Il leggendario portiere colombiano torna a far parlare di sè con l'ennesima follia: un pugno a un tifoso avversario che lo stava contestando al termine di un'amichevole. L'ultimo eccesso di una vita fatta di esagerazioni
Un colpo fulmineo, con la stessa rapidità con cui attacca uno scorpione. La similitudine non è casuale, trattandosi dell'ultima bravata di René Higuita, il leggendario portiere colombiano (diventato celebre, tra le sue mille pazzie, per la famosa parata con il "colpo dello scorpione") oggi 51enne e preparatore dei portieri dell'Atletico Nacional de Medellin.
Ancora una volta, Higuita è riuscito ad essere protagonista fuori dal campo, o sarebbe meglio dire a bordocampo, quando al termine dell'incontro tra Atletico Nacional e America de Cali, ha sferrato un pugno a un tifoso avversario che gli si era avvicinato contestandolo. Erano stati da poco calciati i rigori che avevano regalato all'America la Coppa Indipendenza (dopo l'1-1 dei tempi regolamentari), quando, come si vede dalle immagini diffuse da un altro spettatore che ha ripreso tutto, Higuita sta per abbandonare lo stadio e viene avvicinato da un tifoso avversario che scende dalle gradinate con il chiaro intento di provocarlo con frasi poco dolci. La reazione di Higuita, un gancio destro diretto al volto (ma che non centra pienamente il bersaglio), è esagerata.
Esagerata come lui, eccessivo da una vita in tutto ciò che fa. Dalle amicizie con tipi poco raccomandabili in Colombia alla positività alla cocaina (nel 2004) emersa dopo un test antidoping, fino all'arresto, nel 1993, perché aveva fatto da mediatore in un sequesto senza avvertire la polizia.
Molto meglio, allora, ricordarlo come il "personaggio" sempre fuori dagli schemi e spesso anche fuori dalla porta (se lo ricorda bene Roger Milla, che al Mondiale del '90 gli rubò palla mentre cercava di avventurarsi in un dribbling, per poi andare a segnare il più comodo dei gol a porta vuota); come quello dalla pettinatura iconica che l'ha reso, assieme all'amico e compagno di nazionale Valderrama, un simbolo del calcio degli Anni Novanta; come il portiere di quel Nacional di Medellin, allenato da Francisco Maturana, che contese un'Intercontinentale al Milan di Sacchi nel 1989, venendo battuto solo da una punizione di Evani nei tempi supplementari; o come quello della "mossa dello scorpione", perché tanto sempre lì si torna quando si nomina Higuita. A giudicare dalle ultime immagini, il guizzo è rimasto quello di un tempo.