
Giocatori della Nazionale: che fine hanno fatto i protagonisti di Italia '90?
Notti magiche, inseguendo un gol. Sono quelle che fecero sognare milioni di italiani, grazie alle imprese di una Nazionale rimasta nel cuore di tutti, tra le più forti e amate di sempre. Nella giornata che Sky Sport Uno dedica all'Orgoglio Azzurro, risfogliamo l'album dei ricordi e delle figurine Panini e scopriamo cosa fanno oggi gli eroi di Italia 90

Sono trascorsi quasi 30 anni da quel Mondiale rimasto nel cuore della gente. Per il gioco espresso dalla Nazionale guidata da Azeglio Vicini, ma soprattutto per le storie che seppe regalarci, a partire dalla favola di Totò Schillaci, vero protagonista a sorpresa di quella estate italiana. Un gruppo, quello azzurro del 90, indimenticabile nonostante l'epilogo, con la delusione della sconfitta ai rigori in semifinale con l'Argentina e un terzo posto al Mondiale casalingo che ancora è difficile da digerire. Grazie alle figu Panini dell'epoca, ripercorriamo le carriere dei protagonisti di quel torneo, da chi è rimasto nell'ambiente del calcio a chi ha voltato pagina e scelto strade totalmente differenti
WALTER ZENGA. Nel corso di quelle Notti magiche mantenne la porta inviolata fino alla semifinale, con quella dannata uscita su Caniggia che finirà per essere la sua unica macchia su un torneo per il resto perfetto. Ormai iconica la sua figurina Panini, con la maglia da portiere di quella Nazionale che tutti ricordano. Dopo il ritiro ha intrapreso la carriera da allenatore, con molte esperienze all’estero prima di assaggiare la Serie A. Da marzo è l’allenatore del Cagliari, ma a causa dello stop per l’emergenza coronavirus non ha ancora potuto esordire sulla sua nuova panchina
FRANCO BARESI. Titolare inamovibile in tutte le 7 gare disputate dagli Azzurri nel torneo, nel gruppo di Vicini è uno dei leader, anche grazie alle vittorie ottenute con il Milan di Sacchi, che nel 1989 gli valgono un secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro, dietro al compagno di squadra Van Basten. Bandiera rossonera, sventolata per 20 stagioni, dopo il ritiro è entrato a far parte della dirigenza, allenando anche le giovanili per qualche anno. Oggi è brand ambassador del club
GIUSEPPE BERGOMI. Anche l’Inter poteva esibire la propria bandiera all’interno di quel gruppo: per lo Zio, capitano degli Azzurri, Italia ’90 è già il terzo Mondiale, dopo l’esordio con vittoria in quello del 1982. Dopo il ritiro è rimasto nel mondo del calcio allenando con ottimi risultati a livello giovanile, prima di entrare nella “squadra” di Sky e diventare un apprezzato commentatore sportivo. Arrivando così a “rivincere” un altro Mondiale, nel 2006…
LUIGI DE AGOSTINI. Terzino sinistro, si conquista il posto da titolare nel corso del torneo, dopo le prime due gare da subentrato. Bianco e nero i colori della sua vita, tra Udinese (la squadra della sua città, con cui esordisce in A) e Juventus. Oggi vive in Friuli e ha fondato la De Agostini Academy, una scuola calcio rivolta ai più piccoli con l’intento di insegnare e divertire, senza cercare necessariamente i campioni del futuro
CIRO FERRARA. A Italia ’90 è un giovane difensore, fresco di scudetto (il secondo) vinto con il Napoli accanto a Maradona. Giocherà solo la partita valida per il terzo posto, contro l’Inghilterra. Da giocatore ha indossato le maglie di Napoli e Juventus, poi ha intrapreso la carriera da allenatore e lavorato come opinionista sportivo, partecipando anche a trasmissioni televisive e reality
RICCARDO FERRI. Titolare indiscusso della difesa azzurra, dove ritrova Bergomi e Zenga, compagni di reparto anche nell’Inter. Dopo il ritiro ha allenato a livello giovanile, fatto il dirigente e l’opinionista sportivo
PAOLO MALDINI. Titolare dell’undici azzurro in tutte le partite del Mondiale, il primo della sua carriera. Una vita al Milan, da giocatore, club in cui accetta di tornare da dirigente nell’estate 2018. Nel giugno del 2019 diventa direttore tecnico, con il compito di provare a rifondare la squadra insieme all’amico ed ex compagno Boban (che a marzo si è separato dai rossoneri)
PIETRO VIERCHOWOD. Titolare in tre partite (Cecoslovacchia, Uruguay, Inghilterra), nella stagione successiva al Mondiale smaltirà la delusione vincendo con la Sampdoria uno storico scudetto. Dopo il ritiro ha allenato (in Serie C, in B e all’estero) e lavorato come opinionista sportivo. Oggi è in attesa di una squadra da allenare, per insegnare soprattutto a difendere alla sua maniera: “Le marcature di oggi sono un insulto al calcio. I difensori non sanno leggere l'azione, i movimenti della palla”.
