Lucescu: "L'esclusione degli atleti russi è sbagliata, lo sport deve unire"

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L'allenatore della Dinamo Kiev a Radio Anch'io: "Lo sport non ha nulla a che vedere con politica ed economia, gli sportivi russi devono continuare a far parte delle competizioni. Sarà una battaglia molto lunga e nessuno vincerà"

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Tra gli sportivi che hanno vissuto i primi giorni della guerra tra Ucraina e Russia c'è Mircea Lucescu. L'allenatore della Dinamo Kiev era nella capitale ucraina quando il 24 febbraio è iniziata l'invasione russa: "Il sabato avremmo dovuto giocare, ma giovedì notte c'è stato l'attacco - racconta Lucescu a Radio Anch'io lo Sport - la federcalcio ha spostato l'inizio del campionato di un mese, ma sarà difficile riprendere". L'allenatore ha espresso il suo pensiero nei confronti degli sportivi rimasti in Ucraina, lanciando un appello all'Italia: "Siamo in grande difficoltà, non solo il calcio ma anche i campioni degli altri sport che non riescono a dare continuità al loro mestiere. L'Italia inviti i campioni ad allenarsi perché la vita continuerà anche dopo questo momento. L'Ucraina deve continuare a vivere e lo sport è importantissimo. Serve un aiuto anche per i bambini". Lo sport è un volano fondamentale in questo momento secondo Lucescu che si è detto contrario alla scelta di escludere gli atleti russi dalle competizioni: "Non sono d'accordo, lo sport non ha nulla a che vedere con politica ed economia. Gli sportivi devono continuare a far parte delle competizioni, lavorano tutta la vita per avere una chance. Lo sport può solo aiutare e unire".  

"In questa battaglia nessuno vincerà"

Lucescu, che è rientrato a Bucarest dopo un viaggio di 17 ore in pullman, ha raccontato quanto ha visto con i suoi occhi sia nel 2014, quando allenava lo Shakhtar Donetsk e avvenne il primo conflitto in territorio ucraino, che nei giorni scorsi: "Nel 2014 mancavano poche partite alla fine del campionato, siamo stati costretti a lasciare Donetsk e non siamo più rientrati lì. Abbiamo giocato dappertutto, ma mai a casa nostra. Pensavo che non ci sarebbero stati più conflitti, invece adesso è successo di nuovo. Sono rimasto tre giorni per seguire la situazione, con l'aiuto di Ceferin e della Uefa siamo riusciti a far rientrare i giocatori stranieri nei loro paesi. Altri, però, sono rimasti in Ucraina dopo la legge marziale imposta dal Governo. Abbiamo visto mariti e padri che lasciavano mogli e figli, questo è stato terribile dal punto di vista emozionale. Da Bucarest sto cercando di organizzare qualcosa per i ragazzi che sono lì. Questo è un problema politico, non so come andrà a finire. Ci sarà una battaglia molto lunga e nessuno vincerà". 

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