Di Vaio, parla il legale: "Mancano elementi per la condanna"

Calcio
Marco Di Vaio con la maglia dei Montreal Impact, formazione canadese di Major League (Foto Getty)
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Così l'avvocato Magnisi nella memoria difensiva depositata alla Corte di giustizia federale che giudicherà in appello l'ex Bologna, assolto in primo grado per il calcioscommesse: "Pochi i 54 secondi di telefonata con Portanova per una combine"

"Al di là del fatto che reputiamo non esserci nel procedimento de quo elementi sufficienti a giustificare la condanna di Marco Di Vaio, in quanto gli ulteriori atti trasmessi dalla Procura di Bari sono elementi solo suggestivi e fuorvianti, per gli scriventi sembra di dubbia correttezza processuale serbarsi documenti 'nel cassetto', così di fatto negando alla difesa un grado di giudizio". Lo scrive l'avvocato Guido Magnisi nella memoria difensiva depositata con il collega Aldo Savoi Colombis alla Corte di giustizia federale che dovrà giudicare in appello l'ex capitano del Bologna, assolto in primo grado per la vicenda del calcioscommesse.

Il riferimento è alla telefonata tra Marco Di Vaio e Daniele Portanova, sempre negata tra i due giocatori, nel processo sulla presunta combine Bari-Bologna, contenuta invece nei tabulati depositati dalla Procura federale. Quella telefonata, spiega la memoria, può essere paradossalmente un punto a favore per la difesa: "L'unico contatto (non ne esistono altri, né precedenti, né successivi) tra Di Vaio e Portanova è alle ore 19.08.30, sino alle 19.09.24. L'unico contatto, di 54 secondi, fuori dall'arco temporale 'spendibile' in senso accusatorio: si noti, 54 secondi per spiegare la proposta 'indecente' di Masiello".

Per la difesa quindi 54 secondi sono troppo pochi per tentare un approccio per una combine, soprattutto per due colleghi tra cui i rapporti erano notoriamente freddi. Inoltre, spiegano i legali, non c'è prova di contatti tra Portanova e gli emissari dopo la telefonata con Di Vaio.

La telefonata tra i due invece ha per la difesa un'altra spiegazione "del tutto dimenticata" però proprio per "la sua banalità". I due avvocati ricordano che quel giorno nella sede del Bologna c'era stata la tradizionale 'grigliata' di cui Di Vaio era organizzatore. "Negli anni precedenti era avvenuto che la festa di fine anno fosse abitualmente pagata dai veterani, i soliti Adailton, Di Vaio e Portanova. - si legge -.

Portanova, a quell'ora, prevedibilmente l'ora della fine della grigliata (lo dicono tutti i testi: e infatti non telefona prima) vuole sapere come ci si deve regolare per pagare il catering". Insomma, è l'ipotesi che avanza la memoria, "la telefonata, al di là dei rapporti umani tesi, aveva un preciso senso: un ringraziamento dovuto, un tentativo di offrirsi per il contributo delle spese".