Processo Bergamini, autista del tir rischia incriminazione per falsa testimonianza

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Bruno Palermo

L’avvocato Anselmo chiede alla Corte di trasmettere gli atti alla Procura per valutare un eventuale procedimento a carico di Raffaele Pisano dopo le sue dichiarazioni 

È stata un'udienza dirompente la 29^ del processo per l’omicidio di Denis Bergamini in svolgimento presso la Corte d’Assise di Cosenza e nel quale l’unica imputata, per concorso in omicidio volontario pluriaggravato, è l’ex fidanzata Isabella Internò. Sul banco dei testimoni è salito Raffaele Pisano, l’autista del tir sotto le ruote del quale fu ritrovato cadavere Bergamini la sera del 18 novembre 1989. 

Dopo una serie di “non ricordo”, “non so”, incalzato dalle domande del Procuratore di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, che ha affiancato il pm Luca Primicerio, e dall’avvocato di parte civile, Fabio Anselmo, Pisano ha continuato a dare versioni diverse anche sui verbali da lui sottoscritti in passato. Sia la presidente del collegio giudicante, Paola Lucente, che l’avvocato Fabio Anselmo, hanno ricordato più volte a Pisano che era sotto giuramento e avrebbe dovuto dire la verità. Alla fine delle domande poste dalla parte civile, l’avvocato Anselmo ha chiesto alla corte di “voler valutare la trasmissione degli atti della deposizione di Pisano alla Procura della Repubblica, perché si proceda per calunnia e falsa testimonianza nei confronti dell’autista del tir". 

Dopo Pisano è stato sentito Francesco Forte, altro autista di camion che la sera del 18 novembre 1989 si trovava a poca distanza dal tir di Pisano. In aula Forte ha confermato quanto riportato nei verbali di deposizione, ovvero: “Sono sceso dal camion perché eravamo tutti fermi. Ho camminato per un po’ per arrivare al camion che mi precedeva per capire cosa fosse accaduto, dopo un po’ ho inciampato in qualcosa che ho scoperto essere le gambe di Bergamini. Pisano era ancora sul camion e sotto shock ripeteva, non l’ho visto, non l’ho visto, non l’ho colpito era già a terra”. Altro particolare importante raccontato e confermato in aula da Forte, il fatto che dal lato opposto della strada (direzione Sud) c’era una donna (Isabella Internò) che urlava, ma non era da sola, bensì in compagnia di due uomini che la caricarono di forza su un’auto scura, forse nera, e ripartì verso Cosenza.