CARLO ANCELOTTI. Una contrattura rimediata nel corso della prima partita, contro l’Austria, rovina il suo Mondiale, con cui di fatto chiuderà la sua esperienza con la maglia della Nazionale. Appesi gli scarpini al chiodo è diventato un allenatore di successo, tra i più vincenti al mondo. Oggi siede sulla panchina dell’Everton
NICOLA BERTI. La figurina Panini dell'epoca non lo ritrae con il caratteristico ciuffo, cosa che la rende a suo modo una vera chicca. Al suo primo Mondiale, va in campo in quattro occasioni. Dopo il ritiro ha fatto il commentatore sportivo partecipando a diverse trasmissioni tv. Con l’Inter, il suo grande amore calcistico, è sempre impegnato in progetti per promuovere il brand
FERNANDO DE NAPOLI. Titolare nel centrocampo azzurro, sei presenze al Mondiale, dove salta solo la finale per il terzo posto. Dopo una breve esperienza da dirigente della Reggiana (squadra in cui aveva chiuso la carriera) e il fallimento del club, si è allontanato dal mondo del calcio. Oggi è socio di un’enoteca a Vergato, in provincia di Bologna
STEFANO TACCONI. Vice di Zenga, con cui visse una bella rivalità sportiva a cavallo tra Anni Ottanta e Novanta, al Mondiale non scende mai in campo: la sua esperienza in Nazionale si limita a 7 apparizioni in tutto, in amichevoli giocate tra il 1987 e il 1991. Il baffo della figurina Panini è diventato un pizzetto, e dopo il ritiro ha tentato la carriera politica e lavorato in televisione, come opinionista o partecipando a trasmissioni e reality. Oggi ha voltato nuovamente pagina e fa lo chef e il selezionatore di vini
GIUSEPPE GIANNINI. “Principe” del centrocampo azzurro, con le prime cinque gare dell’Italia disputate all’Olimpico di Roma lui gioca doppiamente in casa. Bellissimo e indimenticabile il suo gol, decisivo, nell’1-0 contro gli Stati Uniti. Dopo il ritiro ha fatto l’allenatore, tra Serie C e B (oltre a guidare la nazionale del Libano), per poi diventare dirigente sportivo a livello di settore giovanile (Latina, Lupa Frascati)
GIANCARLO MAROCCHI. Chiuso dagli inamovibili Giannini, Ancelotti e Berti, titolari del centrocampo azzurro a Italia ’90, non scende mai in campo nel corso del Mondiale. Dopo il ritiro è rimasto nel mondo del calcio come osservatore, team manager e direttore generale, fino a diventare un apprezzato commentatore entrando nella squadra di Sky
ROBERTO BAGGIO. Si conquista il posto a Mondiale in corso, e sarà solo l’inizio della sua grande carriera in azzurro. All’esordio ci regala la perla del gol contro la Cecoslovacchia, tra i più belli di tutto il torneo, finendo per costituire con Schillaci una coppia magica capace di far innamorare gli italiani. Ancora in gol nella finale per il terzo posto, vinta 2-1 contro l’Inghilterra proprio grazie a lui e a Totò. Personaggio schivo, anche dopo il ritiro non ha mai amato finire sotto i riflettori, con una parentesi da presidente del settore tecnico della Federcalcio, ruolo lasciato dopo aver visto deluse le sue aspettative. Negli ultimi anni ha collaborato con la Beijing Sport University e con l'Università di Debrecen per dei corsi di formazione per nuovi allenatori.
