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L'Uefa Football Board studia nuove regole sui falli di mano

football board

Lorenzo Fontani

Prima riunione dell'UEFA Football Board, l’organo formato da 25 personalità di spicco del calcio mondiale a Nyon in Svizzera. L’occasione è stata utile per discutere di vari argomenti, come le regole del gioco del calciotemi arbitrali come il VAR e il fallo di mano. In vista della prossima stagione sono arrivate le prime raccomandazioni riguardo i tocchi di mano o braccio punibili dall'arbitro

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La formazione è di quelle che vincerebbero trofei a mani basse, ma l'argomento all'ordine del giorno non c'entra nulla. A Nyon la sfilata di ex campioni è di quelle da lacrimuccia: da Capello a Figo, da Maldini a Zanetti, da Zidane a Voeller e Ronald Koeman fino a Lahm e Boban, responsabile del calcio UEFA. Con Roberto Rosetti, capo degli arbitri europei, molto più che spettatore interessato. E' la riunione inaugurale del Football Board dell'Uefa, il nuovo organo di consulenza chiamato a mettere la propria esperienza a servizio del calcio e delle sue regole. A cominciare appunto dal fallo di mano. E subito arrivano le proposte: inserire nelle linee guida dell'Uefa maggiore tolleranza per i tocchi di mano provocati da rimbalzo improvviso del pallone sul proprio corpo, in particolare quando il pallone non è indirizzato in porta. Ancora, non ammonire automaticamente in caso di fallo di mano su tiro in porta, e poi un'iniziativa da portare direttamente all'Ifab - un conto infatti sono le direttive, un altro le regole da riscrivere - per cancellare il rosso automatico in caso di fallo di mano che evita un gol o una chiara occasione da gol. L'espulsione, secondo Boban & c, dovrebbe scattare solamente in caso di gesto intenzionale: un po' come per i cosiddetti falli "genuini", commessi cioè nel tentativo di giocare il pallone. Dal meeting arriva anche la raccomandazione di punire severamente tutti i comportamenti antisportivi, specialmente di chi finge infortuni o simula di aver subito un fallo. Non stupisce che l'input arrivi da chi non aveva bisogno di altro che la propria classe per segnare e vincere.