Il nonno del centrocampista vive a Fuentealbilla e possiede un bar chiuso ormai da tempo. L'unica eccezione per farlo aprire sono le partite del nipote, anche se trasmesse a notte fonda per via del fuso orario con il Giappone
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Dalla Spagna al Giappone. Andres Iniesta ha compiuto un lungo viaggio, chiudendo il suo capitolo col Barcellona dopo 22 anni e aprendone un altro nel Paese del Sol Levante. Vederlo all'opera con il Vissel Kobe, visto il fuso orario, non è così facile. Le partite vengono disputate quando in Europa è notte fonda e non tutti sono disposti a fare dei sacrifici. Le eccezioni, però, ci sono e una di queste è rappresentata dal nonno del centrocampista. Il signor Andres Lujan possiede, infatti, un bar a Fuentealbilla, paesino di due mila abitanti dove è nato e cresciuto l'ex Barça. Una piccola cittadina dominata da tifosi del Real Madrid, ma in cui ha preso il volo la stella blaugrana, tanto da meritarsi poi l'intitolazione di una strada. Da bambino Iniesta passava la maggior parte del tempo proprio accanto al bar del nonno, dove si divertiva a giocare per la strada con il pallone. Il suo talento era sotto gli occhi di tutti e così il padre, giocatore di una squadra locale, decise di iscriverlo alle giovanili dell'Albacete: tre giorni a settimana si facevano 45 minuti di macchina per portarlo agli allenamenti. A 12 anni passò poi alla cantera del Barcellona, una realtà non facile da vivere per un ragazzino lontano dalla famiglia, ma la sua scelta si rivelò più azzeccata che mai visti gli enormi successi raccolti poi in carriera con il club catalano. Con il suo trasferimento in blaugrana, il Bar Lujan divenne così uno dei più grandi Barça Club della Nazione. L'appuntamento, nel piccolo locale di Fuentealbilla, era fisso e imperdibile. Iniesta era impegnato sul terreno di gioco, il nonno e tutti gli altri erano pronti a fare il tifo davanti alla tv. Con il suo gol nella finale Mondiale, poi, riuscì anche a vincere le resistenze dei sostenitori Blancos, diventando una vera e propria icona per il paese, tanto che furono realizzate due statue in suo onore.
Fonte foto: The Sun
Quel bar però, inaugurato nel 1975, alla fine chiuse i battenti. Fu trasformato in una sorta di museo in onore del figliol prodigo. Una serie di ritagli di giornali, foto, bandiere, sciarpe e altri cimeli storici per celebrare il più grande calciatore nato nel piccolo paesino castigliano. Da allora c'è stato solo un buon motivo per riaprirlo: le partite di Don Andres. E lo stesso accade ancora oggi, dove il signor Lujan torna a dar vita al suo bar quando il nipote scende in campo con la sua nuova squadra. E poco importa se i match si giocano in orari improponibili. Viaggiare in Giappone per ammirarlo dal vivo è, almeno al momento, molto più complicato: "È troppo lontano per me e mia moglie - dice -. Siamo troppo vecchi, ma forse un giorno ci andremo. Chissà. Ad ogni modo viene lui a trovarci. Gli piace tornare perché è una città molto tranquilla, ha la sua famiglia e i suoi amici. Qui si diverte".
Fonte foto: The Sun
Fonte foto: The Sun
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