FIGC presenta 'il Futuro è Donna': la webserie con le calciatrici della nazionale

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La FIGC presenta il 'Futuro è Donna', una webserie con protagoniste dieci calciatrici della Nazionale. Nel corso delle puntate verranno affrontate, con coraggio e semplicità, tematiche riguardanti l’empowerment femminile. Nel primo episodio, già presente sulla piattaforma sostenabilia.it, Giuliani e Bonansea toccano il tema del professionismo

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Nella nuova webserie, dieci calciatrici della Nazionale si confrontano su tematiche legate all'empowerment femminile con l'obiettivo di abbattere i pregiudizi persistenti di un mondo, come quello del calcio, considerato ancora prettamente maschile. In ognuna delle sei puntate, due Azzurre si racconteranno attraverso un format dinamico che le porterà a riflettere su temi specifici: dal professionismo alle scelte affettive, passando poi per body shaming, abusi e pari opportunità. Questo nuovo progetto della Federazione riflette l'impegno di promuovere i valori fondamentali veicolati attraverso le 11 policy della Sostenibilità UEFA, rientrando nella policy numero 3 dedicata all’uguaglianza e all’inclusione. 

Le parole di Giuliani e Bonansea

Per la prima puntata sono state scelte il portiere del Milan Laura Giuliani e l'attaccante della Juventus Barbara Bonansea. Le due protagoniste hanno aperto una delle sei buste presenti davanti a loro, scoprendo così la tematica del professionismo, la conquista della civiltà – come l’ha definita il presidente Gabriele Gravina. Bonansea ha dichiarato: "Pensare al professionismo mi rende felice, è un traguardo che abbiamo inseguito insieme attraverso tante battaglie. Ci siamo unite come ragazze, persone e anche come collettivo, raggiungendo questa grande tutela per noi calciatrici. Ora dobbiamo continuare a lottare, coinvolgendo sempre di più le giovani perché quello che ti viene dato non è mai scontato". Una conquista che va oltre lo sport, come ribadito anche dalla sua compagna di Nazionale Giuliani: "Non si può tornare indietro, da quasi tre anni possiamo identificarci con la nostra professione grazie a un contratto che dice che siamo calciatrici. È un riconoscimento sociale, che dimostra che anche a livello culturale si sta andando nella direzione giusta".

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