Totti: "Io mai allenatore, sono troppo rosicone"
CHE TEMPO CHE FALa bandiera giallorossa parla in una lunga intervista a "Che tempo che fa": "Speravo che Ranieri restasse, ma avrà le sue ragioni. Io allenatore? Mai, sono istintivo, rosicone e permaloso". Sul finale di campionato: "So chi vince ma non lo dico perché loro sono molto scaramantici. Certo però che ormai bisogna essere realisti..."
Francesco Totti torna a raccontarsi, e lo fa con la solita simpatia nel corso di un’intervista a Fabio Fazio, ospite del programma “Che Tempo Che Fa”. Tra gag, battute e risposte che strappano il sorriso, la bandiera giallorossa è tornata su alcuni momenti chiave della sua carriera ma ha anche analizzato la situazione del calcio di oggi. Partendo ovviamente dalla sua Roma. "Fino alla fine non parlo per scaramanzia”, dice riguardo alla posizione in classifica, che ora vede i giallorossi a pari con Juve e Lazio. E su Ranieri: “Speravo che rimanesse. Se va via avrà le sue ragioni ma ha fatto quello che doveva fare. Io allenatore? Mai, non ce la faccio. Caratterialmente sono troppo istintivo e rosicone, pure permaloso. L'allenatore non deve essere rosicone anche perché sei uno contro trenta e dopo una settimana o mandano via loro o vado via io. E conosco la materia, fidati. Se con me era facile fare l'allenatore? Mica tanto... Con Spalletti mi sono trovato bene, gli ultimi anni sono stati burrascosi. Mi è dispiaciuto solo il modo. Ma alla fine abbiamo fatto pace e sono stato molto contento. I migliori? Boskov, Mazzone e Zeman".
"Avevo due opzioni, Roma o Lazio. E mio fratello..."
Infiniti gli aneddoti sulla sua carriera in giallorosso, da quando “scelse” la Roma fino allo scudetto che “ancora si festeggia”. “Ho coronato il mio sogno, la cosa più bella, quello di stare alla Roma per sempre. Mi manca tanto giocare, oggi gioco a calciotto, ho accorciato il campo. La passione non si spegnerà mai. Da piccolo mi sono fatto i soldi al Flaminio perché quando un giocatore avversario andava a calciare un angolo gli tiravano i gettoni. Io li raccoglievo e una ventina di mila lire me le facevo tranquillamente a ogni partita. Poi cominciai alla Lodigiani: un giorno il presidente chiamò i miei genitori e gli disse che avevo due opzioni: Roma o Lazio. Mio fratello diede i calci sotto il tavolo a mia madre che ovviamente scelse Roma. Lo scudetto? Il 17 giugno 2001 è una data che non posso dimenticare. Andai in giro per Roma con il casco integrale per godermi la festa. Una sudata... Ma a Roma si festeggiò per tanti giorni quella vittoria, anzi a dire la verità ancora si festeggia”. E ancora oggi, rivela, gli è impossibile camminare tranquillamente per la città. “Speravo che una volta smesso... invece niente. Anche se sono una persona normale come tutte le altre: faccio la spesa e metto a posto la roba quando torno a casa. E poi viaggio tanto, da quando ho finito la carriera. Comunque o giro il mondo o faccio la spesa, eh”.
Il "pronostico" sullo Scudetto: "Siamo realisti..."
"Perché i calciatori giocano tutti a padel? Facci fare qualcosa! Se ho giocato con Sinner? Giocato mi pare troppo, ci ho fatto due scambi", dice ancora Totti. Da ‘dritto e rovescio’ al cucchiaio, il passo è breve: "Il gesto era bello. Se ci pensavo? No, è istinto. Il genio non pensa, al massimo riguarda". Poi anche un commento sulla Nazionale attuale (e un aneddoto sul Mondiale vinto): “Oggi la Nazionale vive di alti e bassi, speriamo che con Luciano possa risollevarsi. Io la notte prima della finale con la Francia giocai a carte con Gattuso, sembravamo due matti. I francesi avranno dormito, ma visto come è andata hanno fatto bene, no? La vittoria a Berlino è stata un'emozione forte. Purtroppo tutti questi anni sono volati, ma adesso sono molto felice". Gran finale con un pronostico su chi vincerà il campionato: "Lo so ma non lo dico perché loro sono molto scaramantici. Certo però che ormai bisogna essere realisti...".