ANDREA CARNEVALE. Partito come titolare, sulla carta, deve rassegnarsi alla panchina di fronte all’esplosione di Totò Schillaci, che lo sostituisce nel finale della gara d’esordio contro l’Austria, segnando subito la prima rete del suo Mondiale magico. La sostituzione nel corso della gara contro gli Stati Uniti, con una parolina di troppo sfuggitagli all’indirizzo del Ct Vicini, segna di fatto la fine della sua avventura in maglia azzurra. Oggi è il direttore dell’area scouting dell’Udinese
ROBERTO DONADONI. Titolare in quasi tutte le gare del Mondiale, a parte quella contro l’Uruguay saltata per infortunio e la finale per il terzo posto. Contro l’Argentina è uno dei due rigoristi (l’altro è Serena) che falliscono dagli undici metri, nella serie finale che condannerà gli azzurri. Dopo il ritiro è tornato in Nazionale, da Ct (dal 2006 al 2008), allenando anche in Serie A prima di tentare l’esperienza in Cina. Attualmente è alla guida dello Shenzhen
ROBERTO MANCINI. Rapporto controverso, con Vicini, che lo include del gruppo dei convocati anche se non lo utilizza mai nel corso del Mondiale. Da allenatore è diventato uno dei migliori al mondo, collezionando successi. Le prime esperienze con Fiorentina e Lazio, le vittorie con l’Inter, il Manchester City riportato a uno storico titolo. Dopo Galatasaray e Zenit, il ritorno in Azzurro: da Ct ha ricostruito la Nazionale, e adesso prepara l’Europeo del 2021
SALVATORE SCHILLACI. Protagonista assoluto delle Notti Magiche, capocannoniere del Mondiale con 6 reti, lui che non partiva nemmeno titolare della Nazionale. Entra e segna contro l’Austria, esibendosi in un’esultanza coinvolgente ed emozionante; si ripete contro Cecoslovacchia, Uruguay, Irlanda, Argentina e Inghilterra, in un torneo in cui sembra dotato di superpoteri che gli permettono di segnare praticamente a ogni pallone toccato. Rimasto, con i suoi gol ma anche con le sue espressioni, nella memoria collettiva del Paese, dopo il ritiro (con finale di carriera in Giappone) Totò ha tentato la strada della politica, lavorato in tv, partecipato a reality, fino ad aprire una scuola calcio a Palermo, la sua città, in cui è tornato a vivere
GIANLUCA VIALLI. Un assist, determinante, per Schillaci (contro l’Austria), ma nemmeno un gol in quello che si preannunciava come il suo Mondiale. Dopo il ritiro ha fatto l’allenatore, con i successi alla guida del Chelsea, per diventare poi un noto commentatore nella squadra di Sky. Nel novembre del 2019 è tornato a ricostituire in Nazionale la coppia d’oro con l’amico Roberto Mancini, entrando a far parte della dirigenza azzurra in qualità di capo delegazione
GIANLUCA PAGLIUCA. Terzo portiere della spedizione, destinato a raccogliere l’eredità di Zenga in nazionale. Dopo il ritiro ha lavorato come opinionista, dal 2016 allena i portieri della Primavera del Bologna