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Il piccolo Messi d'Afghanistan è arrivato in Italia

LA STORIA
Foto Ansa e Getty

Una sua foto a 4 anni con una maglietta di Messi confezionata con una busta di plastica e un pennarello era diventata virale sui social. Il campione argentino lo aveva incontrato per davvero in un'amichevole del 2016. Oggi Murtaza Ahmadi è arrivato in Italia grazie ai corridoi umanitari insieme alla sua famiglia, salvi dalle minacce dei talebani

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Non si staccava un istante dal suo idolo, Leo Messi. Per mano nel tunnel, per mano in campo, durante il saluto con gli avversari, sempre. Il piccolo Murtaza Ahmadi restava lì, le maniche di una maglietta corta a coprire anche le manine, i pantaloncini arancioni, corti pure quelli, fino alle caviglie. Lo sguardo sognante, perché il campione era proprio accanto a lui, e gli sorrideva. 

Le immagini, famose, risalgono al 2016. Il Barcellona di Messi giocava un'amichevole contro l'Al Ahli e, fosse stato per lui - l'altro Messi, il piccolo Messi dell'Afghanistan - non sarebbe mai uscito dal campo. Leo, che se lo era portato in braccio e per mano in lungo e in largo, doveva giocare, e gli indicava la via per uscire dal campo. Nulla da fare, Murtaza Ahmadi lo marcava a uomo. Ci pensò l'arbitro che, indossando il suo sorriso migliore, lo prese in braccio e lo portò fuori dal terreno di gioco per permettere alla partita di cominciare.

Il piccolo Murtaza Ahmadi con Messi nel 2016 - ©Getty

L'Italia, la maglietta di plastica e quelle vere

La sua storia, quella di Murtaza Ahmadi, parte da lontano. Ora ha 11 anni, ed è in Italia, al sicuro, scappato dall'Afghanistan e dai talebani, che lì comandano dal 15 agosto del 2021. È arrivato nel nostro Paese grazie ai corridoi umanitari co-organizzati da Caritas Italia con il via libera del Viminale e grazie all'aiuto di Start Insight, società svizzera di consulenza, analisi e ricerca presieduta da Chiara Sulmoni e diretta da Claudio Bertolotti, il 23 febbraio scorso, a Fiumicino, insieme alla famiglia per un totale - conferma lo stesso ente - di 45 persone accolte in fuga da guerra e miseria. Ma era già diventato famoso molto tempo prima, quando una sua foto con la maglietta dell'idolo Messi era diventata virale sui social. Fatta dal fratello, con una busta di plastica colorata di bianco e di azzurro, i colori dell'Argentina, e con il nome del campione scritto in pennarello. Per tutti, era diventato il piccolo Messi d'Afghanistan.

La foto virale sui social con la maglietta "di plastica" - ©Ansa
E quella autografata mandata da Leo nell'immagine pubblicata dall'Unicef nel 2016 - ©Ansa

"Grazie Italia"

Poi il calcio e la beneficienza che fanno il proprio corso. Messi, di magliette, ne aveva mandate due al suo piccolo tifoso. Una del Barcellona, una della Selección, ovviamente autografate. E poi quell'amichevole. Altro che maglie, Messi lo aveva conosciuto per davvero, tenendogli la mano con un sorriso indelebile dipinto sul volto, fino a non volerlo mai lasciare. Dopo la presa del potere dei talebani Murtaza Ahmadi e la famiglia - musulmani sciiti, di etnia hazara - erano sempre più in pericolo, fino all'arrivo in Italia: "Grazie Italia - sono le sue parole rilasciate al Giornale -. Sono entusiasta di poter ricominciare a giocare a calcio, iniziare a studiare e fare nuove amicizie. Finalmente vedo di nuovo il mio futuro con ottimismo".