Giocatori trasformati in cantanti, musicisti e Dj, ma anche colonne sonore di competizioni sportive e inni rimasti nella storia. Nel giorno in cui si celebra la Festa internazionale della Musica, è impossibile non ricordare il legame fortissimo tra il calcio e una delle arti più antiche
Caetano Veloso, celebre cantautore e chitarrista, ha detto che la musica è “una delle cose inutili più importanti al mondo”. Una definizione che potrebbe essere estesa dallo stesso artista brasiliano all’altro pilastro su cui si fonda il suo Paese ovvero il calcio. Il mondo della musica e quello del pallone sono sempre stati legati: calciatori che si danno al canto o alle consolle in discoteca, brani resi celebri perché ripresi da una tifoseria, canzoni che grazie a un Mondiale di calcio sono ancora nella memoria di tutti. Due discipline apparentemente diverse ma più vicine di quanto si possa pensare.
Da calciatori a star della musica
Dai campi di calcio al palco di un concerto? È possibile. Uno dei primi ad appendere le scarpette al chiodo (in questo caso i guanti visto che era un portiere) per dedicarsi al canto è stato Julio Iglesias. I più giovani forse conoscono meglio il figlio Enrique, ma il papà Julio, classe 1943, è oggi l’artista latino che ha venduto più dischi nella storia della musica (oltre 300 milioni di copie). Prima di diventare una star internazionale, Iglesias era infatti il portiere della squadra riserve del Real Madrid ma un infortunio dovuto ad un incidente stradale ha messo fine alla sua carriera da calciatore quando aveva poco più di 20 anni. Al Bernabéu, l’autore di brani celebri come “Se mi lasci non vale” ci tornerà, ma per cantare davanti a oltre 70 mila fan e pazienza se a difendere i pali delle merengues, nel frattempo, c’era qualcun altro.
Non solo Julio
Se nel caso di Iglesias il talento musicale era decisamente superiore rispetto a quello calcistico, non si può dire lo stesso di un altro latino che ha provato il salto dal prato verde ai palcoscenici musicali. La “conversione” di Pablo Daniel Osvaldo è recente e – a differenza del collega spagnolo – la scelta dell’ex di Roma e Inter non è stata dovuta a un infortunio. Il centravanti era semplicemente stanco del mondo del calcio e ha lasciato il Boca Juniors per inseguire quella che, secondo lo stesso Osvaldo, è la sua vera passione: la musica. Dal 2016 va in giro con la sua band, El Barrio Viejo, con la quale canta sia in America latina sia in Europa con un discreto seguito di fan. L’atteggiamento, il look e la personalità da rock star non sono mai mancate, neppure quando giocava a calcio, sul talento canoro del discusso “Johnny Depp italo-argentino” qualche dubbio permane.
E tutti gli altri…
Julio Iglesias è stato il primo, Osvaldo l’ultimo ma con loro ci sono tanti altri calciatori che – con risultati più o meno soddisfacenti – si sono dilettati nel mondo della musica. Uno di questi è Ruud Gullit che tra un Pallone d’oro e una Champions League ha anche avuto il tempo di incidere alcuni brani poi pubblicati nel 1988 all'interno dell'album "South Africa". Negli anni ’90 anche l’ex calciatore statunitense Alexi Lalas (primo nordamericano a giocare in Italia) ha avuto modo di farsi notare come voce e chitarra dei Gypsies, gruppo rock autore di due dischi. Javier Zanetti, oggi vicepresidente dell’Inter ed ex capitano dei nerazzurri, ha duettato addirittura con Mina nella versione in spagnolo di “Parole, parole”. Tra gli italiani, ricordiamo i gemelli Filippini, che si sono più volte esibiti con chitarra e microfono davanti ai propri tifosi, mentre tra i campioni di oggi, merita una menzione particolare Gianluca Lapadula, abilissimo pianista che ha recentemente dato saggio del suo talento musicale con un brano di Chopin. Poi ci sono i Dj, con Gaizka Mendieta, Djbrill Cissé e Paolo De Ceglie tra i più gettonati, e i fenomeni social come Dani Alves e Patrice Evra, veri show men sui social dove non fanno mancare le performances canore ai loro follower.
“You’ll never walk alone”, “Notti magiche”: musica e calcio nella leggenda
Ci sono canzoni che non sarebbero le stesse al di fuori di un contesto calcistico, alcune addirittura non esisterebbero neppure. Alzi la mano chi non associa le note di “You’ll never walk alone” alla Kop, curva dei tifosi del Liverpool che hanno reso celebre questo brano. Un testo preesistente, inizialmente scritto come canzone di scena dalla coppia statunitense Richard Rodgers e Oscar Hammerstein per il musical del 1945 Carousel e solo successivamente entrato a far parte del repertorio di cantanti e gruppi più famosi. Tra questi c’erano Gerry and the Pacemakers che a Liverpool resero popolare questo pezzo il quale già a partire dal 1964 inizia ad essere usato come sottofondo musicale di tutte le partite dei Reds.
Quello di “You’ll never walk alone” è un testo leggendario nel mondo del calcio ma che non era nato con la finalità di diventare l’inno di una squadra o comunque nessuno immaginava al momento della stesura che avrebbe spopolato grazie a una tifoseria. Altre canzoni, invece, sono state ideate proprio come colonna sonora di un evento sportivo, ma la loro musicalità, la bravura degli interpreti o semplicemente ciò che hanno rappresentato in quel determinato periodo, le hanno rese immortali. L’esempio più caro ai tifosi italiani è certamente “Un’estate italiana”, per tutti “Notti magiche”, colonna sonora del Mondiale 1990 con cui Edoardo Bennato e Gianna Nannini fecero sognare una nazione intera contestualmente ai gol di Totò Schillaci e Roberto Baggio in quella che doveva essere una Coppa del Mondo tutta azzurra. Un sogno bruscamente interrotto dall’Argentina di Maradona nella semifinale a Napoli ma le note di quella canzone riecheggiano ancora oggi nella mente dei più nostalgici.
Ricky e Shaki, Mondiali da ballare
Un po’ meno legate alla tradizione italiana, ma diventate comunque successi internazionali, sono anche le colonne sonore dei Mondiali del 1998 e del 2010. In Francia fu Ricky Martin che con la sua “Copa de la vida” fece ballare in mondo intero anche ad anni di distanza dal successo di Zidane e compagni contro il Brasile di Ronaldo. In Sudafrica ci ha pensato Shakira con il suo “Waka waka” a rendere meno assordante il rumore delle vuvuzelas.
Calcio e musica, musica e calcio. Due mondi apparentemente diversi ma che da sempre hanno trovato diversi punti di intersezione, perché, infondo, l’una e l’altro sono due delle cose inutili più importanti del mondo.