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Roberto Baggio: "Non riesco a dimenticare quel giorno a Pasadena"

Calcio
©LaPresse

Il Divin Codino si racconta in una lunga intervista a Rai Sport: "C'è una sola cosa che mi rimprovero della mia carriera, quel giorno a Pasadena. L'affetto della gente è la cosa più bella che mi sia rimasta del calcio. Invidio chi gioca ancora, vorrei rivivere i momenti in campo"

LA CARRIERA DI BAGGIO ATTRAVERSO LE FIGURINE

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"C'è una cosa sola che mi rimprovero, che non riesco a dimenticarmi: quel giorno a Pasadena". Sono trascorsi quasi 28 anni dai Mondiali 1994, ma per Roberto Baggio è ancora vivo il ricordo della finale persa a Pasadena, negli Stati Uniti, contro il Brasile con un suo calcio di rigore sbagliato. Un momento rispolverato dal Divin Codino in un'intervista per i suoi 55 anni: "Gli anni purtroppo si sentono e passano per tutti - racconta a Rai Sport -. Però bisogna avere lo spirito giusto per affrontarli. Mi sembra che il tempo stia correndo troppo veloce. Forse l'età, forse gli impegni, tutto sembra correre molto più veloce di una volta. Mi sorprende l'affetto della gente visto che sono tanti anni che ho smesso. È la cosa più bella e profonda che mi sia rimasta del calcio".

"Invidio chi gioca ancora"

Dopo il ritiro nel 2004, Roberto Baggio si è allontanato dal mondo del calcio. Un rapporto mutato nel corso degli anni: "lo vivevo il calcio un'altra maniera - spiega l'ex attaccante - forse sono invidioso e geloso verso chi lo può ancora praticare e vivere e allora a volte mi allontano anche per questo. Perché vorrei poter tornare a vivere qui momenti in cui rincorrevo una palla".

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Baggio ha parlato anche della pandemia e di quanto la fede (pratica il buddismo da oltre 30 anni) lo abbia aiutato negli ultimi 24 mesi: "Credo che i giovani siano quelli che forse hanno sofferto di più. Per questo noi genitori abbiamo il dovere di stargli vicino a loro per darli i giusti stimoli per affrontare il futuro con speranza, perché ne hanno bisogno. Devono recuperare il tempo perduto e devono veramente tornare a relazionarsi con gli altri in maniera diretta e vivere un po' quello che è stata la nostra adolescenza dove si facevano tante cose insieme. Uscendo meno di casa ho avuto più tempo per dedicarmi alla spiritualità. L'ho presa come un'occasione importante per approfondire ancora di più la mia fede e rimettermi ancora di più in gioco".