L'attaccante svedese provoca i tifosi del Los Angeles FC dopo il derby pareggiato per 2-2, nel corso del quale è stato bersagliato continuamente dai fischi dei sostenitori rivali
Un assist decisivo per riaprire la sfida, un pareggio acciuffato per un pelo in rimonta e poi la solita intervista mai banale a fine partita. Zlatan Ibrahimovic non si smentisce mai e anche in occasione del derby contro il Los Angeles FC ha dato spettacolo, sia in campo che fuori. Il 2-2 ne El Trafico non ha permesso ai suoi Galaxy di fare un grande salto di qualità in classifica, con un quarto posto sempre più a rischio, ma al centro della discussione è finita la ridotta capienza dell’impianto che fa da teatro alle gare dei ‘cugini’ di Ibra e in cui è andato in scena lo scontro di cittadino. Questione di motivazioni, quelle che possono spingere un grande campione ad andare oltre i primi limiti. I 22 mila che hanno affollato il Banc of California Stadium hanno incessantemente fischiato l’attaccante per provare a destabilizzarlo e complicargli la vita, ma non sono bastate così “poche” persone a spaventare lo svedese: “Se devo essere onesto questo stadio è un po’ troppo piccolo per me – ha dichiarato l’ex Manchester United al termine della sfida -. Sono abituato a giocare davanti a ottantamila persone e quando ti fischia così tanta gente, allora sì che devi alzarti e cominciare a fare le cose come si deve. Se sono appena ventimila a metterti pressione, con tutto il rispetto, per me è come un allenamento”. Chiaramente una provocazione verso i tifosi rivali quella di Ibrahimovic, in particolare considerando che anche lo stadio che ospita i match dei LA Galaxy, lo StubHun Center, contiene circa 27 mila posti, poco più quindi rispetto a quello degli avversari. Davanti ai suoi sostenitori Ibra riesce però a dare il meglio di sé, in particolare dopo averli conquistati in pochi minuti con la doppietta al debutto. Ma lo svedese è sempre meglio non provocarlo, anche quando gioca in trasferta.