Intesa tra Farnesina e AIC: calcio come strumento d'integrazione ed inclusione

Calcio

Firmato oggi alla Farnesina il Protocollo d’Intesa tra la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del MAECI, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo/AICS e l’Associazione Italiana Calciatori. Il Protocollo porta il calcio nella cooperazione internazionale come strumento di integrazione e crescita per i ragazzi dei paesi in via di sviluppo

Siglato da Giorgio Marrapodi, Direttore Generale della DGCS, Luca Maestripieri, Direttore dell’AICS, e Damiano Tommasi, Presidente dell’AIC, alla presenza di Simone Perrotta e Gianluca Zambrotta, e di Giampaolo Silvestri, Segretario  Generale di AVSI, partner tecnico dell’iniziativa, il Protocollo d’Intesa porterà il calcio nella cooperazione internazionale come strumento di integrazione e crescita per i ragazzi dei paesi in via di sviluppo.


Il Protocollo promuove i principi e i valori dello sport nelle iniziative finanziate dalla Cooperazione Italiana così che, grazie al binomio calcio–cooperazione, verranno realizzate attività di formazione per i tecnici dei paesi partner. Il modello formativo alla base delle attività che verranno promosse mette al centro il bambino e la sua crescita psicofisica, per favorire una dimensione socio-culturale fondata sul dialogo, sull’integrazione e sull’inclusione sociale.


L’intesa adotta il “modello educativo AIC” già sperimentato con successo nel progetto di AVSI Goal4Uganda con l’obiettivo di replicarlo in altri paesi partner della Cooperazione Italiana. La prima attività congiunta si svolgerà la prossima settimana in Giordania: ad Aqaba i coach AIC, grazie al lavoro di AVSI e al finanziamento MAECI/AICS, formeranno tecnici provenienti dai campi profughi, facendo giocare Damiano Tommasi e Simone Perrotta insieme ai bambini del posto. 


Damiano Tommasi ha ricordato che “il pallone è un oggetto di dialogo fantastico, riesce ad unire i popoli senza bisogno di traduttore, ed è un filo conduttore che riesce ad unire e fare subito squadra perché va necessariamente passato per riuscire ad andare in gol. Questa collaborazione è un buon veicolo per raccontare le nostre eccellenze, la nostra cultura calcistica, e lo spirito è quello di trasferire le competenze di tanti campioni azzurri agli educatori dei bambini di altri paesi”.


Un progetto che, oltre ad essere un’importante opportunità di lavoro per ex-calciatori che ricopriranno il delicato ruolo di coach, contribuirà fattivamente al contrasto al “football trafficking”, lasciando il calcio giovanile come “legacy” sui territori.


L’iniziativa, che sarà replicata in vari paesi di interesse per la cooperazione internazionale, prevede la realizzazione di tre moduli: una prima settimana in presenza, dove i coach AIC formeranno i tecnici locali, sul luogo. Una seconda settimana, nella quale i coach locali si confronteranno con i coach AIC attraverso una piattaforma di e-learning (in collaborazione con il corso di laurea in Scienze Motorie Calcio realizzato con l'università San Raffaele). Una terza ed ultima settimana in cui i coach si rincontreranno sul luogo per valutare lo sviluppo delle attività fatte dai coach locali con i ragazzi del posto.