Quante e quali sono le minacce che hanno per oggetto i giocatori di calcio? La violenza è solo verbale? Il campionato più violento? Sud e Isole i posti più pericolosi dove giocare. Un rapporto dell’Aic prende in esame i principali casi di intimidazione nei confronti di calciatori
Uno studio per capire a che punto è la violenza, non tanto nel calcio, quanto nei confronti del calcio, di chi lo pratica, a livello professionistico e anche tra i Dilettanti. Il rapporto dell’Associazione Italiana Calciatori evidenzia i principali casi di intimidazione e violenza nei confronti di calciatori nel corso della stagione sportiva 2016/17. Essere “Calciatori sotto tiro”, significa essere minacciati, vittime di gesti di razzismo, di violenza, non solo per il colore della pelle o per la provenienza, ma per qualsiasi altro tipo di episodio, come ad esempio il passaggio ad altra squadra, la perdita di una partita ritenuta particolarmente importante, il rendimento sul campo al di sotto delle aspettative. Nel campionato italiano, nella stagione 2016/17, sono calate le situazioni censite ed anche, seppur di poco, i singoli episodi: 114 per la stagione 2016/2017 contro i 117 analizzati nella stagione precedente.
Il campionato più pericoloso? La Serie A
Le categorie professionistiche rappresentano l’ambiente principale nel quale si realizzano la stragrande maggioranza dei casi di violenza o intimidazione: 75% del totale, contro il 25% delle categorie dilettantistiche che rappresentano, numericamente, un bacino decisamente più ampio. La Serie A, con oltre la metà dei casi (52%), è di gran lunga il campionato più “pericoloso” nel quale svolgere la professione di calciatore. Segue, con distacco, la Lega Pro (15%) e la Serie B (9%). Il 5% dei casi vengono invece addirittura registrati nei campionati giovanili.
Più difficile giocare al Sud e nelle Isole. Maglia nera per Lazio e Lombardia
Da un punto di vista territoriale, il Sud e le Isole rappresentano l’area più pericolosa, con il 40% dei casi. Di poco sotto il Nord, con il 37% dei casi. Più tranquillo, invece, giocare in una squadra del Centro Italia, dove si realizzano “solo” il 23% degli episodi. Il Lazio, tuttavia, resta la regione più pericolosa dove giocare a calcio (13%), seguita dalla Lombardia (12%) e dall’Abruzzo (10%) che, considerata la differenza di popolazione con le altre due regioni, costituisce la regione con il maggior tasso di rischio percentuale. Chiudono la classifica, come regioni più tranquille, l’Umbria e la Calabria (rispettivamente con l’1% dei casi).
Cori, insulti e aggressioni. Anche via social
I cori, gli striscioni e gli insulti di particolare gravità rappresentano, insieme, il 63% dei casi registrati. Mentre le aggressioni fisiche costituiscono ben il 17% degli episodi. Significativo anche il 6% dei danneggiamenti a beni di proprietà dei calciatori o dei club. Entrano nella classifica anche i social, nei quali si registra ormai il 5% delle minacce.
Si "preferisce" colpire il calciatore, non la squadra. Anche nei centri di allenamento
Dove si svolgono le azioni intimidatore o le violenze? Praticamente in percentuale identica dentro lo stadio o nelle sue immediate vicinanze, nei tragitti di entrata ed uscita dei calciatori dall’impianto. I centri di allenamento cominciano a diventare luoghi di rilevante pericolosità, con i 14% dei casi registrati. Il calciatore singolo resta, purtroppo, il bersaglio preferito (54%). L’intera squadra viene, invece, colpita nel 38% dei casi.
Il razzismo "pesa" più di una sconfitta
La prima causa di minacce o intimidazioni è diventata il razzismo con il 36%, seguita dalle motivazioni più “storiche” delle violenze ai danni dei calciatori: la sconfitta (31%) o il rischio retrocessione (7%).
Minacciati in casa propria
Chi sono gli autori più frequenti delle violenze? quelli che forse non ti aspetti, ossia la propria tifoseria, (49% del totale). Mentre i tifosi avversari generano “solo” il 35% degli episodi registrati.