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Tonali, lo psichiatra: "Scommesse sul Milan vincente erano rito scaramantico"

L'INTERVISTA

L'intervento a Sky Sport 24 di Gabriele Sani, psichiatra del Policlinico Gemelli di Roma che ha in cura Sandro Tonali: "La ludopatia è una patologia a livello internazionale, lui ha riconosciuto subito il problema, dandomi assoluta disponibilità e volontà di affrontarlo. Quando nasce? La sua costrizione risale alla tarda adolescenza. Scommetteva sul Milan vincente come fosse un elemento scaramantico da cui non ci si poteva liberare"

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Il percorso di cura, la nascita del problema, il riconoscerlo e tutta la disponibilità e volontà di curarlo. Perché scommetteva sul Milan sempre vincente e la durata del trattamento. Questi (e tanti altri) temi sono stati toccati dal dottor Gabriele Sani, psichiatra del Policlinico Gemelli di Roma che ha in cura Sandro Tonali, nel suo intervento a Sky Sport 24.

Come si cura una patologia come la ludopatia?

"Sono contento che sia stata sottolineata la natura della ludopatia. La ludopatia, o gioco d'azzardo patologico, è una patologia riconosciuta a livello internazionale che ha i propri criteri diagnostici al pari di altre dipendenze patologiche, come quelle da sostanze. E si può curare, con un approccio personalizzato. Si riconosce prima la persona e poi il paziente, e intorno alla persona si ritaglia il trattamento più adeguato per uscirne".

Lei ha in cura Sandro Tonali, come è arrivato la diagnosi nel suo caso?

"Ci sono della scale di valutazione che ci aiutano nella diagnosi, nella sua descrizione, nella sua gravità e nel tipo. Grazie a questi ausili noi possiamo riconoscere il problema. Per uscire da questo disturbo era necessario un evento dirompente, altrimenti non è facile abbandonare la routine patologica. L'evento, in questo caso, è quello che conosciamo tutti (il caso scommesse, ndr). Ciò che è di straordinaria importanza è che, una volta scoppiato il caso, Tonali ha immediatamente riconosciuto la sua patologia e il suo problema. Abbiamo subito iniziato a lavorare in modo regolare e lui ha dato la sua assoluta disponibilità e volontà per affrontare in maniera completa e definitiva quello che, per lui, rappresenta un elemento ostativo per la propria vita, come calciatore e come uomo".

Il percorso da affrontare sarà lungo o breve?

"La sua patologia, come lui stesso mi ha detto, è iniziata da molti anni. Da quando è scoppiato il caso scommesse, l'accelerazione ha portato a una serie di incontri fitti che ci ha aiutato ad arrivare ad una diagnosi; e ed impostare un trattamento terapeutico per il futuro. Si tratta di trattamenti che durano anche mesi, ma sono trattamenti che, se fatti bene, con complicità e con fiducia, permettono di uscire dalla patologia". 

Ha parlato di anni come inizio della patologia, quanto tempo fa è nata in Sandro Tonali?

"Con lui abbiamo ricostruito come i primi segni di questa costrizione al gioco, cioè l'impossibilità di scegliere di non fare una certa cosa, risale alla tarda adolescenza. E nel corso degli anni si è andata strutturando".

Cos'altro può aiutare la guarigione?

"Poter continuare ad allenarsi, tenersi in forma, avere rapporti di fiducia e famigliari con la propria squadra, sempre nell'ambito dell'accettazione del problema, col coraggio di affrontarlo. Ecco, questi sono sicuramente elementi che aiuteranno".

Essere giovane, famoso e con tanti soldi rappresenta un rischio in più?

"A volte per le persone giovani, ricche e famose vi è una sorta di pregiudizio negativo, sono considerate persone viziate, che cadono in questi vizi per noia. In realtà non è così. Sono semplicemente persone che hanno un disturbo che colpisce tutti, democraticamente, di qualsiasi ceto sociale e di qualsiasi età. Ecco perché è importante parlarne, riconoscere il disturbo e affrontarlo. La persona affetta non è libera di scegliere, è spinta in maniera compulsiva nel vortice della propria dipendenza. Non c'è possibilità di non scommettere. È tramite la scommessa che la persona affetta cerca di esorcizzare e risolvere le proprie angosce, le proprie paure e la propria rabbia. È vivere in una schiavitù che viene considerata la soluzione dei problemi, ma in realtà ne è essa stessa la causa. È difficile uscirne, è un circolo vizioso, fin quando non accade qualcosa che ci porta verso il percorso".

Perché Sandro Tonali scommetteva sul Milan?

"Quando era nel pieno del suo comportamento patologico Sandro scommetteva su tutto quello che poteva scommettere, e questo fa parte di quelle costrizioni compulsive di cui abbiamo parlato. Scommettere sul Milan sempre vincente fa capire la natura scaramantica, quel pensiero magico, che accompagna spesso chi soffre di questa dipendenza, e di cui abbiamo esempi anche nella letteratura e nel cinema. Scommetteva sul Milan vincente come fosse un elemento scaramantico da cui non ci si poteva liberare. Quando una persona è affetta da questo disturbo non c'è più l'elemento del piacere, della vincita o della ricchezza. Come una persona affetta da dipendenze da sostanze non beve o fuma per il piacere di farlo, ma lo fa perché non può fare a meno di farlo. Tonali ha anche detto che, nei rari casi in cui arrivava una vincita, non riusciva a staccarsi finché non consumava i soldi di quella vincita. Ma non è questo il punto. Il punto era cercare una terapia per le sue angosce, in modo patologico".

Com'è possibile che negli anni nessuno si sia accorto di questo problema?

"La vita del dipendente è fatta di segreti, di bugie e di isolamento. Che coinvolge anche le persone più care, dalla famiglia alla squadra per cui si gioca. Si vive in un mondo fatto da se stessi e ciò che si proietta sul proprio gioco, sul proprio comportamento dipendente. In tutto ciò, gli altri vengono allontanati, come fossero elementi di ostacolo alla realizzazione della propria necessità. Ci sono anche elementi di vergogna e di tristezza che le persone vogliono tenere per sé. Ecco perché, anche chi vive nel quotidiano, scopre delle realtà che non erano immaginabili".

Tonali potrà tornare a giocare al meglio una volta guarito?

"Negli ultimi anni Tonali è arrivato a livelli importantissimi nel calcio, nonostante il fardello di tensioni e ansie che sopportava in silenzio e da solo. È facile prevedere che, una volta che tutta questa tensione emotiva si sarà risolta attraverso la terapia, non solo potrà tornare a giocare come sempre fatto, ma anche meglio. Perché sarà più libero. Non avrà quegli elementi di disturbo rispetto alla realizzazione della propria professione".