Processo Bergamini, morto per asfissia meccanica. Le conclusioni dei periti

le deposizioni

Silvia Vallini

A un anno esatto dall’inizio del processo arrivano le conclusioni dei periti sulla morte del calciatore. "Un enfisema polmonare acuto, in un calciatore come Denis è da escludere se non provocato da asfissia meccanica", hanno spiegato i medici legali

OMICIDIO BERGAMINI, GAROFALO: "LA 'NDRANGHETA NON C'ENTRA"

A un anno esatto dall’inizio del processo, la scienza è entrata nell’aula della Corte d’assise di Cosenza, dando un duro colpo alla tesi sostenuta dalla difesa di Isabella Internò, unica imputata per concorso in omicidio volontario. Giorgio Bolino, che svolse consulenza medico legale nel 2011, Roberto Testi, chiamato anch’egli a redigere una relazione tecnica nel 2013 prima di un’altra congiunta con il collega nel 2015, Vittorio Fineschi, professore di fama mondiale, il più citato sulle riviste scientifiche internazionali al quale fu chiesto parere tecnico nel 2016 dall’avvocato Anselmo, Margherita Neri che partecipò come consulente del Pm all’autopsia e agli accertamenti condotti nel 2017 sul corpo di Denis esumato per la seconda volta: tutti loro, sulla scorta del lavoro svolto e delle evidenze emerse, si sono dichiarati convinti, che Denis Bergamini morì per asfissia meccanica violenta, come già era dimostrato dall’autopsia del dottor Avato nel 1990. Un enfisema polmonare acuto, in un calciatore come Denis è da escludere – spiegano i medici legali - se non provocato da asfissia meccanica. I mezzi attualmente disponibili, la glicoforina che permette di cogliere la vitalità delle lesioni e che ha dato esito positivo a livello della laringe e della base della lingua, tra l’altro, hanno portato a quella che i medici stessi esprimono come certezza. “Non può esserci un falso positivo” – ha affermato Fineschi. La glicoforina cerca il sangue e se lo trova, è segno di emorragia. “Se una lesione è vitale, vuol dire che è stata inferta quando il soggetto era ancora in vita”. 

“Non esiste per me una causa alternativa di morte” – ha dichiarato Testi, anche se le macchie ipostatiche erano “scarsissime” – come emerso dalle domande poste dall’avvocato Pugliese e non evidenti come di solito succede in caso di asfissia.

La dinamica dell’incidente

Il corpo, già morto, fu in seguito adagiato sull’asfalto in posizione supina e quindi sormontato dalla ruota anteriore destra dell’autocarro che procedeva a bassa velocità. Il mezzo pesante attinse il fianco destro del ragazzo, sormontò il corpo provocando le lesioni più imponenti sul lato sinistro del bacino, poi, facendo retromarcia, provocò una semi-rotazione a livello del basso addome. Estremamente utile, in questo senso, la Tac del 2017, che ha permesso di constatare senza ombra di dubbio, che le uniche ferite erano concentrate a livello del bacino e da nessun’altra parte. Nel corso degli accertamenti condotti nel 2017 era presente anche Liliana Innamorato, perito di parte di Isabella Internò. In aula, l’avvocato Anselmo ha letto quanto scritto dalla dottoressa: “Non ci sono dubbi sul fatto che le ferite furono provocate da schiacciamento di massa notevole con pressione prolungata sull’addome: compatibile con corpo steso a terra in posizione supina”. Quindi su questo punto si è mostrato d’accordo anche lo stesso perito di parte, punto, peraltro, estremamente rilevante, perché incompatibile con “un tuffo” di Denis sotto il camion, con un investimento da parte dell’automezzo e conseguente trascinamento come invece testimoniato dalla Internò fin dal principio.