Il club pugliese chiede la vittoria a tavolino per l'aggressione subita nell'intervallo della sfida contro il Picerno dai giocatori Favetta, Croce e Manzo. A rischio la promozione in C dei lucani, che in un comunicato mettono in dubbio questa ricostruzione dei fatti
Il Taranto ha presentato ricorso d'urgenza, chiedendo la vittoria a tavolino, per l'aggressione subita dai calciatori Favetta, Croce e Manzo - che sarebbero stati colpiti da un addetto alla sicurezza munito di tirapugni - nell'intervallo della partita giocata giovedì allo stadio "Curcio" di Picerno, valevole per la trentaduesima giornata del campionato di Serie D-Girone H. e che ha decretato la promozione dei lucani. I calciatori sono stati medicati nell'ospedale di Potenza e dimessi in serata. In una nota la società "smentisce categoricamente" la ricostruzione dell'accaduto fatta ieri dalla società lucana che attribuisce a un calciatore tarantino l'aggressione. Secondo la versione della dirigenza rossoblu, invece, "al termine della prima frazione di gioco, nel momento di guadagnare gli spogliatoi, i giocatori del Taranto Favetta e Manzo sono stati brutalmente aggrediti con tirapugni da dei soggetti strettamente riconducibili alla società ospitante, in quanto indossavano le pettorine da steward. L'altro giocatore del Taranto Croce che sopraggiungeva, si è trovato coinvolto nel parapiglia, rimediando nel contempo un altro duro colpo". "Tutti e tre i giocatori - ricostruisce la società - sono stati immediatamente trasportati presso l'ospedale di Potenza con lesioni varie (alla nuca e al collo per Favetta e Manzo, allo zigomo per Croce) ed in evidente stato di shock". Il Taranto, rimasto in dieci a causa dell'espulsione di Croce "e in precario stato fisico ed emotivo - conclude la società - per effetto dell'apprensione derivante dalle condizioni di salute di tre giocatori importanti, ha preferito ugualmente riprendere e terminare la gara in un clima poco confacente con lo sport. Il tutto è ampiamente documentato dall'intervento dei carabinieri che hanno provveduto a mettere nello stato di fermo gli autori della vile aggressione".
Il Picerno smentisce ricostruzione dei fatti
La società del Picerno, in una nota sugli episodi verificatisi durante la partita casalinga con il Taranto (0-0) che ha regalato ai lucani l'aritmetica promozione in serie C, "rimanda al mittente ogni accusa: nessun nostro tesserato si è reso protagonista di aggressioni o atti simili. Se qualcuno si è reso responsabile di qualcosa di simile, saranno gli organi preposti - che erano presenti - eventualmente a giudicare e fare chiarezza". "Non possiamo assolutamente - hanno evidenziato i dirigenti lucani - tentare di fare una ricostruzione dei fatti perché non abbiamo assistito a quanto scritto da testate giornalistiche e addetti ai lavori, che rispettiamo e ringraziamo per il lavoro che svolgono. Respingiamo ogni tentativo di infangare la società e i tesserati, oltre che la splendida comunità picernese. Se verranno accertate eventuali responsabilita' di qualcuno, è giusto che paghi. Ma sottolineiamo ancora una volta che nessun rappresentante di questa società e comunità si e' reso protagonista di atti di violenza"."Picerno - hanno aggiunto - da sempre - è noto a tutti - è una società (oltre alla comunità) che si è distinta per il rispetto, l'educazione, la disponibilità ed è contro ogni atto di violenza. A testimonianza di tutto ciò è l'assenza totale di un solo centesimo di multa per condotta antisportiva, della società e della tifoseria, in tantissimi anni. In ogni partita al 'Curcio' e in trasferta, mai la società è stata punita o multata per eventi simili. Chi conosce Picerno e conosce la nostra Società e Comunità, si riconosce in ciò che stiamo riportando in queste poche righe. Alla base dell'operato della Società e della comunità c'e' il rispetto e non la violenza, l'umiltà, la serietà e l'accoglienza. Ribadiamo la necessità di voler respingere ogni tentativo di voler infangare il nome della società e della comunita' di Picerno, e - hanno concluso - siamo fiduciosi dell'operato di chi dovrà giudicare".