Gyökeres è il nuovo pallone d'oro svedese: i campioni e le meteore prima di lui
amarcordIntroduzione
Quando segna esulta mimando la maschera di Bane, uno dei cattivi di Batman. Il bomber Viktor Gyökeres che segna a ripetizione ha appena iniziato a scrivere la propria storia. Quella del premio si lega anche e soprattutto al pallone italiano. Ibra lo ha cannibalizzato per dodici anni, prima tanti altri protagonisti: Glenn Strömberg, il vichingo dell'Atalanta che sfiorò l'impresa del 1988 in Coppa delle Coppe. Tomas Brolin e quel magico Parma. Gren e Nordahl, leggende del Milan. Ljungberg e la sua cresta da punk. La meteora Dahlin a Roma e Stefano Schwarz, lo svedese che andava a cento all'ora sulla fascia a Firenze
Quello che devi sapere
Gre-No
Che il prestigioso premio svedese assegnato dal quotidiano Aftonbladet insieme alla Federazione calcistica nazionale abbia un legame con l'Italia lo dice l'albo d'oro e i primi due nomi che lo aprono: due Gunnar, Gren e Nordahl, leggendari giocatori del Milan degli svedesi, l'acronimo Gre-No-Li (Gren-Nordahl-Liedholm) che costituì l'ossatura del Milan anni Cinquanta. Gren (che arrivava dal Göteborg) fu il primo pallone d'oro svedese della storia, poi toccò a Nordahl, l'uomo dei gol, preso dal Milan sempre nel 1949 dal Norrköping in coppia col futuro barone Liedholm (che però non vinse mai il premio).
Tre premi per tre fratelli
Curiosità: il Gunnar Nordahl leggenda del Milan (detentore per sessantasei anni del titolo di miglior marcatore in un singolo campionato di A, prima dell'avvento di Higuain e Immobile) vinse nel 1947. Nel 1948 l'edizione andò al fratello maggiore Bertil, che negli anni sarebbe diventato anche un baluardo della difesa dell'Atalanta tra 1948 e 1951. L'anno dopo ancora (siamo nel 1949) vinse il terzo fratello Nordahl, Knut, passato anche lui dall'Italia e dalla Roma. Storia infelice: la sua parentesi coincise con la prima e unica retrocessione in B dei giallorossi.
Glenn Strömberg, il vichingo dell'Atalanta
Primo pallone d'oro svedese (1985) che vinse il premio mentre stava effettivamente giocando con un club italiano. Da ragazzino amava anche il ping pong, poi scelse il pallone. Nel 2012 i tifosi dell'Atalanta lo inserirono in una scenografia dedicata ai sette storici capitani della storia del club: a Bergamo dal 1984 al 1992. C'era, eccome, nella squadra che sfiorò l'impresa nella Coppa delle Coppe 1987/88, raggiungendo la semifinale di quell'edizione pur giocando in Serie B. Prima delle eroiche gesta recenti di Gasperini&Co, era stata quella l'unica grande avventura europea della Dea. Il sogno si spense in semifinale contro il Malines del leggendario portiere Preud’Homme. Proprio Strömberg segnò nel match d'andata. Appassionato di cucina italiana, oggi in Svezia ha lanciato un marchio di prodotti nostrani che porta il suo nome.
Gli altri passati dall'Italia
In quell'Atalanta di Mondonico e Strömberg arrivò anche Robert Prytz, pallone d'oro svedese nel 1986 a cavallo tra Rangers e il vecchio Bayer Uerdingen. Giocò anche nel Verona di Fascetti. Sempre negli anni Ottanta e dopo aver già vinto il premio, in Italia si accasò anche Glenn Hysén, due stagioni alla Fiorentina prima di volare a Liverpool e vincere quella First Division del 1990 che, fino alla recente era Klopp, era rimasto l'ultimo campionato vinto dai reds.
