Paolo Rossi, il ricordo di Boniek: "Con lui i miei anni più belli, mi mancherà"
A SKY SPORTIl ricordo dell'ex attaccante polacco, compagno di Pablito alla Juventus nei primi anni '80: "Con lui non ho solo vinto, ho condiviso i momenti più belli della mia vita. Era una persona fantastica, gli volevamo bene tutti. Lo ricorderò sempre"
La notizia della morte di Paolo Rossi ha raggiunto Zibì Boniek, ex compagno alla Juventus dal 1982 al 1985 ma soprattutto amico di Pablito, nelle prime ore della mattina come un fulmine a ciel sereno. L'attuale presidente della Federcalcio polacca è intervenuto in diretta a Sky Sport per ricordare i momenti condivisi con la leggenda italiana: "Sono triste - ha esordito Boniek -. Quando stamattina ho trovato la telefonata di Michel Platini alle 7:20, ho detto a mia moglie: 'Ma che è successo? Non mi ha mai chiamato così presto'. Appeno ho saputo la notizia mi è scesa qualche lacrima perché con Paolo Rossi non ho solo vinto, con lui ho vissuto il periodo più bello della mia vita. Abbiamo condiviso anni di vittorie in una grande squadra e, quando vinci, si creano delle cose che vanno oltre. Non si tratta solo di alzare i trofei, si tratta di conoscersi a fondo".
"9 altruista, persona fantastica"
Boniek ha poi ricordato i primi incontri con Pablito: "Quando sono arrivato alla Juve e ho conosciuto Paolo, lo guardavo e dicevo: 'Sicuramente deve essere bravo, rapido, deve anticipare tutti'. Il suo fisico non era quello dei centravanti ai quali siamo abituati. Ma lui sapeva muoversi, era intelligente, sapeva scappare dal suo marcatore. Era il re dell'area di rigore e quando gli capitava un'occasione, la buttava sempre dentro. Paolo era fantastico. A Villar Perosa aveva la camera accanto alla mia, nel pomeriggio veniva e mi ha insegnato a giocare a scopa. Ricordo la sua cordialità, la sua serenità, il suo sorriso. Anche come numero 9 era altruista: a volte gioiva più per i gol di Platini che per i suoi. Era davvero una persona eccezionale. Lo ricorderò sempre, è andata via qualcosa della mia storia. Per voi è un eroe nazionale, vi ha fatto vincere quel Mondiale. Ma è stato apprezzato da tutti. Con lui ho sempre passato dei momenti bellissimi perché era veramente una persona unica". "Ci sentivamo non sempre ma spesso - ha proseguito Boniek -. Mi invitava sempre al suo agriturismo, sono riuscito a mandare mia figlia ma io non ho fatto in tempo. Sono sconvolto dal semplice fatto che non sapevo stesse così male, che avesse questi problemi. L'ho visto a Roma all’inizio dell’anno, prima del lockdown. Era sorridente, come sempre, disponibile e cordiale. Apprendere questa notizia mi fa veramente male".
IL RICORDO
Bianco, Rossi e Verde
"Il gol alla Germania? Gli dicevamo che non si fosse accorto di aver segnato"
Boniek ha anche raccontato un curioso aneddoto sul gol segnato da Pablito che sbloccò la finale dei Mondiali dell'82 contro la Germania, per il quale Rossi esultò in maniera contenuta: "Lo prendevamo spesso in giro, gli dicevamo sempre che non ha gioito per il gol in finale dei Mondiali perché non si era accorto che avesse segnato lui". Poi il presidente della Federcalcio polacca ha mostrato una foto che li ritrae insieme ai tempi della Juventus: "Il mio ufficio è pieno di fotografie e io ho preso questa, con Paolo. È prima di una partita che avremmo giocato a Udine contro l'Udinese. C'è il sorriso di Paolo, che mi stava raccontando qualcosa di divertente. La riappenderò nuovamente. Ma nel mio cuore ci sarà un po' di vuoto, con lui ho passato anni bellissimi. Ho subito pensato ai suoi cari, a sua moglie e ai figli. Spesso la morte è il più grande problema per chi rimane, non per chi muore. Bisogna rifarsi una vita, seppellire per quanto è possibile la tristezza e andare avanti".
approfondimento
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"Simbolo italiano"
Infine Boniek ha sottolineato l'importanza di Paolo Rossi nell'immaginario collettivo italiano: "Ci sono persone che vengono identificate con un club, con una città o con una regione. Paolo Rossi invece è un simbolo italiano, non può essere collegato solo alla Juventus. Ha giocato in parecchie squadre e tutti gli volevamo bene. Quando andavamo a cena a Roma, mi accorgevo che era sempre ben visto da tutti. E questo per la sua saggezza, per il suo modo di essere e di presentarsi. Davvero, gli volevamo bene tutti. Il calcio di oggi è cambiato, adesso ci sono rose da 25 giocatori mentre ai nostri tempi non c'era mai il turnover. Per questo tutti ricordano le formazioni di quella epoca. Io mi ricorderò sempre che nella nostra Juve il numero 9 era lui: riposa in pace, amico mio".