Diego Armando Maradona, a una settimana dalla morte il punto sull'inchiesta
Dalle polemiche sull'eredità all’apertura di un’inchiesta sulla morte di Maradona, che si arricchisce di protagonisti e nuovi particolari sulle ultime ore del campione argentino. A una settimana dalla sua scomparsa, diventata un "giallo", il punto sulle indagini e la ricostruzione degli eventi. Su Sky Sport 24, invece, uno speciale per rivivere, tra ricordi e omaggi, questi sette giorni senza il Pibe de Oro
Sono passati 7 giorni da quel pomeriggio del 25 novembre, quando la notizia della morte di Diego Armando Maradona ha scosso il mondo, e non solo quello del calcio. Un tragico evento che ha commosso milioni di tifosi, vedendo nascere ovunque iniziative per ricordare il miglior giocatore di tutti i tempi. Allo stesso tempo, però, le iniziali polemiche sulle circostanze della sua morte si sono trasformate nell’apertura di un’indagine ufficiale. Il sospetto è che Maradona sia stato vittima di gravi negligenze e la magistratura punta a individuare tutti i responsabili
25 NOVEMBRE: LA MORTE
Maradona muore all’età di 60 anni nella villa di Tigre, quartiere di San Andres, in cui si era rifugiato dopo una delicata operazione al cervello subita il 2 novembre. L’ora della morte è stabilita alle 12 dal medico legale che esegue l’autopsia, stima che tuttavia potrebbe essere anticipata. Morte causata da arresto cardiocircolatorio, ma polizia e magistratura si mettono subito al lavoro per fare chiarezza viste le tante perplessità sorte dopo le testimonianze raccolte: soprattutto per quanto riguarda il ruolo dei soccorritori
MORLA (AVVOCATO MARADONA): "SOCCORSI IN RITARDO"
La prima pesantissima accusa è quella di Matias Morla, avvocato di Diego, che ha puntato il dito sull’arrivo tardivo dell’ambulanza: "Perché hanno impiegato più di mezz'ora ad arrivare? È un’idiozia criminale". Come emerso dal registro delle chiamate, la prima delle 12 ambulanze giunte sul luogo ha impiegato 11 minuti
CAHE (EX MEDICO MARADONA): "ASSISTENZA INADEGUATA"
Al coro si aggiunge l’ex medico storico del Pibe de Oro, Alfredo Cahe, che ha manifestato tutto il suo disappunto per le modalità "inopportune" di assisterlo dopo le dimissioni dall’ospedale. I quotidiani argentini Olè e Clarin riportano le parole di testimoni oculari secondo i quali Maradona non avrebbe ricevuto un’assistenza adeguata al complesso quadro clinico e alle patologie di cui soffriva
LA TESTIMONIANZA DELL'INFERMIERA
Fonti rivelano che vivesse in una stanza improvvisata accanto alla cucina, con un materasso, un televisore e un bagno chimico. “In qualsiasi altra casa Maradona non sarebbe morto. Può sembrare forte dire che l’hanno lasciato morire, ma è così", dice Rodolfo Baqué, legale dell’infermiera Dahiane Madrid, una delle tre che assistevano Diego. "Non aveva assistenza specialistica, non c’erano bombole d’ossigeno, mancava un semplice defibrillatore. È assurdo se si pensa che stiamo parlando di Maradona e non di un paziente qualsiasi"
LA RICOSTRUZIONE DELLE ULTIME ORE
Dubbi anche sulla gestione delle ultime ore: alle 6.30 di mercoledì, il giorno della morte, l’infermiere del turno notturno, Ricardo, lo sente ancora respirare, mentre un’ora più tardi Dahiane Madrid lo sente muoversi nella stanza pur non avendo contatti con lui. Alle 11.30 la psichiatra Agustina Cosachov e lo psicologo Carlos Díaz si presentano per la visita periodica: si accorgono che Diego è privo di sensi e iniziano le manovre di rianimazione condotte da infermiera, psichiatra e un medico che vive nelle vicinanze
LA CHIAMATA AL PRONTO SOCCORSO
Sono le 12.16 quando Leopoldo Luque, medico personale di Maradona, chiama il pronto soccorso del vicino ospedale San Fernando per richiedere un’ambulanza: si fa riferimento ad "una persona deceduta" e di "circa 60 anni" senza identificarsi né pronunciando il nome della vittima. A seguire c’è l’arrivo della prima ambulanza a San Andrés (ore 12.28) e della polizia alle 13.00, mentre il medico dell’ambulanza conferma la morte di Maradona alle 13.10 dopo non essere riuscito a rianimarlo
LE REAZIONI
La notizia fa ovviamente il giro del mondo in pochi minuti. Tantissime le reazioni da parte del mondo dello sport, e non solo: ricordi, dediche, lacrime di amici, avversari, tifosi
ORE 10, L'ARGENTINA SI FERMA
La sera del 25 novembre, alle ore 10 in punto, l’Argentina intera si ferma per ricordare il suo idolo con un lunghissimo applauso: un momento particolarmente toccante. In tutto il mondo stadi illuminati per Diego, a partire dalla “sua” Bombonera, il tempio del Boca Juniors, dove viene accesa una sola luce, nello stadio completamente spento, quella del box riservato a Maradona
