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Segno e me ne pento: le 10 "non-esultanze" più famose del calcio

Calcio

Vanni Spinella

Salah, vero esperto in materia, aveva già segnato senza esultare contro Fiorentina e Chelsea. Batistuta singhiozzò dopo aver steso la Fiorentina, Simeone trattenne le lacrime dopo aver fatto piangere l’Inter. E poi lo show di Dani Alves, il ripensamento di Higuain, la freddezza di Pirlo...

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Dentro, un vulcano di emozioni: lapilli di gioia che vorrebbero saltare fuori, perché va bene il rispetto, il passato, le origini, ma un gol è sempre un gol. Fuori, il ghiaccio: al massimo due braccia alzate al cielo in segno di scuse, i palmi delle mani ben visibili. Sono disarmato, ma ti ho appena colpito.

La posa dell’ex che segna e non esulta è ormai così classica da esser diventata un’esultanza. Su quanto reale sentimento – e quanta convenienza – ci sia dietro tanta arrendevolezza si potrebbe discutere all’infinito. Ognuno ha le sue ragioni, anche i calciatori. E in un mondo in cui il mercato è sempre aperto e nessun trasferimento impossibile, le probabilità di vedere gol dell’ex si sono innalzate in maniera esponenziale. Solo in questa stagione, per fare un esempio, hanno segnato, ma non esultato, contro l’Inter Palacio (Bologna), Pandev (Genoa), Ljajic (Torino). I tifosi della Roma hanno ancora negli occhi le i palmi delle mani di Salah, uno dalle "scuse" facili. E quanti altri casi di non-esultanze potremmo tirar fuori dal cassetto dei ricordi. Ecco quelli che in qualche modo hanno segnato la storia.

Mohamed Salah contro la Roma (e la Fiorentina. E il Chelsea)

Un ex che sa come si trattano le ex. Vero esperto in materia, non ha mai negato un gol a una sua vecchia squadra. Dopo la pugnalata, però, le scuse. Sempre. Le braccia che si alzano, a metà tra la richiesta di perdono e il segno di resa. Ops, mi è scappato: è stato più forte di me. Contro la Roma, Momo ha messo il suo zampino in 4 dei 5 gol del Liverpool: per due volte è stato l’esecutore materiale, in altri due casi il mandante. Curioso come abbia celebrato gli assist (con un sorriso, un abbraccio al compagno, un moto di felicità insomma) mentre per i gol ha subito indossato la maschera della tristezza. La stessa esibita in occasione del gol alla Fiorentina, in quel caso da neo-giallorosso e dopo un trasferimento non privo di polemiche e ripicche. Persino contro il Chelsea, club che l’aveva scaricato brutalmente, si è negato la soddisfazione di un’esultanza libera, sfrenata, comprensibile. Ma non sarà un po’ troppo?

Frank Lampard contro il Chelsea

Non bastò un trasferimento al quale nessuno voleva credere, 6 mesi al Manchester City che sapevano tanto di macchia su una carriera in Blue, con la gabola del finto approdo in MLS. Frank Lampard, contro il suo Chelsea, ebbe anche l’ardire di segnare, il 21 settembre 2014. Il suo gol a 5’ dalla fine regala il pareggio al City, strappa il cuore e due punti alla sua ex-squadra, quella in cui aveva giocato per 13 stagioni collezionando 648 presenze e ogni genere di trofeo. Reazione glaciale, una manina alzata appena a stoppare subito i compagni malintenzionati, quelli che avrebbero voluto sommergerlo di abbracci, ridendo con lui in modo sguaiato. Ridete voi, io non me la sento.

Dani Alves contro il Siviglia

Nel 2010 Dani Alves è già uno dei terzini più forti del mondo in una delle squadre più forti della storia. Il passato, però, non si dimentica, in particolare quelle 6 stagioni al Siviglia, club che ha creduto in lui prima di tutti e l’ha portato in Europa facendolo scoprire al mondo. Il gol dell’ex che segna è quasi involontario, lui si trova sulla linea di uno sciagurato retropassaggio di un avversario verso il portiere e non può esimersi dall’allungarsi per modificarne la traiettoria, indirizzando la palla in rete. Subito si rende conto di quel che ha combinato e: china il capo, mostra i palmi delle mani, rifiuta il tentativo di Pedro di sollevarlo e portarlo in trionfo restando immobile (intanto, ernia per Pedro garantita), congiunge le mani a mò di preghiera, finalmente alza lo sguardo. Gran finale a braccia conserte, in meditazione, osservando gli spalti con i suoi ex tifosi e respirando profondamente. Eccomi, sono stato io. Poi si gira e se ne va. Sipario.

Cristiano Ronaldo contro il Manchester United

Il gol è quello reso celebre dalla posa di Evra, letteralmente sovrastato dallo stacco cestistico di Cristiano Ronaldo nel suo più bel terzo tempo di sempre. Uno, due e stacco a piedi uniti, volando sulla testa del francese che, anche un po’ spaventato, si accovaccia rendendo ancora più impietoso il paragone e ancor più mitica la foto. Quel gol, CR7 lo segna con la maglia del Real Madrid alla sua vecchia squadra, lo United a cui è rimasto sempre affezionato. La cosa più difficile di un gol del genere non è tanto farlo, quanto riuscire a non festeggiarlo, impazzendo di gioia davanti alla dimostrazione evidente dei propri superpoteri. Cristiano Ronaldo ce la fa, con la solita posa alla Fonzie. Tranquilli, non è successo niente. Forse è anche per questo che è un alieno.

