E in un giorno di maggio le Rondinelle spiccarono il volo
CalcioL'8 maggio 2011 è sicuramente la data più importante del calcio ad Aprilia. E' il giorno della matematica certezza della promozione in Seconda Divisione. In città il ricordo di quella giornata è ancora vivo
di Gianluca Maggiacomo
L’anno perfetto dell’Aprilia non fu certo una passeggiata. Ebbe intoppi, sali e scendi e battute d’arresto. E forse per questo i tifosi bianco-celesti lo ricordano con ancora più piacere. Un inizio turbolento. Per un po’, le zone basse della classifica. Poi il cambio di panchina e tutto cominciò a filare. Successo dopo successo, le Rondinelle spiccarono il volo.
Stagione 2010-2011. Quella della vittoria del campionato di Serie D e del passaggio tra i grandi. I professionisti sbarcano in provincia. A due passi da Latina, per la precisione. La data fatidica è l’8 maggio 2011. "Quel pomeriggio lo stadio 'Quinto Ricci' era pieno fino all'inverosimile. Ci sarebbe bastato anche un solo punto per chiudere l'annata come primi. Ne arrivarono tre. Non potevamo chiedere di meglio. Quella giornata non la dimenticherò mai”, dice Mario Cavicchioli, 78 anni, presidente onorario, ma anche ex giocatore e tra i fondatori dell’Aprilia. “Ricordo la festa al fischio finale dell’arbitro e i caroselli in città. Per una realtà piccola come la nostra fu una grandissima soddisfazione, una cosa unica”.
Sono passati tre anni, ma l’emozione, ad Aprilia, affiora sempre, quando si parla della promozione. “Fu una stagione preparata con l’obiettivo di fare un campionato di vertice”, dice Cavicchioli. E così è stato. Fino all’atto finale: un 2-0 senza appello allo Zagarolo (squadra romana). La Seconda Divisione diviene realtà. Un’intera città in festa. Canti, balli e spumante a fiumi: come da copione. In centro la statua di San Michele Arcangelo, patrono e simbolo di Aprilia, era vestita a festa, con tanto di sciarpa e bandiera a fare da mantello. Cose da raccontare a figli e nipoti. Momenti che rimangono, soprattutto in provincia. Dove una Lega Pro può equivalere uno scudetto.
L’anno perfetto dell’Aprilia non fu certo una passeggiata. Ebbe intoppi, sali e scendi e battute d’arresto. E forse per questo i tifosi bianco-celesti lo ricordano con ancora più piacere. Un inizio turbolento. Per un po’, le zone basse della classifica. Poi il cambio di panchina e tutto cominciò a filare. Successo dopo successo, le Rondinelle spiccarono il volo.
Stagione 2010-2011. Quella della vittoria del campionato di Serie D e del passaggio tra i grandi. I professionisti sbarcano in provincia. A due passi da Latina, per la precisione. La data fatidica è l’8 maggio 2011. "Quel pomeriggio lo stadio 'Quinto Ricci' era pieno fino all'inverosimile. Ci sarebbe bastato anche un solo punto per chiudere l'annata come primi. Ne arrivarono tre. Non potevamo chiedere di meglio. Quella giornata non la dimenticherò mai”, dice Mario Cavicchioli, 78 anni, presidente onorario, ma anche ex giocatore e tra i fondatori dell’Aprilia. “Ricordo la festa al fischio finale dell’arbitro e i caroselli in città. Per una realtà piccola come la nostra fu una grandissima soddisfazione, una cosa unica”.
Sono passati tre anni, ma l’emozione, ad Aprilia, affiora sempre, quando si parla della promozione. “Fu una stagione preparata con l’obiettivo di fare un campionato di vertice”, dice Cavicchioli. E così è stato. Fino all’atto finale: un 2-0 senza appello allo Zagarolo (squadra romana). La Seconda Divisione diviene realtà. Un’intera città in festa. Canti, balli e spumante a fiumi: come da copione. In centro la statua di San Michele Arcangelo, patrono e simbolo di Aprilia, era vestita a festa, con tanto di sciarpa e bandiera a fare da mantello. Cose da raccontare a figli e nipoti. Momenti che rimangono, soprattutto in provincia. Dove una Lega Pro può equivalere uno scudetto.