
Mignoli, corna, violini e occhiali: il "linguaggio dei segni" usato per provocare, con allenatori e giocatori che sono diventati veri maestri in questa arte. Tutto può essere mimato, e c'è anche un "countdown" molto particolare

Il linguaggio dei segni usato per provocare. Nel calcio è capitato in diverse occasioni, con veri maestri di questa arte. Tutto può essere mimato, pensate che si può anche fare un "countdown" molto particolare

Simeone: "Abbiamo... huevos". Una delle immagini della serata nera della Juventus nella tana dell'Atletico. Squadra con gli attributi, come ha voluto sottolineare lo stesso allenatore rivolgendosi ai suoi tifosi in modo poco fine. Non esattamente una provocazione, ma c'è chi non l'ha presa bene lo stesso

Ronaldo: "Ne ho vinte 5". Poco prima, a rispondere a fischi e provocazioni con una provocazione, era stato Cristiano Ronaldo, ricordando a quelli dell'Atletico quante Champions ha in bacheca. Con lui inauguriamo il nostro conto alla rovescia con il linguaggio dei segni: 5...

Totti: "Zitti, 4 e a casa". Celebre risposta del capitano della Roma allo juventino Tudor, che si stava portando a casa un pesante 4-0. Totti volle ricordarglielo in tre semplici mosse

Mourinho: "Ricordate il triplete?". Come provocare un tifoso della Juventus? Mourinho, maestro in questa particolare arte, sa bene quali corde andare a pizzicare. E, fischiato allo Juventus Stadium, rispose ricordando la sua impresa da interista

Mourinho/bis: "Ne ho vinte 3 qui". Ricevette fischi anche dai suoi ex tifosi del Chelsea, il povero Mou. In quel caso il suo "3" mimato aveva però un altro significato: ricordare loro che, con lui in panchina, avevano vinto 3 volte la Premier

Maresca: le corna del Toro. Due indici sollevati sulla testa, a mimare un toro. Niente di male, se non fosse che Maresca la scelse come esultanza in un derby, dopo aver segnato al Torino. La stessa esultanza del bomber dei granata Ferrante, tra l'altro...

Mourinho: il mignolo birichino. Uno, come quel mignolo mostrato alle telecamere durante il suo ultimo periodo al Manchester United, in occasione di un paio di partite vinte in rimonta quando tutti ormai lo davano per finito. Un gesto rivolto ai suoi detrattori, che scatenò un grande dibattito. Quando gli chiesero cosa volesse dire, però, rispose: "E' solo un dito"

Mourinho: il gesto degli occhiali. Zero! Anzi, no: si tratta di un paio di occhiali, e quale arbitro non se li è mai visti consigliare? Il mimo Mou li indossò durante un Borussia Dortmund-Real Madrid 4-1 del 2013, per indicare quanto l'arbitro fosse secondo lui lontano dall'azione

Mourinho: "Non vi sento". Ma lo Special One ha mimato veramente di tutto, facendo collezione di provocazioni. Battuta la Juve allo Juventus Stadium con il Manchester United, finse di non sentire i fischi che gli piovevano addosso

Mourinho: "A testa alta". Così, invece, quando allenava il Chelsea, ricordava ai suoi tifosi come dovevano uscire dalla tana dell'Arsenal

Mourinho: le manette. Esibite il 20 febbraio del 2010 a San Siro durante un Inter-Sampdoria, per sottolineare il suo disaccordo con tutte le scelte dell'arbitro che a suo dire stavano penalizzando i nerazzurri. Duplice significato: "Noi giochiamo con le mani legate, ma tu, arbitro, saresti da arresto". Gesto che gli costò 3 giornate di squalifica e 40mila euro di multa

Rudi Garcia: il violino. "Suonato" dall'allora tecnico della Roma durante una partita contro la Juve in occasione di un rigore fischiato a favore dei bianconeri, gli costò l'espulsione, una diffida e 5 mila euro di multa. Diverse interpretazioni: da "sempre la stessa musica" a quella francese, secondo la quale sarebbe un invito a prendere decisioni coerenti. Di sicuro non un complimento

Domenech: la cinepresa. Nella finale Mondiale del 2006 tra Francia e Italia, il Ct dei Bleus veste i panni del regista e impugna una telecamera immaginaria per filmare lo scontro Materazzi-Zidane. Non sta invocando il Var, ma facendo intendere che l'italiano abbia simulato

Van Gaal: la simulazione. Si gettò a terra come un sacco di patate di fronte al quarto uomo, durante una sfida tra il suo United e l'Arsenal. Un altro modo, molto più eclatante, per mimare una simulazione

Mazzarri: l'orologio. Non una provocazione ma il suo vero marchio di fabbrica. Quanti ne avrà mostrati in carriera?

Chiellini: "You pay" (il gesto dei soldi). Successe di tutto in quella celebre gara di ritorno contro il Real Madrid. La Juve sta sfiorando l'impresa con una rimonta storica quando si vede assegnare contro un rigore che Ronaldo trasformerà eliminando i bianconeri. In quei frangenti perdono la testa in tanti, tra i quali Chiellini che accusa pesantemente i giocatori del Real

Pellè: "Ti faccio lo scavetto". Provocazione da evitare, a meno che non sei molto sicuro dei tuoi mezzi. Il centravanti della Nazionale provò a spaventare così Neuer prima di battere il rigore nel quarto di finale di Euro2016 contro la Germania. Altro che cucchiaio, sappiamo tutti come andò a finire...

Cristiano Ronaldo: la capra. In un momento in cui andava di moda chiedersi chi fosse "il più grande di tutti i tempi", il cui acronimo in inglese è G.O.A.T. (che significa anche "capra"), lui esultò facendo intendere di avere un'idea in proposito

Salah: l'esultanza copiata. Provocazione bella e buona, in risposta a chi gli aveva rovinato una finale di Champions mettendolo fuori uso dopo pochi minuti. Esultanza copiata al grande nemico Sergio Ramos, per ringraziarlo a distanza di qualche mese e fargli sapere che non aveva dimenticato

Shaqiri: l'aquila. Restiamo nel campo delle esultanze che fanno discutere. Xhaka e Shaqiri, svizzeri ma entrambi di origini kosovare, esultarono con il gesto dell'aquila (albanese) dopo aver segnato contro la Serbia. Gli avversari non presero bene il messaggio "politico" nascosto

Tevez: la gallina. Gol contro la Lazio in maglia bianconera, ma il suo pensiero va al suo Boca Juniors, impegnato nell'ottavo di finale di Copa Libertadores contro il River. Così, infatti, aveva già esultato in un Superclasico del 2004

Bale: il gesto dell'ombrello. Gol all'Atletico Madrid ed esultanza poco fine. Rivolta a chi? Qualcuno pensa a Solari, che lo aveva fatto partire dalla panchina

Eto'o: il vecchietto. "Contro" il suo allenatore anche Samuel Eto'o, che dopo un gol mima un anziano per rispondere a Mourinho, "beccato" in un fuorionda a ironizzare sull'età del suo centravanti

Fowler: la linea di gesso sniffata. Esultanze iconiche. Come quella dell'attaccante del Liverpool, che dopo un gol contro l'Everton finse di sniffare la linea bianca per rispondere alle voci sulla sua vita privata

Klinsmann: il tuffo. Accusato di lasciarsi cadere in area un po' troppo spesso, invece, Klinsmann si tuffò veramente dopo aver segnato un gol con la maglia del Tottenham