IL RICORDO NEL MONDO DEL CALCIO
Lacrime, fiori e centinaia di tifosi in pellegrinaggio anche nell’altra sua “casa”, il San Paolo di Napoli (stadio che presto prenderà proprio il nome di Maradona) illuminato nel ricordo di Diego. All’Azteca di Città del Messico viene deposta una corona di fiori davanti alla porta in cui segnò il gol più bello della storia del calcio
A partire dalla sera stessa del 25 novembre, su tutti i campi in cui si gioca nel mondo viene osservato un minuto di silenzio. In Serie A, squadre con il lutto al braccio e tutti fermi per un applauso al minuto 10 di ogni match
26 NOVEMBRE: LA CAMERA ARDENTE
Il 26 novembre la salma del Pibe de Oro viene trasportata alla Casa Rosada, la sede del potere esecutivo argentino e degli uffici del Presidente della Repubblica, dove è allestita la camera ardente per dare modo a tutti di salutare Diego per l’ultima volta. In Argentina vengono dichiarati tre giorni di lutto nazionale
Un vero pellegrinaggio, una fila infinita, con l’orario di apertura della camera ardente che viene necessariamente prolungato. In mezzo a tanto amore, anche un episodio raccapricciante, quando spuntano due foto, che ritraggono tre addetti alle pompe funebri accanto alla bara aperta con la salma di Maradona, poco prima del trasferimento nella camera ardente alla Casa Rosada. La polizia individua i responsabili e apre un’inchiesta
29 NOVEMBRE: IL RICORDO DEL NAPOLI
Proseguono intanto i ricordi e le dediche nel segno di Diego. Tra le tante, domenica 29 novembre, quella di Insigne che al San Paolo di Napoli apre la gara contro la Roma segnando su punizione, e non poteva esserci modo migliore per onorarlo, e mostrando poi la maglia numero 10. Nell’occasione il Napoli gioca con una casacca speciale, con i colori dell’Argentina
29 NOVEMBRE: LA DEDICA DI MESSI
Bellissimo anche l’omaggio di Leo Messi, “erede” di Diego, che con il Barcellona segna e si toglie la maglia blaugrana per mostrarne una numero 10 del Newell’s, squadra in cui è cresciuto da bambino e club in cui Diego giocò per 5 gare dopo la sua esperienza in Europa, tra Barça, Napoli e Siviglia
29 NOVEMBRE: LE INDAGINI SU LUQUE
Riguardo alla morte di Diego, le prime indagini si concentrano su Leopoldo Luque, che ha firmato il certificato di dimissioni dalla clinica Olivos dopo l’intervento alla testa insieme alla psichiatra Agustina Cosachov e alle figlie di Maradona, Dalma, Giannina e Jana. Nel documento, svelato ieri in esclusiva dal programma “Intratables”, si fa riferimento al “rifiuto della famiglia di procedere al ricovero del paziente in una clinica specializzata per la riabilitazione, così come consigliato dal personale medico”
A scegliere la sede del ricovero domiciliare post operatorio sarebbero state le figlie, che vivono nelle vicinanze, ma ad allestire l’abitazione sarebbe stato il medico, Luque. Pochissimi intimi avevano accesso alla casa e avere informazioni sullo stato di salute di Maradona era complicatissimo, visto il modo in cui era stato deciso di “isolarlo”.
La polizia perquisisce uffici e domicilio di Leopoldo Luque, prelevando la cartella medica, le analisi, documenti, hard disk e telefoni del medico di Diego
30 NOVEMBRE: LUQUE SI DIFENDE
Luque, indagato con l'ipotesi di omicidio colposo, è difeso dall'avvocato Mara Digiuni. "So cosa ho fatto per Diego e come l’ho fatto", dice il medico. "E posso mostrare e raccontare tutto. La sua morte è stata un evento fortuito e qui si sta cercando un colpevole che non c’è”.
Alla stampa, tra le lacrime, Luque spiega: "Quello che si dice in giro nei miei confronti non riesco nemmeno a leggerlo. Io ero al funerale e alla veglia di Diego, molti invece non si sono fatti vedere. Mi hanno sempre definito il suo medico di famiglia, ma io sono un neurochirurgo. Il mio rapporto con lui è stato diverso, perché sono sempre stato genuino e sincero. Diego odiava i dottori, gli psicologi e tutti coloro che avevano a che fare con la salute"
LUQUE: "DIEGO UN PAZIENTE DIFFICILE"
2 DICEMBRE: INDAGATA ANCHE LA PSICHIATRA
Nelle ultime ore, la magistratura ordina una perquisizione anche per l’ufficio della psichiatra, Agustina Cosachov, anche lei iscritta nel registro degli indagati. Sequestrati telefoni cellulari e ricette mediche
LO SPECIALE DI SKY SPORT 24 - A una settimana dalla morte di Maradona, Sky Sport 24 dedica all'argentino uno speciale per rivivere, tra ricordi e omaggi, questi sette giorni senza il Pibe de Oro. In onda sul canale 200 alle 17.30, alle 22 e all'1 di notte