sempre. Ed e così dal 1908, quando alcuni imprenditori locali - capeggiati da Ciro Ilardi - lo fondarono. Il colore delle maglie fu subito il bianco: come la farina dei pastifici e i mulini della zona. Per simbolo, lo scudo di casa Savoia; negli negli anni aggiustato e modificato, politicamente spogliato e vestito. Ma in fondo sempre lo stesso. Riconoscibile.
1908-2018. Una storia vecchia; con le rughe che sono segni di un tempo che passa ma non finisce mai. Neanche di sorprendere. E far sognare. Come quella volta nel ‘24. Sì, 1924. Tutto scritto. Ci sono racconti e foto dell’epoca. E l’orgoglio che è rimasto blasone. Savoia finalista scudetto contro il Genoa campione d’Italia; 3 a 1 all’andata, in trasferta, come da pronostico. Come da sempre con le squadre del Sud sconfitte da quelle del nord. Ma a Torre fu 1 a 1 e il delirio popolare. Due secoli di immagini, le più suggestive in bianco e nero, seppellite sotto due dita di polvere eppure vive. Ancor più oggi.
Tutte le categorie o quasi disputate: ora è in serie D. Fallimenti sul campo e in tribunale. Ma anche vittorie (negli almanacchi un 15-0 al Chiaravalle), promozioni sofferte e uomini diventati leggende cittadine. Come Immobile. Sì, Ciro: torrese e tifoso doc. Lui e anche il papà che del Savoia ne è stato presidente onorario. Un librone di date e aneddoti. Miserie e splendori lunghi 110 anni. Che oggi, nel dì di festa, sono flash che tornano passeggiando per le vie del Corso illuminate per Natale e idealmente per il Savoia.
Nel ‘90, nello stesso giorno e a pochi km di distanza, doppia festa: Napoli campione d’Italia e Savoia tra i prof. Da lì, una scalata faticosa ma da favola. Moxedano il presidentissimo. Con De Canio in panchina fu C1. La B con Jaconi e 7500 abbonati. Barbera, Carruezzo e Califano, tra gli idoli degli anni più belli. Ghirardello il bomber cadetto. Il derby col Napoli fierezza e rabbia: l’andata si giocò ad Avellino per questioni di sicurezza. In realtà il Giraud era solo troppo piccolo per metterci dentro tutto il sentimento di Torre Annunziata per il suo Savoia. Una società, una città. Da 110 anni.