Non può essere un caso se in Europa, nei campionati principali, hanno vinto o sono a un passo dal titolo allenatori che hanno legato la loro carriera, da calciatori o da tecnici ai colori bianconeri. Ancelotti ha trionfato in Bundes, Zidane e Conte sono a un passo da Liga e Premier. Allegri ha in tasca lo Scudetto. A loro si aggiunge Carrera, campione di Russia con lo Spartak Mosca
Sarà solo un caso, o forse no, nell'anno in cui la Juventus sembra trovare la sua consacrazione anche tra le big del calcio europeo, proprio in Europa, in campionati importanti, sono gli allenatori "scuola Juve", passati in bianconero da calciatori o proprio da guide tecniche a farla da padrone. Carlo Ancelotti, Antonio Conte, Zinedine Zidane e, non da meno, Massimo Carrera hanno conquistato o stanno per conquistare i titoli nei campionati in cui sono impegnati. Questione di mentalità (vincente) e di metodologia (personale), giusto mix che, storicamente, accompagna l'idea bianconera, acuita dai successi degli ultimi anni a cui manca solo la legittimazione europea.
Ancelotti: dopo Inghilterra, Francia e Spagna vince in Germania
Alla Juve è passato da "perdente", dal momento che in bianconero non è riuscito a vincere lo Scudetto collezionando secondi posti e magre consolazioni. Tuttavia, l'esperienza torinese è servita a Carletto come bagaglio d'esperienza per pianificare i successi futuri. Le vittorie al Milan sono figlie sia di un senso di rivalsa nei confronti dei bianconeri, sia di un atteggiamento, più maturo, mostrato dall'allenatore reggiano. Ancelotti ha avuto sì, sempre squadre di prim'ordine, ma ha dovuto affrontare sfide complicate. Ha permesso al Chelsea di riconquistare la Premier al suo primo anno da londinese, a Parigi non ha avuto troppi problemi a trionfare in Ligue 1, a Madrid sarà per sempre ricordato come l'allenatore che ha vinto "la decima". Col Bayern, in questa stagione, altra sfida complicata: far dimenticare Guardiola e dare continuità ai successi del catalano arrivati dopo il triplete di Heynckes. Primo step riuscito con la conquista della Bundes, per la Champions ci sarà tempo.
Zidane, la scommessa vinta da Florentino
Pensarlo come allenatore oggettivamente appariva difficile. Troppo fuori dagli schemi nonostante la classe immensa che aveva da giocatore. L'esperienza da vice-Ancelotti, nonché quella al Castilla (la seconda squadra del Real) gli è servita per maturare la mentalità da "gestione" spogliatoio. E' vero, in molti direbbero che allenare una squadra con tanti campioni come il Real è cosa semplice. Nient'affatto, gestirli diventa complicato, soprattutto se non si mostra la personalità necessaria. Non ha ancora vinto il titolo nella Liga, è a un passo, ed è praticamente in finale di Champions. Non può essere tutto giustificato dal valore della rosa a disposizione, evidentemente Zizou è un leader anche in panchina.
Conte alla conquista della Premier
Uomo di campo, allenatore da sedute di lavoro quotidiane. Non avrebbe potuto ancora allenare la Nazionale. Fatta l'esperienza in Azzurro, che gli è servita anche come modo per acquisire maggiori doti manageriali, tipiche del calcio inglese, è tornato più carico che mai. Come fece alla Juve, ha trasformato il Chelsea, praticamente con gli stessi giocatori del suo predecessore, in una squadra solida, compatta, acuendo le doti dei singoli ma sempre all'interno di un'idea di collettivo. Maturazione già sperimentata nelle ultime due stagioni in bianconero di cui, Conte, ha permeata la sua personalità da quando era un giocatore. Gioco dal basso, recupero palla in zona ultra offensiva, linee strette e capacità realizzative incarnate dalla cattiveria di Diego Costa in zona porta. Manca un'inezia per diventare campione d'Inghilterra, un titolo strameritato per un campionato dominato sbaragliando la concorrenza di allenatori blasonati come Pochettino, Klopp, Guardiola e Mourinho.
Un allenatore in... Carrera: lo zar di Russia
In Russia Spalletti ha vinto alla guida dello Zenit, Capello ha, invece, fallito come allenatore della Nazionale. Massimo Carrera è arrivato allo Spartak in sordina, in punta di piedi dopo l'esonero di Alenichev. Senza aver svolto la preparazione con la squadra, senza aver avuto la possibilità di scegliere i giocatori, ha saputo plasmare una squadra che non era campione di Russia da ben 16 anni. Lavoro, attenzione tattica e nuova mentalità hanno consentito ad un altro ex juventino di mettere a frutto l'esperienza maturata prima da giocatore alla Juve e poi al fianco di Conte in bianconero e in Nazionale. Una panchina tutta sua è arrivata e lui ha ripagato la fiducia come meglio non avrebbe potuto.
Come Conte, meglio di Conte: Allegri cerca la consacrazione in Champions
In molti avevano pensato che non avrebbe potuto ripercorrere le gesta del suo predecessore. Troppo difficile vincere tre scudetti in tre anni, quasi impossibile pensare a una vittoria in Champions. Non solo Allegri è riuscito (manca solo l'aritmetica) ad eguagliare Conte, ma ha dato un'impronta più europeoa al calcio della Juve. Non più difesa e ripartenze, ma anche gestione della gara (come insegna la doppia sfida con il Barça in Champions), con il possesso e un gioco di qualità. La bravura di Allegri sta nell'aver migliorato costantemente la qualità del gioco della Juve non ancorandosi a moduli fissi o a idee precostituite. Ha giocato con la difesa a tre o a quattro, con due punte o tre punte, ha convinto Mandzukic a giocare sull'esterno. L'ultimo in grado di fare ciò con un attaccante era stato Mourinho con Eto'o, era l'anno del triplete nerazzurro, la Juve potrebbe ottenere anche lo stesso risultato.