Llullaku: "Coronavirus? In Bielorussia giochiamo. Anche se un giocatore è positivo"

Calcio

Fuggito dalla guerra, passato dall'Italia (Paese che ama), ora gioca in Bielorussia, unico campionato che non si ferma davanti al Covid. Azdren Llullaku parla a Sky del nostro Paese ma non solo

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C'è un solo campionato sui 54 d'Europa in cui si sta ancora giocando: è quello bielorusso. Lì nello Shakhter Soligorsk gioca Azdren Llullaku, centrocampista offensivo di 32 anni con il cuore diviso tra Albania e Italia. A 12 anni è scappato in gommone dal Kosovo per raggiungere l'Italia come rifugiato di guerra. Un'adolescenza in provincia di Treviso, divisa tra la scuola e il lavoro come cameriere, la prima esperienza calcistica in Terza Categoria con il Vallata, poi anni tra Eccellenza e Serie D con Conegliano, Sacilese, Sudtirol, Domegliara, Tamai e Sandonà, fino alle 4 presenze in B con la Virtus Entella 2017/2018. Ai microfoni di Sky Sport racconta come si vive il calcio in Bielorussia in tempi di pandemia: "Qui non si parla più di tanto di coronavirus, io ho giocato nella giornata di sabato una gara di campionato (pareggiata 0-0 contro il Neman Grodno, ndr) e domenica mattina ci siamo allenati. Tutto nella norma. C'è anche un giocatore positivo al virus, questo ci fa pensare e preoccupare. Però questa è la scelta di chi comanda, avendo un contratto dobbiamo giocare e fare quello che ci dicono".

"Grato a vita all'Italia, cresciuto come uomo e calciatore"

A luglio 2019 con la sua squadra ha affrontato il Torino, perdendo 5-0 all'andata e pareggiando per 1-1 nel terzo turno dei preliminari di Europa League. Una foto con Andrea Belotti, postata su Instagram, lo ricorda. Nella mente di Llullaku l'Italia è sempre presente, tanto che nella scorsa settimana aveva esibito davanti alle telecamere e sui social una maglia dal messaggio inequivocabile: 'Forza Italia'. Omaggio a un Paese che "mi ha dato tanto - racconta - all'età di 12 anni sono venuto in Italia con mia madre e mio fratello. Eravamo rifugiati di guerra, è stato un periodo molto duro. L'Italia mi ha accolto e lì sono cresciuto come uomo e calciatore, sarò grato a vita al vostro Paese". Lo spiega con un pizzico di emozione, come successo ascoltando le parole di sostegno all'Italia del premier Edi Rama e alla notizia dell'invio di 50 medici albanesi in Italia per rispondere all'emergenza sanitaria: "Mi inorgoglisce molto, è quello che proviamo. Siamo molto vicini, il popolo italiano ci ha aiutato al momento del bisogno e il popolo albanese ha un cuore buono, quindi nel momento di difficoltà il sostegno è reciproco"

"Stop campionato in Bielorussia? Sarebbe la cosa più giusta"

Llullaku ha poi spiegato come si vive il calcio a porte aperte in Bielorussia in queste settimane, con il campionato che non si è fermato nemmeno davanti al Covid-19: "Già i nostri tifosi di loro iniziativa hanno spiegato che non saranno presenti sugli spalti durante le partite. Infatti c'erano solo 100 persone nell'ultima gara, di solito sono molto di più. Lo stesso sta succedendo per le altre squadre, questo per me è positivo perché vuol dire che la gente sta cominciando a capire la gravità e spero che presto si decida di interrompere". Una scelta che per il 32enne andrebbe presa: "Gli altri Paesi l'hanno fatto e credo sia la cosa più giusta da fare.  Spero non si arrivi a una situazione tragica anche se continuando così sarà difficile scappare".