Mondiali femminili, la stella Usa Rapinoe: "Impossibile vincere senza gay in squadra"

Calcio

Marco Salami

Così l'ala della nazionale americana dopo la doppietta decisiva per la semifinale. Da anni è un'icona nella lotta contro ogni forma di discriminazione: "Per me essere gay durante i Mondiali e il mese del Pride è fantastico"

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IL BOTTA E RISPOSTA TRA RAPINOE E TRUMP

Undici calciatrici ascoltano l'inno americano: dieci cantano, una no. È Megan Rapinoe, ormai celebre tanto per i suoi gol che per il forte impegno nel sociale. Gli ultimi due sono arrivati nei quarti di finale contro la Francia: doppietta e semifinale, i numero quattro e cinque del suo Mondiale, cifra che la porta sul gradino più alto del podio dei capocannonieri (anche se al pari di Ellen White, Sam Kerr e della compagna d'attacco Alex Morgan). Poi l'impegno, come detto. Megan Rapinoe è ormai diventata "la calciatrice dei diritti civili", come l'ha definita Vanity Fair, e le sue ultime parole dopo la vittoria sulla Francia sono un nuovo attestato del suo orgoglioso sostegno per i diritti LGBTQI: "Non si può vincere una competizione come questa senza gay in squadra, non è mai successo prima. È scienza - ha detto la Rapinoe -. Sono motivata dalle persone a cui piaccio e che combattono le mie stesse battaglie. Mi danno molta più energia che provare a dimostrare agli altri che si sbagliano. Per me essere gay durante i Mondiali e il mese del Pride è fantastico".

L'identikit

Ma chi è Megan Rapinoe? Classe 1985, ancora ai vertici del calcio mondiale nonostante i 33 anni di età. Dal 2013 è tornata in America nei Seattle Reign dopo la parentesi europea col Lione, dove ha vinto due volte il campionato francese. È dichiaratamente omosessuale, oltreché un'icona nella lotta contro ogni forma di discriminazione. La sua relazione con la playmaker della nazionale americana di basket, Sue Bird, è nota quanto lo sono le sue grandi qualità come calciatrice: ala, brava bel dribbling e, evidentemente, anche nel far gol. L'inno non lo canta da tempo, come protesta contro le discriminazioni: dagli afroamericani a quella gender, e anche contro le politiche di Trump in tema di migranti. Proprio col presidente lo scontro più recente: "Non andrò alla Casa Bianca in caso di vittoria". Risposta decisa di The Donald: "Finisca il suo lavoro". Per ora, coi cinque gol personali e la semifinale raggiunta, Megan è decisamente a buon punto.