Donnarumma ricorda l'amico Seid Visin: "Un ragazzo come me"

IL RICORDO
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Avevano giocato insieme nelle giovanili del Milan, il portiere della Nazionale ricorda: "Vivevamo insieme in convitto, non voglio dimenticare il suo sorriso incredibile. Era un amico, un ragazzo come me". Letta integralmente nel corso del suo funerale una lettera che Seid scrisse nel 2019 per denunciare atti di razzismo, come riporta l'Ansa

La morte suicida del giovanissimo Seid Visin ha sconvolto tutti. Anche Gigio Donnarumma che, con lui, aveva vissuto insieme gli anni nelle giovanili del Milan. Il portiere della Nazionale ha voluto ricordare il suo amico all’Ansa: “L’ho conosciuto appena arrivato a Milano, vivevamo insieme in convitto. Sono passati alcuni anni ma non posso e non dimenticare quel suo sorriso incredibile, quella gioia di vivere. Era un amico, un ragazzo come me".  I ricordi risalgono a circa tre anni fa, dal 2014 al 2016 quando i due hanno vissuto a stretto contatto, ammirando sulle pareti vicino alla sala da pranzo del convitto le maglie incorniciate dei giovani che erano riusciti a debuttare in prima squadra, sognando di emularli. Donnarumma ce l'ha fatta, spiccando un precoce salto che lo ha portato in azzurro, mentre è stato drammatico l'epilogo dell'amico, con cui condivideva anche le origini campane.

 

Il ventiduenne portiere è infatti nato a Castellamare di Stabia, a una ventina di chilometri da Nocera Inferiore, dove abitava la famiglia che ha adottato Seid, proveniente dall'Etiopia, a 7 anni. "Abbiamo affrontato insieme tutte le difficoltà di chi a 14 anni lascia la propria famiglia e la propria casa per inseguire un sogno - ha proseguito Donnarumma, nato un anno prima di Seid e abituato nelle giovanili a giocare sempre con le squadre di categoria superiore -. Negli ultimi anni ci eravamo persi di vista ma questa notizia mi colpisce profondamente. Per me era un amico, un ragazzo come me. In questo momento così drammatico mi stringo alla sua famiglia e ai suoi cari. Riposi in pace". 

 

Seid Visin: ai funerali letta la sua accusa contro il razzismo

 

Nella giornata di oggi il Corriere della Sera ha pubblicato un vecchio atto d’accusa contro il razzismo, scritto due anni fa dal ragazzo di origine etiope che si è tolto la vita giovedì a Nocera Inferiore. La lettera, riporta l'Ansa, è stata letta integralmente nel corso dei funerali celebrati oggi nella Chiesa di San Giovanni Battista: "Adesso, ovunque io vada, ovunque io sia, ovunque mi trovi sento sulle mie spalle, come un macigno, il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone". "Non sono un immigrato – scriveva - sono stato adottato da piccolo. Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani non trovano lavoro. Dentro di me è cambiato qualcosa, come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone che non mi conoscevano che ero come loro, che ero italiano, bianco. Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati... come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l'odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati. Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo sono una goccia d'acqua in confronto all'oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un'esistenza nella miseria e nell'inferno. Quelle persone che rischiano la vita, tanti l'hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare, il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente 'vita'".

 

"Buon viaggio campione", uno dei messaggi affissi all'esterno della chiesa dagli amici che hanno indossato anche magliette con la scritta "Arrivederci fratello. Ciao talento".