Buffa Presenta: "Andrés e Pablo, i due Escobar"

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Appuntamento su Sky Sport Arena il 24 dicembre alle 21.00 con #SkyBuffaPresenta "Andrés e Pablo: i due Escobar" (disponibile anche on demand). La storia di un Paese dove sbagliare un rigore poteva costare la vita

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Era nelle mire del Milan di Capello Andrès Escobar, il calciatore colombiano passato tristemente alla storia per essere stato ucciso a causa di un autogol provocato alla sua nazionale di calcio. Lo racconta Federico Buffa nel suo commento al film "The Two Escobars (Andrés e Pablo: i due Escobar)", che rievoca una delle più incredibili vicende sportive mai scritte dalla Storia.

Lo hanno diretto i registi Jeff e Michael Zimbalist, con un accuratissimo lavoro di documentazione sulla Colombia degli anni '90, ovvero uno stato trasformato in far west dalla criminalità organizzata del cartello di Medellin, che ne aveva preso il totale controllo. Il patron di quella gang criminale era un omonimo del calciatore ucciso, anche lui tristemente famoso: Pablo Escobar. Al tempo dei fatti è già stato eliminato (si dice dalla CIA), ma la sua famiglia controlla ancora tutto, compreso il calcio colombiano, una delle grandi industrie del Paese.

Sky Buffa presenta: "I due Escobar - Andres e Pablo"

Pablo Escobar è un boss ma anche un grande sponsor delle squadre di calcio di Medellin e, in occasione dei Mondiali del '94, della nazionale colombiana, con l'intenzione di portarla al titolo e cavalcarne la popolarità.

Il suo omonimo Andrès Escobar è il capitano di quella nazionale (forse la più forte di sempre), un difensore di grande talento, spinto da passione e patriottismo, ma con la sfortuna di vedersi rimbalzare sulla gamba un pallone che finisce nella rete del suo portiere.

Quell'autogol contro gli Stati Uniti nel Mondiale americano, l'unico nella carriera di Escobar, sarà fatale per le speranze della sua squadra. In Colombia tutto ha un prezzo, anche la vita. Nel calcio vale tutto, tranne una cosa: la morte. Due leggi opposte che si specchiano nella storia dei due Escobar, il cognome più tipico del Paese. 

Colombian defender Andres Escobar lies on the ground after scoring an own goal past goalkeeper Oscar Cordoba while trying to stop a shot from US forward John Harkes during the World Cup first round soccer match between the United States and Colombia 22 June 1994 in Los Angeles. The United States beat Colombia 2-1. AFP PHOTO/ROMEO GACAD (Photo by Romeo GACAD / AFP) (Photo by ROMEO GACAD/AFP via Getty Images)
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Il coraggioso Docufilm americano indaga sugli intrecci tra il crimine e lo sport ai tempi dei cartelli del narcotraffico. La sorella di Andrès ne racconta l’infanzia difficile e il carattere forte, la lotta per farcela nel calcio. L'ex allenatore Maturana spiega le doti del giovane calciatore: elegante e altruista, lo definiscono "il gentiluomo del calcio". Lo ricordano i suoi ex compagni di squadra rivelando anche la loro paura di entrare in campo. Eppure la nazionale colombiana è forte, vince molte partite internazionali, vediamo le più belle azioni di gioco commentate dalle tipiche telecronache sudamericane, riviviamo le qualificazioni ai mondiali con le azioni vincenti e la esaltante vittoria sull'Argentina. I ragazzi di Maturama diventano un dream-team, bandiera di un Paese poco amato nel mondo. Il presidente colombiano telefona loro, uno ad uno, per motivarli prima delle partite importanti. I colombiani si identificano sempre di più con la loro Nazionale. La squadra ne è orgogliosa anche se avverte l'ostilità internazionale che la identifica con il narcotraffico. L'obiettivo dei giocatori è quello di cambiare l'immagine della Colombia.

Alla vigilia della Coppa del Mondo degli Stati Uniti nel 1994, un personaggio come Pelé dichiarava che la Colombia per lui era la squadra favorita per la vittoria. Ma dietro la partecipazione della selecciòn cafetera si dipanano retroscena inimmaginabili, che il documentario ricostruisce puntualmente. Trame politiche ed efferatezze criminali che alla fine conducono ad una unica tragedia simbolica, quella di un bravo giocatore di calcio che perde la vita per un banale errore in campo. La maglia numero 2 di Andrès Escobar, ricorda Buffa nel suo commento, sarà poi indossata anche dal futuro interista Ivan Ramiro Cordoba, forse rivolgendo uno sguardo al cielo dove, si pensa in Colombia, brilli una stella per ogni defunto, soprattutto se ucciso per un autogol.