In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Coppa d'Asia 2019, le migliori storie: da Zaccheroni allo Yemen

Calcio

Dal ct dell'India che ha girato il mondo all'ennesima sfida "asiatica" di Zaccheroni. Poi Lippi, Eriksson e lo Yemen, alle prese con un guerra civile da 4 anni e in cerca di un pizzico di serenità attraverso il calcio

COPPA D'ASIA AL VIA: I 10 TALENTI DA CONOSCERE

Condividi:

Storie, favole, personaggi e sfide. Coppa d'Asia al via, quanto ne sapete? 

Costantine, l'inglese giramondo

Dopo il ritiro ha seguito l’istinto: “Voglio insegnare calcio”. Africa, Europa e Asia, tutti i posti più strani. Stephen Constantine è così, ditegli il nome di un posto “esotico” e lui l’avrà già visto: “Malawi, Sudan, ora l’India. Sono state esperienze uniche. Un po’ come guardare l’alba sull’Himalaya". Parole sue. Lo chiamano l’inglese giramondo, oggi è l’allenatore dell’India, già guidata dal 2002 al 2005. Dopo il Nepal e prima del Ruanda, “un posto dove non avrebbe allenato nessuno”. Soltanto lui, tifoso dell’Arsenal grazie a Wenger e cipriota d’origine: "La mia famiglia viene da lì".

Nel suo lungo cammino intorno al mondo ha raccolto vari risultati. Nel 1999 portò il Nepal in finale ai Giochi Asiatici del Sud: “Quel giorno gli sherpa preferirono vedere la nazionale piuttosto che portare gli scalatori in cima all’Everest”. Tutto vero. La sua biografia - From Delhi to the Den - è stata nominata miglior libro sportivo del 2018 dalla Football Writers Association. Dopo un anno in Africa, Constantine ha raccolto la sfida dell’India (inserita nel gruppo A insieme a Emirati Arabi, Thailandia, e Bahrain), un paese in crescita: il PIL è aumentato di circa il 7% nell'ultimo anno, mentre l’Indian Super League attira sempre più calciatori provenienti da Europa e Sud America (anche Del Piero ci giocò). Ora la Coppa d’Asia, l’ennesima sfida del globe-trotter del pallone. 

Costantine allena l'India dal 2015

Zaccheroni, Lippi e... Eriksson

Un pizzico d’Italia anche in Coppa d’Asia: presenti “Zak” e Lippi. Il primo è il ct degli Emirati Arabi, paese ospitante con grandi ambizioni, tant’è che hanno speso diversi milioni per aumentare la capienza di molti stadi. La stella resta Ahmed Khalil, 49 gol in 97 presenze in Nazionale. Zaccheroni sogna l’impresa (nel 2018 sono arrivate soltanto 3 vittorie) e un bis del tutto personale: nel 2011 vinse la Coppa d’Asia con il Giappone.

Capitolo Cina: tanti soldi, poca qualità e un lento declino.Il presidente Xi Jinping vorrebbe ospitare i Mondiali del 2050, tant’è che Wang Dengfeng  - leader della federcalcio cinese - ha annunciato la creazione di 50mila accademie e 70mila campi di calcio. L’obiettivo è “creare” calciatori entro il 2025 e vincere i Mondiali del 2050. Lippi è stato scelto per iniziare questo progetto, ma fin qui la situazione sembra tutt’altro che rosea. Parola chiave: involuzione. Il miglior giocatore resta Wu Lei - capocannoniere dell’ultimo campionato con 27 gol - ma nel 2018 la Cina ha ottenuto soltanto 3 vittorie. Menzione speciale per Eriksson, 70 anni a febbraio e nessuna voglia di smettere. Lo svedese guiderà le Filippine all'esordio assoluto, osservando Lippi: nel 2000 si giocavano lo Scudetto e ora sono in Coppa d'Asia. Squadre diverse, stessi obiettivi. 

