Breve storia del "gol olimpico": l'antica arte di segnare dalla bandierina

Calcio

Il primo nel 1924, in un Argentina-Uruguay, quando era stato reso legale da pochi mesi. Tra i migliori esponenti tanti sudamericani, da Recoba a Ronaldinho, ma come non citare il genio di Petkovic o il nostro Palanca

Dalla bandierina alla porta, senza deviazioni: se ancora oggi lo chiamiamo “gol olimpico” il merito è tutto dell’argentino Cesareo Onzari, primo a riuscirci nel lontanissimo 1924. È un calcio in cui devono ancora essere inventati i Mondiali e così, per gli argentini, la sfida del 2 ottobre contro i nemici di sempre dell’Uruguay e oltretutto campioni olimpici in carica, è particolarmente sentita. Finisce 1-0, e la risolve Onzari, ala sinistra dal cross sopraffino, con una “palla curva” direttamente dal corner che non si era mai vista prima, anche perché la Fifa l’aveva legalizzato solo da 3 mesi: è nato “el gol olimpico”, che dopo quelli del suo inventore argentino renderà celebri tanti altri piedi magici, soprattutto sudamericani.

Il primo gol olimpico della storia: il VAR dell'epoca, sul palo, lo convalida

Doppiette olimpiche

Se il gol direttamente dal calcio d’angolo è una di quelle prodezze che definiremmo “rare”, potete ben capire cosa significhi assistere a ben due reti del genere nella stessa partita. In Bologna-Fiorentina la gara di bravura è stata tra Veretout e Pulgar, botta e risposta nel giro di 3’. Entrambi col destro, beffando i portieri avversari non esenti da colpe, va detto. Ma andando a scavare, le storie incredibili riemergono.

Torniamo in Sudamerica, ma spostiamoci in Colombia: il 24 gennaio 2004 si gioca Academia Tolimense-Deportivo Cali, finale del Pony Futbol, il più importante torneo giovanile del Paese. Agli spettatori casca la mascella quando vedono un ragazzino di 12 fare non uno, ma ben due gol direttamente da corner (sul primo, in realtà, c’era il dubbio di un autogol, ma alla fine gli venne assegnato). “Bravino quel James Rodriguez”, si mormora in tribuna. E c’è chi si appunta il nome.

Via col vento

Curiosamente, anni prima (è il 1979), sempre il Deportivo Cali era stato protagonista, ma quella volta nei panni di chi i gol da angolo li fa, con due reti dalla bandierina: nella gara di Copa Libertadores contro il Quilmes (terminata 3-2) sono Angel Maria Torres ed Ernesto “El Cococho” Alvarez a far sobbalzare gli spettatori in tribuna. Due in una partita sola anche il 22 gennaio 2012, in una gara di Premier nordirlandese tra Coleraine e Glenavon, finita 3-1: protagonista assoluto Paul Owens che sul primo gol (involontario) beneficia dell’aiutino del vento, sul secondo ci riprova avendo intuito che il portiere avversario non è un mostro nelle uscite e per poco non fa tripletta, poco dopo, cercando di sfruttare ancora il trucchetto.

Genio sudamericano

Di nuovo Colombia nel 1962, per un altro gol olimpico storico: i Mondiali, adesso sì, sono stati inventati da un pezzo, ma di gol su corner ancora non se ne sono visti. Perché accada dobbiamo aspettare che tra i pali ci sia il portiere più forte dell’epoca, il grande Yashin, e il primo, e per adesso ancora unico, a riuscire nell’impresa è Marcos Coll nel 4-4 finale tra Colombia e Unione Sovietica: un gol “strano”, perché la palla si infila sul primo palo, con la complicità del leggendario portiere che calcola male le misure.

Sempre in Sudamerica, la vera Patria del gol olimpico, impossibile non citare le magie di Ronaldinho, di Roberto Carlos (coefficiente di difficoltà altissimo, dato che in un Corinthians-Portuguesa del 2011 segnò di sinistro calciando dalla bandierina a sinistra), o dell’interista Recoba, che in Italia si mise in mostra nel corso di una gara contro l’Empoli nel 2002 e che 13 anni dopo, una volta tornato in Uruguay al suo Nacional, replicò con quel sinistro fatato, anche a 38 anni, nel corso di una partita contro lo Sportivo Luqueno.

Piede sempre caldo

Risalendo il continente, anche la MLS è stata teatro di grandi colpi ad effetto dalla bandierina. A testare la prontezza dei portieri americani ci ha pensato subito David Beckham, e chi sennò, che nel luglio del 2011, con la maglia dei Los Angeles Galaxy, beffa quello dei Chicago Fire con una traiettoria rasoterra che gli si infila tra le gambe prima di entrare in porta. Un anno dopo, altro corner e altro gol olimpico, stavolta contro l’Isidro Metapan e con una parabola arcuatissima. Henry, altro campionissimo europeo esportato in America ma non esattamente uno specialista dalla bandierina, vede e copia poche settimane dopo, insegnando il gol olimpico anche a New York.

I segreti dei maestri

In Italia, oltre al Chino, abbiamo visto i gol da corner di Mihajlovic, Roberto Baggio, Diamanti, Papu Gomez, ovviamente Maradona, e, in questa stagione (contro il Sassuolo, a ottobre), Callejon. Ma se dici “gol olimpico” dalle nostre parti, non puoi non pensare ai baffoni di Massimo Palanca, autentica leggenda del Catanzaro negli Anni Settanta nonché specialista mancino del gol da angolo, visto che col suo 36 di piedino ne disegnò, secondo le leggende, ben 13.

A contendergli lo scettro di migliore di tutti i tempi il serbo Dejan Petkovic, che dalle nostre parti abbiamo visto per una sola stagione (1999-2000), con la maglia del Venezia. Una carriera da giramondo, dalla Stella Rossa al Real Madrid, dal Flamengo allo Shanghai Shenhua, ma portando ovunque il suo marchio di fabbrica. Proprio per la sua abilità così “brasiliana” divenne un idolo dei tifosi del Flamengo, tanto che, quando si ritirò, fu invitato dalla tv ufficiale del club a svelare i segreti del suo modo di calciare dal corner. Lui, in diretta, accettò la sfida: in jeans e polo bianca andò alla bandierina e ne provò 5. Tre entrarono in porta.