Roberto Mancini-story: dalla A all'esordio ufficiale sulla panchina dell'Italia, tutte le tappe della carriera del CT

Calcio

Contro la Polonia, nella prima gara valida per la Nations League, Roberto Mancini farà il suo esordio in un match ufficiale sulla panchina dell’Italia in qualità di Commissario Tecnico. Una carriera da vincente quella dell’allenatore: ripercorriamo insieme tutte le tappe della sua storia

ITALIA-POLONIA LIVE

SEGUI LA UEFA NATIONS LEAGUE LIVE

Quando ascolterà le note dell’Inno di Mameli, lì sulla panchina dell’Italia, Roberto Mancini penserà sicuramente a tutto ciò che ha vissuto fin qui nel corso di una carriera straordinaria, prima da calciatore e poi da allenatore. Nella sfida contro la Polonia, prima gara valida per la UEFA Nations League, l’allenatore farà il suo esordio in una gara ufficiale in qualità di Commissario Tecnico della Nazionale italiana. Soltanto l’ultima tappa di un percorso da vincente assoluto, prima in campo e poi in panchina. Partito giovanissimo da Bologna, Mancini ha poi scritto la storia di Sampdoria e Lazio. I primi trofei da allenatore con Fiorentina e Inter, fino al trionfo all’estero, in Inghilterra, con il Manchester City. Adesso il nuovo inizio in Nazionale. Ripercorriamo insieme tutti i capitoli della storia di Roberto Mancini.

L’esordio da calciatore in Serie A

Una carriera straordinaria quella di Roberto Mancini, da vincente. Il cammino inizia esattamente da Bologna, con Marino Perani che lo sceglie a soli 13 anni, pagandolo 700 mila lire. Mancini va a Bologna, viene inserito nella formazione Giovanissimi e sin da subito si dimostra precoce, giocando con i ragazzi di categoria superiore pur essendo ancora più giovane. A 16 anni passa in Primavera, mentre a 16 anni e 9 mesi arriva in Serie A, dove esordisce in maglia rossoblù il 13 settembre 1981. Nella sua prima stagione in Serie A, ad appena 17 anni, segna 9 gol in 30 giornate: il Bologna retrocede, ma lui si mette immediatamente in mostra.

Il primo scudetto alla Samp

Considerato subito un enfant prodige, Mancini nella stagione successiva al suo esordio viene acquistato dalla Sampdoria. Il presidente blucerchiato dell’epoca, Paolo Mantovani, per lui è disposto a spendere tanto: sborsa addirittura 4 miliardi di lire e tra i due nasce un sodalizio lunghissimo e vincente. Mancini con la maglia della Samp vince uno scudetto (1990/91), una Coppa delle Coppe (1989/90), arriva in finale di Champions League (1991/92) - che allora si chiamava ancora Coppa dei Campioni -, dove viene battuto soltanto ai tempi supplementari dal Barcellona. Nella Sampdoria per Mancini nascono anche delle grandi amicizie: una di queste è con Sven Goran Eriksson, il quale, una volta passato alla Lazio, lo porterà con sé. Altri amici conosciuti ai tempi della Sampdoria hanno continuato a lavorare con Mancini anche nelle esperienze successive. Negli ultimi anni in blucerchiato, dopo la morte di Paolo Mantovani, il rapporto di Mancini con il figlio Enrico non è così positivo. Massimo Moratti, presidente dell’Inter, lo cerca per portarlo in nerazzurro: Mancini vorrebbe andare, ma Enrico Mantovani non lo lascia partire. L’attaccante si libera l’anno successivo, praticamente a zero, e passa alla Lazio.