Eriksson e Lippi nel 2000

Geopolitica del pallone

Chiamatelo risiko. La Coppa d’Asia replicherà alcune sfide in bilico tra politica e pallone: Arabia Saudita-Qatar e Iran-Iraq. Partiamo dal primo: il Qatar è sotto embargo da giugno del 2017. I paesi del Gulf Cooperation Council - organizzazione internazionale istituita dai paesi arabi nel 1981 per cooperare tra di loro - hanno interrotto i rapporti diplomatici con il Qatar, accusato di aver finanziato diversi movimenti terroristici (Isis, al Qaida, Hezbollah e Hamas). Il governo di Doha ha negato tutto, ma i cinque membri del consiglio (Oman, Kuwait, Emirati Arabi, Bahrain e Arabia Saudita) hanno imposto allo stato una serie di richieste, tra cui “l’allineamento politico” agli altri paesi del golfo, l’espulsione dei militari turchi e la chiusura di Al Jazeera, l’emittente satellitare con sede a Doha. Nessun sì da parte del governo. Ora i voli dalla Qatar Airways non possono passare sopra i paesi del GCC. Una situazione delicata.

Poi toccherà a Iran-Iraq, due paesi in guerra dal 1980 al 1988. Quel conflitto causò la morte di circa due milioni di persone. I due stati, inoltre, non hanno mai avuto rapporti sereni, le divisioni religiose hanno spesso alimentato incomprensioni e ostilità, anche se il calcio ha già avuto modo di intervenire: le due nazionali si sono già affrontate nell’ultima Coppa d’Asia del 2015: 3-3 nei 120 minuti, addirittura 3 squilli nei tempi supplementari. L'Iraq vinse ai calci di rigore, oggi l'Iran studia la rivincita. 

La vittoria dell'Iraq nel 2015

Cambia la tua vita con un rigore parato (a Cristiano)

Beiranvand è stato pizzaiolo, pastore e lavavetri. Un giorno dormì anche per strada perché non aveva i soldi per tornare a casa, un passante  gli diede anche delle monete: “Pensava che fossi un mendicante!”. Adesso è diventato uno dei pochi portieri ad aver parato un rigore a Cristiano Ronaldo. È accaduto ai Mondiali di Russia, CR7 tira e Beiranvand intuisce. L’Iran pareggia contro i Campioni d’Europa e sfiora l’impresa di passare il turno al posto loro. Pazienza, ma la storia di Beiranvand mette i brividi.

Scappa di casa a 16 anni, non ha soldi ma vuole giocare in porta. Prende un autobus e vola a Tehran, ma inizialmente non supera i provini. Il giorno successivo incontra un allenatore che gli cambia la vita: "Ho ascoltato la tua storia, vieni a provare con noi". Il resto è magia: oggi è ancora tra i pali, a caccia di sogni e rigori da parare. 

CR7 calcia, Beinranvand para

Un "calcio" al conflitto

La chiamano "guerra dimenticata" perché ne parlano in pochi, anche se gli ultimi dati trasmessi dall'ONU parlano chiaro: oltre 85mila bambini sono morti a causa della fame. Parliamo della guerra civile dello Yemen, un confilitto che va avanti dal 2015. Un paese in cui almeno 16 milioni di persone - su una popolazione di oltre 27 - hanno bisogno di servizi sanitari di base, mentre l'Unicef ha dichiarato che oltre un milione e mezzo di bambini soffrono di malnutrizione. Senza contare l'epidemia di colera.

Situazione critica: da un lato ci sono i ribelli houthi - sciiti, in conflitto con il governo dal 2004 - dall'altro le forze del presidente Hadi (deposto con un colpo di stato ma riconosciuto dalla comunità internazionale). 4 anni di guerra, ma nel mezzo c'è il calcio: lo Yemen si è qualificato per la prima volta alla Coppa d'Asia, il campionato è fermo dal 2014 ma la Nazionale di Kocian cercherà di portare un po' di serenità: "Giocheremo per il nostro popolo". E per dargli un po' di sollievo, per quel che può valere. 

Lo Yemen si è qualificato  al secondo posto, dietro le Filippine