Trofeo Caroli, l'altra Verona-Roma: abbracci, risate e gol

Calcio

Paolo Ghisoni

Al Trofeo Caroli di Gallipoli la sfida tra Under 14 giallorossi e gialloblù. Ad una settimana di distanza dalle tensioni ultras che hanno scelto le tensioni come campo sul quale confrontarsi, la lezione arriva dal torneo pugliese. E sono i piccoli a dare l'esempio agli adulti

TROFEO CAROLI, DAY-1: L'INTER VINCE E SI AUTOGESTISCE

Piove, tira vento, un freddo da far accaponare la pelle. Eppure li vedi, dentro lo stesso spogliatoio d'emergenza (causa doppia impraticabilità dei campi previsti), con la unica preoccupazione di andare in campo e vincere. A punteggio pieno nel Girone C, entrambe peraltro qualificate per gli ottavi, Roma e Verona se la giocano senza percepire nessuno stimolo esterno. Che sia di qualche genitore fuori luogo ("Veloceeeee", si sente dagli spalti. Come se far girare la palla lentamente facesse barbellare meno). O di qualche compagno che cerca di indirizzare le scelte dei due giovani mister. (perché, lo ricordiamo , entrambe le squadre hanno dirottato gli allenatori in tribuna aderendo alla iniziativa La Giovane Italia in campo).

"L'allenatore sono io oggi. E faccio come credo". Questa la sentenza di Nicolò che ammutolisce la panchina dell'Hellas. Come dargli torto? In coppia con Leonardo, complice qualche errore sottoporta di troppo dei giallorossi, traghettano la squadra ad un prezioso quanto cinico 3-1.

Come se non bastasse il divario di approccio alla gara prima citato (spogliatoio in comune, pre e post gara) ecco anche la lezione dei due mister a fine match. Perché purtroppo, quando si dice che piove sul bagnato, è tremendamente vero! Le docce fredde obbligano entrambi i club ad una veloce ritirata nell'albergo (ovvio, lo stesso). E sullo stesso pulmann... 

Insomma, anche se lo avessero voluto fare scientemente, un Verona-Roma cosi cheek to cheek manco Giulietta e Romeo lo avrebbero potuto inscenare. Perché i bambini calciatori dimenticano in fretta, anche una bruciante sconfitta. Hanno solo voglia di ritornare in campo con un pallone tra i piedi per il prossimo match. Sono quelli sopra che ricordano tanto una celebre frase autoreferenziale di Woody Allen: "Non credo che l’analisi mi possa aiutare. Mi ci vorrebbe una lobotomia".