Italia fuori dai Mondiali, Tommasi e Albertini: "Il Ct è l'ultimo problema, serve un progetto sportivo"

Calcio

Il presidente dell’AIC Damiano Tommasi e Demetrio Albertini hanno parlato della clamorosa mancata qualificazione della Nazionale italiana ai prossimi Mondiali

Il giorno dopo la clamorosa quanto ‘tragica’ mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di Russia si tenta ancora di capire cosa non ha funzionato nel gruppo azzurro. Ad analizzare il risultato della Nazionale di Gianpiero Ventura ci hanno pensato Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, e Demetrio Albertini, che negli scorsi anni è stato candidato alla presidenza dell FIGC proprio contro Carlo Tavecchio, attuale numero uno della Federazione. Intervenuti alla cerimonia di presentazione del Gran Galà del Calcio 2017, in programma il prossimo 27 novembre al Megawatt Court di Milano, i due ex calciatori hanno provato a dare una spiegazione all’eliminazione degli azzurri per mano della Svezia.

Tommasi: "Il CT è l'ultimo problema"

"La situazione deve essere analizzata – ha esordito il presidente dell’AIC Damiano Tommasi -. Bisogna partire da una presa di coscienza, poi si dice cosa fare.  Io penso che i calciatori della Nazionale siano dei campioni, non sempre vincono i migliori o chi merita, lo sport è anche questo ed a volte va così. Le due gare con la Svezia sono state particolari, il playoff si è deciso su una deviazione. Noi però non siamo ancora arrivati ad una presa di coscienza. L’allenatore? Credo che oggi questo è l’ultimo dei problemi, noi probabilmente non abbiamo ancora avvertito che è il movimento generale ad avere bisogno di un cambiamento. La soluzione si può anche trovare nella valutazione tecnica, ma oggi siamo chiamati a fare un’altra riflessione. Non credo che il tema da affrontare sia quello del CT, non penso si debbano fare nomi, almeno per quanto mi riguarda. Le partite si possono risolvere con episodi, ma il calcio è questo: le coppe si vincono in allenamento. Un progetto sportivo non è casualità: un progetto sportivo è programmazione, lungo termine. Ci sono atleti che vivono a quadrienni, nessuno oggi ha questa prospettiva: da noi ci deve essere la visione, dobbiamo capire se adesso quella c’è. Ed è su questo punto che sono molto dubbioso. Arrivare ai Mondiali per tanti atleti rappresenta l’apice di una carriera, non raggiungere questo oniettivo sportivamente è certamente una grande amarezza. Sembra che questa sconfitta si benedica perché servirà per ripartire, ma l’importante è che si faccia per davvero".

 

Albertini: "Io al posto di Tavecchio? Non so come sarebbe andata, ma serve il coraggio di cambiare"

A commentare l’eliminazione dell’Italia ai playoff per accedere ai Mondiali anche Demetrio Albertini, che dopo aver lavorato in FIGC negli anni scorsi era anche stato candidato alternativo a Carlo Tavecchio per la presidenza della Federazione. "Non so se le cose sarebbero andate diversamente se ci fossi stato io al posto di Tavecchio – ha ammesso Albertini -, ma anche questa è la bellezza dello sport. Io nel 2014 mi sono messo a disposizione, oggi giudicare l’operato di qualcuno è la cosa più semplice. La cosa importante da fare, invece, sarebbe capire quali siano state le cause di quanto accaduto e magari avere il coraggio di poter cambiare. Questo è il mio pensiero da esterno, da persona che tre anni fa si è messa a disposizione. Da dove inizierei questo progetto di cambiamento? Io non sono qui per presentare una candidatura, credo solo che un bel progetto sportivo sia una cosa importante. Il mio programma è scritto e lì rimane, ma credo che oggi sia semplice parlare sulle ali dell’emotività. Un percorso percorribile nel nostro Paese credo sia quello legato alle seconde squadre. Ma bisogna essere razionali e cercare un percorso condiviso. Sinceramente penso che la Nazionale, con tutti i difetti che potesse avere, aveva tutte le carte in regola per andare ai Mondiali. Reputo i calciatori azzurri dei campioni, chi indossa la maglia della Nazionale sa sempre cosa fare. Poi ci sono le partite e purtroppo anche le sconfitte". In chiusura per Albertini anche un pensiero su Ventura e sui possibili sostituti nel ruolo di CT. "Cosa farei al posto di Ventura? E’ sempre difficile, perché adesso ho l’ottica dell’imprenditore. Ora posso dire che non mi dimetterei non avendo raggiunto gli obiettivi primari, ma di certo chiuderei. Chi al suo posto? Scegliere un CT è la cosa più difficile, perché viene sempre criticato. Se dovessi pensare ad un uomo di esperienza il primo nome che mi viene in mente è quello di Ancelotti, ma deciderà il presidente. Di sicuro allenatori con esperienza in giro ce ne sono".