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Papa Francesco: "Maradona poeta in campo e uomo fragile. Doping annulla dignità"

L'INTERVISTA

Il Santo Padre intervistato dalla Gazzetta dello Sport: "Da bambino andavo allo stadio, ricordo il campionato del 1946 vinto dal mio San Lorenzo. Maradona? In campo è stato un poeta, ma era anche un uomo fragile. Gino Bartali è stato un esempio". Poi un messaggio rivolto a tutto il mondo, non solo sportivo: "Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca"

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Il Papa che ricorda Maradona, parla del doping, confida i suoi ricordi dell'infanzia da giocatore. C'è tutto questo in un'intervista alla Gazzetta dello Sport che oggi è in edicola anche con un libro ("Lo sport secondo Francesco") proprio con le parole del Pontefice sullo sport. Il calcio accompagna da sempre la vita di Francesco, che è tornato a parlarne così: "Ricordo molto bene e con piacere quando, da bambino, con la mia famiglia andavamo allo stadio, El Gasómetro. Ho memoria, in modo particolare, del campionato del 1946, quello che il mio San Lorenzo vinse. Ricordo quelle giornate passate a vedere i calciatori giocare e la felicità di noi bambini quando tornavamo a casa: la gioia, la felicità sul volto, l’adrenalina nel sangue", le parole del Santo Padre. "Poi ho un altro ricordo, quello del pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora così abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa. Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i più bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un "pata dura", letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte… E ho giocato anche a basket, mi piaceva il basket perché mio papà era una colonna della squadra di pallacanestro del San Lorenzo", le parole di Papa Bergoglio.

"Maradona poeta in campo, ma anche uomo molto fragile"

Papa Francesco ha poi voluto ricordare così Diego Armando Maradona, recentemente scomparso all’età di 60 anni: "Cosa ha rappresentato lui per l’Argentina? Ho incontrato Diego Armando Maradona in occasione di una partita per la Pace nel 2014: ricordo con piacere tutto quello che Diego ha fatto per la Scholas Occurrentes, la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo. In campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile". Su Alex Zanardi: "Quando vedo di che cosa sono capaci certi atleti, che portano impressa nel loro fisico qualche disabilita', rimango sbalordito dalla forza della vita".

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"Gino Bartali offrì una nuova vita a intere famiglie perseguitate dai nazisti"

Papa Bergoglio ha poi avuto un pensiero anche per Gino Bartali: "Una pagina dello sport che ricordo con piacere? Non ho una così grande conoscenza in materia, ma seguo con interesse tutte quelle storie di sport che non sono fini a se stesse, ma provano a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo trovano. Quando, durante un viaggio apostolico, sono stato allo Yad Vashem a Gerusalemme, ricordo che mi raccontarono di Gino Bartali, il leggendario ciclista che, reclutato dal cardinale Elia Dalla Costa, con la scusa di allenarsi in bicicletta partiva da Firenze alla volta di Assisi e faceva ritorno con decine di documenti falsi nascosti nel telaio della bici che servivano per far fuggire e quindi salvare gli ebrei. Pedalava per centinaia di chilometri ogni giorno sapendo che, qualora lo avessero fermato, sarebbe stata la sua fine. Così facendo – afferma Papa Francesco – offrì una vita nuova a intere famiglie perseguitate dai nazisti, nascondendo qualcuno di loro anche a casa sua. Si dice che aiutò circa ottocento ebrei, con le loro famiglie, a salvarsi durante la barbarie a cui vennero sottoposti. Diceva che il bene si fa e non si dice, se no che bene è? Lo Yad Vashem lo considera "Giusto tra le nazioni", riconoscendo il suo impegno. Ecco la storia di uno sportivo che ha lasciato il mondo un po’ meglio di come lo ha trovato".

"Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca"

Papa Francesco, in copertina nel primo numero di Sportweek del 2021, nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport ha poi rivolto un augurio a tutta l’umanità per il nuovo anno: "Il mio augurio è molto semplice, lo dico con le parole che hanno scritto su una maglietta che mi è stata regalata: 'Meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca'. Lo auguro a tutto il mondo, non solo a quello dello sport. È la maniera più bella per giocarsi la vita a testa alta. Che Dio ci doni giorni santi. Pregate per me, per favore: perché non smetta di allenarmi con Dio!". Il Santo Padre ha poi aggiunto: "Nessun campione si costruisce in laboratorio. A volte è accaduto, e non possiamo essere certi che non succederà ancora, anche se speriamo di no! Ma il tempo smaschera i talenti originali da quelli costruiti: un campione nasce e si rinforza con l’allenamento. Il doping nello sport non è soltanto un imbroglio, è una scorciatoia che annulla la dignità. Il talento è un dono ricevuto ma questo non basta: tu ci devi lavorare sopra. Allenarsi, allora, sarà prendersi cura del talento, cercare di farlo maturare al massimo delle sue possibilità. Mi vengono in mente coloro che corrono i 100 metri alle Olimpiadi: per quei pochissimi secondi, anni e anni di allenamento, senza le luci accese. Ogni tanto leggo di qualche grande campione che è il primo ad arrivare all’allenamento e l’ultimo ad andarsene: è la testimonianza che la forza di volontà è più forte dell’abilità. Qui lo sport viaggia di pari passo con la vita: la bellezza, qualunque sia la sua declinazione, è sempre il frutto di una fiammella da tenere accesa giorno dopo giorno".