Decreto coronavirus del 20 marzo: il Governo regola lo sport all'aperto e la corsa

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Ulteriori restrizioni per chi pratica sport all'aperto nell'ordinanza firmata dal Ministero della Sanità: chiusi parchi e giardini, si potrà svolgere attività fisica solo individualmente e in prossimità dell'abitazione. Spadafora: "Evitate le corse, faccia attività solo chi ha patologie. E' il momento di fermarsi"

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Un'ordinanza emanata il 20 marzo dal Ministero della Sanità e firmata dal Ministro Roberto Speranza, ha ulteriormente stretto le maglie per chi vuole svolgere attività sportiva all'aperto. Nel testo, che specifica il Decreto già in vigore dall'11 marzo, si legge: "non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto; resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona". Le ulteriori restrizioni, legate all'attività sportiva, sono presenti anche nel primo punto dell'ordinanza, in cui si vieta "l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici". Le disposizioni sono effettive dal 21 e fino al 25 marzo

Spadafora: "Dobbiamo fermarci tutti"

A supporto del Decreto, è arrivato un video postato sulla sua pagina Facebook dal Ministro alle politiche giovanili e allo sport, Vincenzo Spadafora: "Da domani (sabato, ndr) saranno chiusi parchi, ville e giardini pubblici. Abbiamo capito ancora meglio che l’attività motoria è possibile farla soltanto vicino casa e individualmente. Non l’abbiamo vietata del tutto perché ci rendiamo conto che ci sono persone che hanno necessità di farla, anche perché soffrono di patologie particolari. Ma chi può evitarla, eviti. A tutti gli altri, l’appello è di evitare la corsetta mattutina o serale. Chi può, la eviti. Sappiamo che la maggior parte degli italiani sta seguendo le norme, ma ci arrivano ancora segnalazioni di assembramenti. Dobbiamo capire che il rischio che stiamo correndo è molto alto e dobbiamo fare qualche sacrificio. Dobbiamo fermarci tutti, senza eccezioni: quando pensiamo al nostro sacrificio pensiamo anche a quello di chi non ce l’ha fatta. Credo siano impresse le immagini delle bare portate fuori da Bergamo con i mezzi della difesa, credo che il nostro Paese non possa essere rappresentato dal cinismo di chi, a distanza di pochi chilometri dal dolore, rivendica un pur sacrosanto diritto. Cerchiamo di privarci di qualcosa anche per rispetto di tutti gli altri che sono costretti a lavorare. Cerchiamo di rispettarci tutti, evitando di uscire di casa per ripartire quanto prima, tutti insieme".