Messico, dalla porta della nazionale alla malavita: Omar Ortiz condannato a 75 anni di carcere

Calcio
(Foto Getty e Twitter @CanalTVC)

Nel 2010 la squalifica per doping dopo una partita di Libertadores. Poi l’ingresso nella malavita come informatore per i rapimenti. Dopo sette anni di carcere la condanna definitiva per l’ex portiere che voleva diventare come Jorge Campos

BENDTNER, 50 GIORNI AI DOMICILIARI

LA PARABOLA DELL'EX ROMA, DAL CALCIO ALLA PRIGIONE

In nazionale appena una presenza, per quel portiere da alcuni dipinto come l’erede del grande Campos, ma che in realtà sconterà il resto dei suoi giorni nel carcere di Cereso Cadereyta, nello Stato di Nuevo Leon. L’ex calciatore, tra le altre, del Monterrey e del Chiapas Fútbol Club, è stato condannato a 75 anni di reclusione per aver collaborato attivamente insieme a una banda di sequestratori.

La conferma arriva direttamente dai media messicani, che ripercorrono la storia del portiere soprannominato “el gato”, uomo di grandi speranze ma tutte disattese. Prima le mancate convocazioni in nazionale dopo l'esordio nella Gold Cup del 2002 che gli preclusero il grande salto di qualità in carriera. Poi il primo colpo da ko: la squalifica per doping nel 2010 dopo una partita di Libertadores. Gli anni di stop sono due ma Omar Ortiz Uribe non rimetterà mai più i guantoni, perché nel 2012, dopo alcuni giorni di latitanza, la polizia lo arresta con l’accusa di far parte di una banda di sequestratori affiliata al cartello del Golfo. L’ex numero uno del Monterrey forniva informazioni sugli obiettivi e riceveva un compenso per ogni rapimento andato a buon fine. Il tutto per rimediare ai guai finanziari dopo la squalifica dal calcio.

In questi ultimi sette anni Ortiz è rimasto recluso a Cereso Cadereyta. Ora, per i tre rapimenti in cui è stato coinvolto, è arrivata anche al condanna definitiva.