La Lazio e l’ultima stagione da calciatore

Nella Lazio da calciatore ha il suo momento migliore in termini di successi. Con la maglia biancoceleste vince sei trofei addirittura, tra cui, nel campionato 1999/00, uno scudetto che mancava dalla stagione 1973/74. Con la Lazio Mancini gioca l’ultima partita della sua carriera da calciatore, prima di diventare il vice di Sven Goran Eriksson in panchina. Poi la chiusura: al momento della fine del rapporto tra Eriksson e la Lazio, Mancini pensa di diventare l’allenatore della squadra. Il club, invece, chiama Dino Zoff. Mancini si arrabbia, va via e decide di tornare a giocare. Lo fa con la maglia del Leicester, in Inghilterra: l’esperienza inglese dura soltanto qualche mese, Roberto Mancini ha ormai deciso di diventare un allenatore.

Fiorentina e Inter, i successi da allenatore

Riceve il primo incarico dalla Fiorentina: diventa l’allenatore viola e porta subito al club un trofeo, la Coppa Italia, nella stagione 2000/01. Mancini, ovunque va, vince. Accade la stessa cosa anche nell’Inter: nella prima stagione in nerazzurro, nel 2004/05, vince una Coppa Italia che mancava da 23 anni, poi, dopo qualche malumore al termine di due campionati conclusi al terzo posto, interviene lo scandalo Calciopoli. Uno dei due terzi posti viene tramutato in primo dalla Giustizia Sportiva, ma Mancini dà seguito a quel successo vincendo sul campo altri due scudetti consecutivi, nel 2006/07 e nel 2007/08. In nerazzurro stabilisce dunque dei primati: nel primo anno vince una Coppa Italia che mancava da 23 anni, nel secondo anno conquista uno scudetto che mancava invece da 18 anni. Nel 2008 finisce la storia con l’Inter: esonerato, l’allenatore lascia il posto a José Mourinho. Mancini ci rimane male e resta fermo per un anno sabbatico. Presto, però, arriva il momento di un’altra avvincente avventura.

L’arrivo al Manchester City e il trionfo in Premier League

Mancini viene chiamato dal Manchester City, in Inghilterra, e anche qui dimostra che grazie a lui i club possono tornare a riassaporare il successo dopo lungo tempo. Vince la FA Cup 35 anni dopo l’ultimo successo del City, l’anno dopo, nella stagione 2011/12, vince addirittura il titolo di Premier League, che nella sponda blue di Manchester mancava da 44 anni. Al Manchester City fa acquistare Balotelli, ha parecchi giocatori importanti, ne caccia via altri a fine carriera destando qualche malumore. Ma, ancora una volta, si dimostra un vincente.

Il rapporto con la Nazionale: un nuovo inizio

Adesso, per Roberto Mancini, il debutto in una gara ufficiale sulla panchina dell’Italia in qualità di CT. Con la Nazionale quello di Mancini in passato è stato un rapporto particolare. L’attuale CT degli Azzurri era stato con Vicini nell’Under 21 quando aveva 18 anni: è arrivato talmente giovane in Nazionale che è rimasto per due blocchi, ovvero per quattro anni, nel giro dell’Under 21. Vicini ha poi portato tutto il suo blocco nella Nazionale A, ma Mancini è stato parecchio sfortunato. Forse la presenza di Roberto Baggio, del quale è sempre stato riserva in maglia azzurra, ha influito. Mancini non ha disputato nemmeno un minuto di gioco ai Mondiali di Italia ’90, mentre – dopo essere stato confermato da Arrigo Sacchi – ai Mondiali di USA ’94 è stato addirittura lasciato a casa per fare spazio a Gianfranco Zola. Se Mancini CT avesse Mancini giocatore lo farebbe giocare senz’altro, perché sta puntando sui giovani e un talento come lui nella sua Nazionale ancora non c’è. E considerato che ha portato la Lazio al secondo scudetto da leader in campo, ha riportato all’Inter uno scudetto che mancava da 18 anni, ha portato al Manchester City un titolo di Premier League che mancava da 44 anni, perché non pensare che possa riportare l’Italia a una grande vittoria?