Gabriel Omar Batistuta contro la Fiorentina

Il gol dell’ex più commovente che ci sia, segnato da un cuor di leone che poi non riesce a trattenere le lacrime per aver fatto male al suo primo e vero amore. Batistuta è approdato alla Roma nell’estate 2000 per vincere lo scudetto inseguito vanamente in viola, e per riuscirci è necessario vincere le partite. Anche quelle che nel profondo del cuore non si vorrebbero vincere. Il 26 novembre 2000, all’ottava giornata, la Fiorentina va a fargli visita nella sua nuova casa, l’Olimpico. 0-0 fino all’83°, quando Batigol esplode un destro dei suoi da fuori area, scavalcando Toldo. Subito le lacrime, il volto nascosto nell’abbraccio dei compagni, Totti che lo prende in braccio come si farebbe con un bimbo, l’applauso di tutto lo stadio che comprende il momento e il sentimento di un campione con un cuore non solo di leone. Scusate, ho dovuto farlo.

Diego Pablo Simeone contro l’Inter

Il romanticismo argentino ha un altro dei suoi massimi esponenti in uno che, se avessi potuto aprirgli la cassa toracica in un momento qualsiasi di una partita qualsiasi, ti saresti sorpreso nel trovarci un cuore. Diego Pablo Simeone, sul rettangolo di gioco, non guardava in faccia a nessuno. Non aveva amici, non voleva averne. Il 5 maggio non guardò in faccia nemmeno alla sua Inter: semplicemente le segnò perché è così che funziona. Spiace, ragazzi. Scudetto nerazzurro in fumo, le lacrime di Ronaldo contrapposte alla non esultanza fiera e asciutta del guerriero, stretto nell’abbraccio dei suoi compagni.

Gonzalo Higuain contro il Napoli

Alla sua prima da ex, il 29 ottobre 2016, il Pipita Higuain ha ancora l’ingenuità di credere di essersi lasciato bene con il Napoli. Così, quando per la prima volta affronta gli azzurri da juventino, e segna – perché nel calcio è scritto che una partita del genere debba finire 1-0 con gol dell’ex – opta per il profilo basso. Braccia aperte a scusarsi, la mimica è quella di chi sta pensando “Giuro che non l’ho fatto apposta”. I rapporti però cambiano, Higuain ad un tratto apre gli occhi. E allora via con le esultanze, a ogni nuovo gol segnato contro il Napoli: mano all’orecchio, visiera a cercare De Laurentiis in tribuna, corse sfrenate, faccia rabbiosa e abbracci ai compagni. I nuovi compagni.

Fernando Torres contro l’Atletico Madrid

L’hanno visto crescere, quel niño. E lui, quando si è fatto grande, non si è dimenticato di loro. Il 30 aprile 2014 gioca nel Chelsea, dopo esser passato anche dal Liverpool, e in semifinale di Champions ritrova il suo Atletico. Il gol e le scuse, sincere. Vi prego, non odiatemi. Due anni dopo non è riuscito a resistere al richiamo della foresta, che l'ha riportato a Madrid. A casa.

Fabio Quagliarella contro il Napoli

Una vicenda dietro alla quale c’era una verità che non si poteva raccontare, e che una volta emersa ha scagionato l’incolpevole Quagliarella. I tifosi del Napoli non gli avevano mai perdonato l’addio alla sua squadra del cuore e il passaggio alla Juventus, solo anni dopo se ne sono scoperti i reali motivi, una brutta faccenda di stalking, minacce e lettere anonime. Tutto dimenticato, lo striscione “Scusaci Fabio” con cui i tifosi del Napoli gli tendono la mano dopo anni di fischi e insulti. I tifosi del Torino non avevano digerito una sua non esultanza con tanto di scuse plateali dopo aver segnato un rigore contro il Napoli. C’è da dire anche che, con tutti quei cambi di casacca e un fiuto del gol ben sviluppato, Quagliarella ha sempre avuto difficoltà a esultare liberamente. Storica la sua stagione 2014-2015, con la maglia del Toro, quando segna contro Napoli, Juventus, Fiorentina, Udinese (due), Sampdoria (tre). Tutte sue ex. In pratica su 13 gol messi a segno in campionato, 8 non li festeggia.

Andrea Pirlo contro il Milan

Il gol è un dovere, il calcio di punizione solo il modo più facile che Andrea Pirlo conosce per raggiungerlo. Non è colpa sua se gli riesce sempre così bene. Quella volta neppure tanto, palla indirizzata in modo non proprio irresistibile nella porta di Abbiati, che la tocca anche ma non respinge. Il 6 ottobre 2013, Pirlo mostrando alla sua ex – quella che l’aveva scaricato non ritenendolo più all’altezza – di cosa sia ancora capace. Vi ricordate di me? Dopo il calcio una leggera corsetta, nessuna rivalsa: quando il rispetto si fonde con il self control del campione.