Facciamo del Blu il colore del calcio

Calcio

Alessia Tarquinio

"La ragazza blu" è il soprannome della tifosa iraniana Sahar, perché amava vestire la maglia dell’Esteglal di Teheran, la sua squadra del cuore. Il 9 settembre Sahar è morta per le ustioni riportate dopo essersi data fuoco. Protestava contro la magistratura della Repubblica islamica che l'aveva condannata a sei mesi di carcere per essere entrata nello stadio Azadi (che in persiano significa libertà)

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Blu. Blu è il colore dell’oceano. Blu è il colore del cielo.

Blu è il colore di una passione. La passione di Sahar. Una ragazza come tante che come sogno, nella vita, aveva solo quello di indossare il suo velo, blu, la maglietta della squadra del cuore, blu, e andare allo stadio a tifare. Una ragazza come tante, con il coraggio di poche. Una ragazza che, prima, ha sfidato le severe leggi iraniane che vietano alle donne di entrare allo stadio e poi ha scelto un gesto estremo per protestare contro chi nega la possibilità di vivere un sogno. Un sogno semplice. Come quello di vivere l’amore, l’amore per lo sport. L’amore per il calcio.

Sembra impossibile. A noi, che raccontiamo lo sport come una festa, a noi che vediamo gli spalti pieni di donne e bambine sorridenti, di ragazze in campo che ci raccontano di sogni realizzati.

A noi, che ascoltiamo Federica e Sara, diversamente commosse, parlare del valore sociale ed educativo dello sport e chiedere la pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, razza, religione.

A noi, che moriamo dalla voglia di vedere una partita di pallone, sembra impossibile morire per vedere una partita di pallone.

E allora godiamoci ogni piccolo gesto di questo weekend di sport, in campo e fuori: indossare la maglia della nostra squadra, sventolare una bandiera, cantare a squarciagola.

Viviamo intensamente il sogno semplice di tifare, di giocare, di gioire. Anche per chi non è libero di farlo.

E facciamo del Blu il colore del calcio.