Scandali, risse e rimonte: i playoff Mondiali entrati nella Storia

Calcio

Francesco Giambertone

Svezia-Italia si avvicina: per la seconda volta gli Azzurri affrontano lo spareggio. Che in passato, anche ad altre nazionali "big", ha riservato momenti indimenticabili, nel bene e nel male. Come la mano di Henry che fece infuriare tutta Europa o il postpartita di fuoco tra Turchia e Svizzera.  Andrea Pirlo in diretta nel pre-partita di Svezia-Italia venerdì dalle 19.30 su Sky Sport 24

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Vent'anni dal primo Mondiale a 32 squadre, vent'anni dall'introduzione dei playoff per le seconde qualificate dei gironi europei. Una strettoia da cui nessuno vorrebbe passare ma che a un certo punto della storia è toccata (quasi) a tutti: persino alla Germania e alla Spagna, più volte alla Francia e ora – ahinoi – anche agli azzurri, per la seconda volta. Gli spareggi di questi vent'anni raccontano che alla fine le squadre più forti si qualificano sempre, ma siete autorizzati a fare gesti apotropaici. Però anche le nazionali più blasonate hanno vissuto playoff emozionanti, angoscianti, alcuni persino scandalosi. Vi dice niente la mano di Henry?

Rapina a mano "armata"

Per i francesi è entrata nella leggenda come quella “de Dios” che s'impossessò di Maradona nell'86, ma non provate a parlarne con un irlandese se non volete che vi rovesci una Guinness in testa. Era il novembre 2009, Francia e Irlanda si giocavano la qualificazione al Mondiale. A Dublino i galletti, sotto la sciagurata seconda gestione di Domenech, passano per 1-0 con Anelka e mettono la strada in discesa. Ma allo Stade de France l'Irlanda del Trap (arrivata seconda nel girone dell'Italia) va in vantaggio con Keane dopo mezz'ora e poi tiene botta. Si va ai supplementari. La tensione cresce. Fino all'episodio che fa gridare allo scandalo: al minuto 103 un pallone crossato in area da Malouda viene stoppato con la mano sinistra da Henry, che sulla linea di fondo se lo aggiusta per il passaggio decisivo a Gallas: è 1-1. Mentre i francesi esutano gli irlandesi corrono in massa verso l'arbitro (svedese) Hansson, ma lui convalida la rete. Nei giorni successivi si rischia l'incidente diplomatico, mezza Europa chiede di rigiocare il match. Invano.

La rimonta di Parigi

I francesi la sfangarono con maggior merito anche quattro anni dopo, quando le cose contro l'Ucraina si erano messe molto peggio. La nazionale di Deschamps prese due sberle nel secondo tempo di Kiev, presentandosi al ritorno a Parigi con l'obbligo di vincere per 3-0 per centrare la qualificazione in Brasile. Impresa giudicata da molti impossibile: nessuna squadra aveva mai ribaltato un 2-0 in trasferta alle porte del Mondiale. Che invece si schiusero per quella Francia grazie ai gol di Sakho e Benzema e all'autorete di Gusev, scatenando milioni di tifosi in festeggiamenti inattesi.

L'impresa mancata che diventò violenza

Fu un playoff da crepacuore anche il quasi-derby tra Svizzera e Turchia del 2005, in palio un posto al Mondiale tedesco che ricordiamo bene. Andata a Berna, Senderos e Behrami illusero gli svizzeri di aver chiuso i conti: 2-0 nel primo scontro, prima del viaggio a Istanbul dove trovarono tutt'altra Turchia. Soprattutto un altro Tuncay Sanli, che infilò il pallone alle spalle del portiere svizzero per tre volte, l'ultima delle quali segnando il 4-2 all'88° che regalava alla Turchia una manciata di minuti di recupero di speranza. Non bastarono: finì con la Svizzera qualificata per i gol in trasferta. E con una maxi-rissa negli spogliatoi passata alla storia quasi quanto il match: uno svizzero finì in ospedale, i turchi furono puniti con 6 giornate in campo neutro e a porte chiuse. Il calcio da quelle parti lo vivono con tranquillità.

Jugoslavia da record

Un po' come nei Balcani, i cui calciatori fino al 1992 rappresentavano quasi tutti una sola bandiera, quella della Jugoslavia. Cinque anni dopo, sotto quel nome era rimasta solo l'attuale Serbia, ma il talento non mancava. E così la squadra di Savicevic nella prima edizione degli spareggi mondiali, gli stessi in cui l'Italia di uno sbarbatissimo Buffon superò la Russia, scrisse un record ancora imbattuto: nell'arco dei due match con l'Ungheria, la Jugoslavia segnò 12 gol. Sette all'andata in trasferta e cinque al ritorno in casa. All'Italia di Ventura non chiediamo tanto. Ci basta farne uno e tenere la porta chiusa, purché si voli al Mondiale. Senza di noi non sarebbe lo stesso.