Tomas Brolin e l'eldorado del calcio
Nel 1989 vince Jonas Thern, che in Italia viene allenato solo da mostri sacri della panchina come Ranieri, Ottavio Bianchi e Lippi (al Napoli) e Mazzone (alla Roma). Nel 1990 - l'anno in cui la Serie A è al centro del mondo - vince Tomas Brolin, da Parma. Una colonna della squadra di Nevio Scala che lo schiera inizialmente in attacco, per poi arretrarlo a centrocampo. Grande qualità e senso tattico. Brolin bissa il pallone d'oro svedese nel 1994, in Emilia fa sua una Coppa Uefa, una Supercoppa, una Coppa delle coppe e una Coppa Italia.
La meteora Dahlin a Roma
Il 1993 è l'anno di Martin Dahlin, che in quegli anni segnava a raffica col Borussia Mönchengladbach. Quattro gol anche allo storico Mondiale di Usa ’94. Viene accostato alla Juve ma è la Roma a prenderlo nel 1996, per 5 miliardi di lire. Sembra un nuovo bomber per Carlos Bianchi, sarà un flop: l’attaccante dal sangue venezuelano paga la concorrenza di Balbo, Fonseca, Delvecchio e di un giovane Francesco Totti. Dopo quattro gare e 64 minuti viene rispedito in Germania a novembre.
Stefan Schwarz andava a cento all'ora
Sono gli anni Novanta e in Italia i calciatori brillano. Schwarz lo fa con la maglia della Fiorentina. Pallone d'oro svedese nel 1999, dal 1995 al 1998 gioca a Firenze diventando un idolo dei tifosi e vincendo Coppa Italia e Supercoppa. È nella top XI ideale dei giocatori più gettonati in assoluto nella carriera di Claudio Ranieri (che lo allenò in viola e al Valencia). “Andava a cento all’ora sull’ala sinistra, Stefano Schwarz, Stefano Schwarz!”. Per lui (ovviamente ribattezzato Stefano) i tifosi della Fiorentina avevano riservato un coro personalizzato.
La leggenda Larsson e Ljungberg, il gunners con la cresta da punk
Il 2002 e il 2006 sono gli anni di Fredrik Ljungberg, una delle colonne dell'Arsenal degli invincibles di Wenger, insieme a Henry, Vieira, Pires e tanti altri. Per due volte lo vince anche Henrik Larsson, (1998 e 2004), autentica leggenda del calcio svedese, tra i simboli del Mondiale del 1994 chiuso al terzo posto con finale sfiorata (1-0 di Romario in semifinale a dieci minuti dalla fine della partita). Era la Svezia del portiere Ravelli, della futura meteora giallorossa Dahlin, di Brolin e di Kennet Andersson (Bari, Bologna, Lazio) lui, però, mai pallone d'oro svedese.
Le dodici volte di Ibra
Nel 2003 fa in tempo a vincerlo anche Olof Mellberg, passato dalla Juventus nel 2008/09. Due anni dopo è il turno di un ragazzo svedese che arriva dal ghetto di Rosengard: spalle larghe, testa calda e una tecnica fuori dal comune. Prima di lui il massimo numero di affermazioni per un singolo calciatore era stato di due. Zlatan Ibrahimovic di palloni d'oro svedesi ne vince dodici, dieci di fila. I più recenti sono Andreas Granqvist (ex Genoa), Lindelof, Emil Forsberg e la doppietta di Kulusevski. Oggi c'è un nuovo bomber in città, esulta mimando la maschera di Bane, uno dei cattivi di Batman. Viktor Gyökeres ha appena iniziato a scrivere la propria storia.
Leggi anche
- Gre-No
- Tre premi per tre fratelli
- Glenn Strömberg, il vichingo dell'Atalanta
- Gli altri passati dall'Italia
- Tomas Brolin e l'eldorado del calcio
- La meteora Dahlin a Roma
- Stefan Schwarz andava a cento all'ora
- La leggenda Larsson e Ljungberg, il gunners con la cresta da punk
- Le dodici volte di Ibra
- Leggi anche