Hakan Sukur, la vita da esule dell'ex attaccante: ora fa l'autista Uber in USA

Calcio

L'ex attaccante turco, con un passato in Italia con la maglia dell'Inter, è stato costretto a lasciare la Turchia per motivi politici. Ora vende libri e fa l'autista per Uber negli Stati Uniti: "Erdogan mi ha tolto tutto, ho ricevuto minacce e non ho più niente. Sono un nemico del governo ma amo il mio paese, non sono un terrorista"

Dalla gloria per i quasi 400 gol segnati in carriera al volante di Uber. Un cambio radicale di vita per Hakan Sukur, una vera e propria icona del calcio turco a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio. Decine di gol segnati con la maglia del Galatasaray, ma anche tre esperienze in Italia con le maglie di Torino, Inter e Parma. L'ex attaccante classe 1971 vanta otto campionati turchi, una Coppa UEFA ma anche un terzo posto ai Mondiali del 2002, conquistato grazie al gol più veloce della storia di questa competizione segnato nella finalina per il bronzo contro la Corea del Sud in 10,8 secondi. Ora, per vivere, Hakan Sukur vende libri e guida Uber per le strade di Washington. Il motivo? Subito dopo il ritiro nel 2007, Hakan Sukur è entrato in politica nel partito di Erdogan perché legatissimo a Fetullah Gulen. Dopo essere stato eletto parlamentare nel 2011, Sukur ha rotto con l'attuale capo di stato turco per seguire lo stesso Gulen e per questo è stato accusato di aver partecipato al colpo di stato, poi fallito. Sull'ex attaccante, così come su altri personaggi appartenenti a questo movimento, pende un mandato d'arresto.

"Ricevute tante minacce, ora non mi è rimasto niente"

"Non mi è rimasto niente, Erdogan si è preso tutto: il mio diritto alla libertà, quello di espressione e il diritto al lavoro”; ha spiegato Hakan Sukur in un'intervista al Welt am Sonntag. “Golpe? Quale sarebbe stato il mio ruolo? Nessuno è in grado di spiegarlo. Ho sempre fatto cose legali. Non sono un traditore o un terrorista. Sono un avversario del governo, ma non dello Stato o della nazione, amo il mio paese. Grazie al mio partito era aumentata la mia popolarità, ma dopo la rottura con Erdogan è cambiato tutto e ho continuato a ricevere minacce. Hanno lanciato bombe sulla boutique di mia moglie, hanno molestato i miei figli, hanno incarcerato mio padre e confiscato i miei beni. Mi sono così trasferito negli Stati Uniti, ho gestito inizialmente una caffetteria in California, ma venivano persone strane al bar".