Vialli era un campione felice

il ricordo
Massimo Marianella

Massimo Marianella

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Scegliere la miglior versione di Gianluca Vialli è impossibile. Era quello che irrompeva a tutta velocità e gol nel calcio italiano, ma è stato anche meticoloso tecnico in panchina e dietro le telecamere come commentatore. Come tutti i grandi campioni ha regalato gioia e diviso, ma sempre da protagonista

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Scegliere la sua versione più bella è impossibile. Capire se in carriera sia stato più grande da giocatore, da allenatore o da commentatore anche. Una difficoltà che ne esalta la grandezza e purtroppo ne amplifica il vuoto. Scanzonato trionfatore delle aree di rigore prima e meticoloso tecnico in panchina e dietro le telecamere poi. 

Sempre un passo avanti

Da guascone a rompiscatole ha dipinto tutte le sfumature dell’arcobaleno della professionalità calcistica. Determinato e applicato sempre, ha avuto la capacità, in tutte le sue tappe, di essere sempre un passo avanti. Moderno, senza confini, di fatto e nelle sue idee. Quasi 300 gol e 21 trofei vinti non riempiono la bacheca tanto quanto il suo sorriso. Beffardo, felice, ironico, provocatorio o elegante. Qualsiasi fosse il momento o lo stato d’animo: sempre un sorriso. Perché è stato un campione felice. Perché ha sempre vinto in campo e fuori, ma anche perché era il suo approccio verso tutto. Comunque positivo. 

Mai superficiale in niente

Dallo stile nei vestiti, alla preparazione delle partite. Sempre puntando alla vittoria. Come tutti i grandi campioni ha regalato gioia e diviso, ma sempre da protagonista. In campo ha iniziato come attaccante moderno, veloce, di grande movimento con classe e l’esuberanza giovanile. Difficile da fermare. Poi, nella seconda parte, quella bianconera e della Premier ha aggiunto la forza fisica e lo studio tecnologico di se stesso e degli avversari e ha continuato a vincere. 

L’Inghilterra e la panchina

In Premier è arrivato da capitano che aveva sollevato la Champions per dare credibilità e dimensione ad un campionato che stava diventando il più importante di tutti. In panchina si è presentato col dinamismo e le conoscenze fatte da giocatore, e lì ha sofferto, come tutti, più che in campo, ma in proporzione ha quasi vinto di più.

Le telecronache assieme

Averlo vicino da telecronista voleva dire assorbire quella carica, quella visione che lo caratterizzavano da manager. Dava i tempi lui da seconda voce e la partita la leggeva meglio di chiunque altro. Quando ha vestito i colori di un club lo temevano e lo rispettavano, quando ha indossato quelli di Sky è stato il nostro ambasciatore più bello e conteso dalle altre televisioni mondiali. Ce lo hanno invidiato tutti.

Vialli non si può racchiudere in poche righe perché la sua vita purtroppo troppo breve, è stata piena di momenti, di immagini, di successi. Era quello che irrompeva a tutta velocità e gol nel calcio italiano con la maglia della Cremonese, poi con scooter d’acqua sulla baia ligure assieme a Mancini con cui in maglia blucerchiata ha costituito la bella e vincente coppia di ‘Attenti a quei Due’ del calcio mondiale anni ‘90 poi quello Campione d’Europa con la Juve e ambasciatore del calcio italiano in Inghilterra e nei media mondiali col marchio Dky. Ha vinto fino in fondo anche in azzurro nella sua Londra come team manager della nazionale. Per l’ultimo bellissimo sorriso.