La leggenda del calcio mondiale ha parlato al pubblico italiano a 'Che tempo che fa', la trasmissione condotta da Fabio Fazio: "Io volevo solo essere un bravo calciatore come mio padre". Ed ancora: "In Svezia mi dicevano che ero troppo piccolo per giocare un Mondiale". Su Maradona: "Scherzavamo sulla nostra rivalità"
Edson Arantes do Nascimento, ovvero Pelé è tornato a parlare al pubblico italiano. Lo ha fatto nella trasmissione condotta da Fabio Fazio 'Che tempo che fa'. La leggenda del calcio mondiale ha voluto ricordare il suo rivale ed amico Diego Armando Maradona, scomparso lo scorso anno: "A volte con Diego ci incontravamo e anche se non eravamo amici intimi scherzavamo. Lui diceva di essere migliore di me - spiega - Ma io gli ricordavo che segnavo di testa, di destro e di sinistro, lui solo di sinistro. Scherzavamo molto tra di noi su questa rivalità ma la verità è che di fronte a Dio siamo tutti uguali".
"Volevo solo essere bravo come mio padre"
Attraverso le immagini, alcune delle quali iconiche come la famosa rovesciata nel film 'Fuga per la vittoria', Pelé ha ripercorso la sua carriera dentro e fuori dal campo: "Il dito rotto a Stallone? Così dicono - spiega - La mia carriera? Dovete sapere che mio padre (Dondinho ndr) era un giocatore di calcio, era un centravanti e aveva fatto tanti gol di testa e l’unica cosa che chiedevo a Dio era giocare bene come mio padre, io volevo essere bravo come lui, volevo solo essere uguale a mio papà. Uno dei consigli più importanti che ho ricevuto da parte di mio padre, era che dovevo essere una brava persona - spiega ancora - Mi diceva di non pensare di essere migliore degli altri ma di pensare che ero uguale a tutti e che avrei solo dovuto fare del mio meglio. Il nome Pelé? Il mio nome è Edson, poi mi hanno chiamato Pelé e a me non piaceva, io ero un fan di Thomas Edison e per questo mi piaceva che mi chiamassero Edson perché lui era una persona davvero importante".
"Nel '58 dicevano fossi troppo piccolo per giocare un Mondiale"
Pelé si fa conoscere dal mondo intero nel Mondiale del 1958 in Svezia: "E’ stata una sorpresa che il Brasile andasse ai Mondiali nel '58 e io non pensavo di essere convocato - dice - Non pensavo di arrivare in Svezia e vedere che c’erano tante persone diverse dai brasiliani. Per esempio non c’erano persone di colore e mi stupivo, poi mi hanno spiegato e ho iniziato a capire. Quel Mondiale è stato un cambiamento importante nella mia vita. Non posso dimenticare i gol fatti in Svezia me li ricordo come se fosse oggi, mi ricordo che la gente mi diceva che ero troppo giovane per giocare una finale di un Mondiale. Dio mi ha dato la forza di un adulto, perché ero un ragazzino, devo ringraziare il popolo del mondo intero perché ricevo tanto affetto da tutte le persone da ogni parte del mondo".
"Alcuni gol non li dmenticherò mai. La Ginga? Tipicamente brasiliana"
Sono 1283 i gol che si ritiene siano stato segnati da Pelé: "Ricordarli tutti? Impossibile anche se ho una buona memoria. Ma ce ne sono alcuni che non dimenticherò mai. Tutti i momenti e tutte le partite giocate con il Brasile sono importanti. Quando ero piccolo il '10' era solo il voto di un alunno che andava bene a scuola, dopo Pelé è cambiato il significato di quel numero. Cos'è la Ginga? E' un movimento, un passo di danza che deriva dalla Samba, qualcosa di tipicamente brasiliano. Noi avevamo tanti giocatori di talento che dribblavano come Garrincha e allora quando lui giocava la gente diceva 'questa è la ginga' e allora questo vocabolo è entrato a far parte del gergo del calcio". Fazio gli mostra anche un videomessaggio di Rivera: "Ogni volta che parla mi commuovo perché quando parla di me dice sempre cose belle anche se siamo stati avversari. Il mondo dovrebbe essere così".
"Kennedy, Mandela: ho conoscuto tante persone importanti"
Pelé è stato un simbolo anche al di fuori del calcio, un ambasciatore del Brasile e ha conosciuto molti personaggi influenti: "Me li presentavano agli eventi - ricorda - Chi è stato per me il più importante? Impossibile dirlo, ci sono stati personaggi come Kennedy o Mandela ma anche tanti atleti influenti che è davvero impossibile dire chi è stato più importante per me". Nonostante la pandemia con il Brasile tra i Paesi più colpiti dal Covid, Pelé sta bene: "Mi sono vaccinato e ho avuto la possibilità di mandare a tutti questo importante messaggio"