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Processo Bergamini, il pm chiede 23 anni per l'ex fidanzata

COSENZA

Bruno Palermo

Al processo per l’omicidio dell’ex centrocampista del Cosenza, Donato Denis Bergamini, avvenuto nel 1989, la Procura ha chiesto 23 anni di carcere per l’ex fidanzata Isabella Internò, imputata per concorso in omicidio volontario

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"Isabella Internò ha portato a termine il suo progetto di avere Donato Denis Bergamini morto, ma non è più la stessa persona di allora e per questo deve essere condannata alla pena di 23 anni di reclusione per il reato di concorso in omicidio volontario pluriaggravato". Nella requisitoria della pubblica accusa, sostenuta in aula del Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Alessandro D’Alessio e dal sostituto procuratore Luca Primicerio, sono state ripercorse tutte le tappe che portarono all’omicidio di Denis Bergamini e a quella che gli stessi pm hanno definito “una squallida e macabra messa in scena” della sistemazione del corpo dell’ex calciatore sulla strada. Bergamini era già morto, per asfissia meccanica, come ha dimostrato la scienza, quando le ruote del camion guidato da Raffaele Pisano, lo hanno sormontato, provocando quella grande ferita al bacino. Nell’arco di due giorni D’Alessio e Primicerio hanno smontato tutte le dichiarazioni della Internò, definite "false totalmente". Isabella Internò avrebbe organizzato l’omicidio portato a termine e realizzato da persone "in corso di identificazione" ha sostenuto Primicerio. 

Il movente

Per la Procura di Castrovillari il movente va ricercato nella morbosa gelosia di Isabella Internò e nella Calabria del 1989. Bergamini è stato ucciso perché aveva lasciato Isabella Internò e non voleva sposarla, nonostante lei avesse avuto una gravidanza interrotta al quinto mese in una clinica di Londra per volontà della ragazza. Bergamini aveva cercato in tutti i modi di farle tenere il bambino, che avrebbe anche riconosciuto, ma non avrebbe mai sposato Isabella. Tutto questo nel 1987, due anni dopo l’inizio della relazione. Nel 1989, dopo una serie di lascia e prendi, Bergamini si sarebbe deciso una volta per tutte a lasciare Isabella Internò. E quando lei realizza che non sarebbe più stato possibile restare con Denis, decide la sorte del 27enne calciatore.

Isabella Internò

Il quadro che viene fuori di Isabella Internò dalla requisitoria è di una ragazza morbosamente gelosa, dicono i pm, che ricostruiscono tutto questo dalle testimonianze di tantissime persone. "Bergamini se la ritrovava ovunque" con qualsiasi scusa lei controllava se era tornato a casa, con chi stava, se usciva con altre ragazze. D’Alessio ha detto in aula: "Signori della Corte, dovete scegliere tra queste due ipotesi; Donato Bergamini si è suicidato ‘tuffandosi sotto le ruote del camion’; Donato Bergamini è morto di asfissia meccanica prima di essere investito". Perché, sostiene la pubblica accusa, le testimonianze di Isabella Internò, sono tutte false, lo hanno dimostrato i medici legali, i periti e la scienza. Quindi ha un interesse nel mentire e raccontare cose non vere. E Pisano mente pure per interesse. A lui la versione del suicidio sta bene, perché così non gli può essere imputato nulla.

Tiziana Rota

Tiziana Rota è la moglie di Maurizio Lucchetti, ex compagno di squadra di Denis. Lei diventa amica inseparabile di Isabella Internò ed è lei il testimone chiave di tutta questa vicenda. Il Procuratore D’Alessio ripercorre quella testimonianza e l’incontro tra Tiziana Rota e Isabella Internò del 6 novembre 1989, quando la moglie di Lucchetti vuole farle vedere la sua bambina appena nata. "Della bambina – dice Rota – non gliene importava niente, non l’ha degnata nemmeno di uno sguardo". E prosegue D’Alessio: "Qui c’è il cuore del processo". "Neanche guardava mia figlia. È altro il suo interesse. Mi disse ti devo parlare, ti devo parlare. Tizia’ l’ho perso, sta volta per sempre. - Rota dice morto un papa se ne fa un altro -. No, No Tizia’ è un uomo morto, lo faccio ammazzare. Se non torna con me lo faccio ammazzare". 

Chi sono gli esecutori materiali?

Secondo la Procura sono da ricercare e le indagini continuano. Ma sembrano avere una idea ben chiara su chi indagare. Intanto il pm Luca Primicerio ha chiesto anche la trasmissione degli atti alla Procura affinché siano perseguite sette persone per falsa “testimonianza”. Lunedì e martedì toccherà alle parti civili; il 26 e 30 settembre alle difese e l’1 ottobre la sentenza, dopo 35 anni dagli avvenimenti.